DE MAGISTRIS SCRIVE IL PROGRAMMA DE "LA CITTÀ RIBELLE"

Il libro di #LuigideMagistris, la Città Ribelle (edizioni Chiarelettere), scritto con la collega Sarah Ricca, è la rappresentazione della miseria politica e istituzionale italiana di questi anni. L'ho presentato in piazza, piazza Fuga, a Napoli, quartiere Vomero, grazie alla libreria #iocisto, assieme ad Erri De Luca, uno scrittore graffiante, duro, anarchico, onesto, pulito, mai banale, essenziale. Mi ha colpito un concetto espresso da Erri De Luca parlando di de Magistris.
Ha detto che a Napoli "il sindaco ha bandito la corruzione che è invece la metastasi che sta uccidendo il Paese".
Ma che cosa è questa "Città Ribelle"? È la storia di un uomo che letta con onestà, senza pregiudizi, ferisce, atterrisce, induce un misto di sentimenti e risentimenti. È un libro che parla di Napoli, che evoca sogni traditi e bisogni mai soddisfatti, trame oscure sempre in agguato, congiure istituzionali che avvelenano da sempre il Paese, la politica ridotta a mercimonio. È anche, però, un libro di amore per Napoli, città che guarda al futuro traendo forza dal suo glorioso passato. Da secoli la Città Nuova, la Neapolis dei greci, si rinnova, nasce, cresce, si ammala, rinasce e si rifonda come un'araba fenice, grazie alle sue profonde radici che affondano in profondità e prendono linfa da una storia millenaria. È vero, Napoli è un mondo e ci trovi tutto il mondo, diceva Pino Daniele. Napoli è il Vesuvio, vita e morte, bellezza e nefandezza, creazione e distruzione. Napoli è un ossimoro: bella da morire. Luigi De Magistris racconta la sua vita e la sua Napoli in questo libro. È il suo racconto. È la sua verità. L'ho riletto due volte perché, confesso, è talmente forte, talmente violento qualche passaggio che ho dovuto digerirlo un poco alla volta. Da magistrato è stato costretto a lasciare la toga. Era il sogno della sua vita. Le sue indagini in Calabria (passate come tutte le indagini al vaglio di giudici terzi) sulle commistioni tra mafie e istituzioni deviate furono tutte fermate. Si possono avere tutte le opinioni su de Magistris pm, certo è che la potenza di fuoco impiegata per ridurlo al silenzio è pari a quella usata per uccidere fisicamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lui è vivo perché c'è un'altra mafia, una mafia che preferisce la sommersione come strategia piuttosto che le bombe, la violenza e il sangue. Io credo che non sia stato ucciso perché hanno sempre creduto che sia possibile fermarlo con le armi di questo ordinamento. Da sindaco hanno provato a disarcionarlo con la legge Severino. Lui crede siano momenti diversi di una unica strategia criminale istituzionale tesa a chiudere la bocca prima ad un magistrato che voleva fare il suo dovere e poi ad un sindaco che vorrebbe riscattare Napoli da un passato recente poco edificante. Non so che cosa farà de Magistris nelle istituzioni, non so se il suo progetto politico passerà, so che lo seguirò con attenzione, senza mai fargli sconti professionalmente, raccontando quello che c'è di buono e quello che non va nel suo ruolo di amministratore pubblico. A lui come a Napoli non risparmierò nulla eccetto pregiudizi, preconcetti.

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