MARADONA E IL SUO AMORE PER NAPOLI E IL NAPOLI: SARRI È COME I NAPOLETANI, SINCERO E NON AMA I SUPERBI

A Diego Armando Maradona manca Napoli. E rimpiange sempre il modo in cui se n'è dovuto andare. Quasi scappare. Senza salutare. Inseguito da mille dubbi, sospetti, dolori lancinanti al cuore per una vita che gli sfuggiva e un  amore che non era riuscito ad incontrare, il figlio napoletano, Diego Junior, che al netto delle cazzate dette e scritte da altri, quel papà difficile, ingombrante, immenso, l'ha sempre amato.
Anche quando forse non lo meritava. Intervistato dal magazine "Sorrisi e Canzoni" Diego ha spiegato di nuovo il suo amore per Napoli. Ed ha spiegato il successo di un amore che mai è venuto meno. Ed ha cominciato dallo spettacolo di qualche mese fa al San Carlo "tre volte 10" con  Alessandro Siani.
«Perchè ho fatto lo spettacolo? Ma perché Alessandro Siani mi è parso un uomo brillante, un ragazzo buonissimo. E l'ho fatto perché quando sono andato a Napoli la partita d'addio di Ciro Ferrara non sono potuto scendere in campo. Lo dovevo alla gente di Napoli, anche se non tutti sono potuti entrare in teratro, ma è stata comunque una buona cosa essere a contatto con la gente napoletana».
 Che cosa ha provato su quel palco? «Mi ha fatto ricordare tante cose belle che ho vissuto con i ragazzi, con i tifosi e con la gente di Napoli. Devo ringraziare Siani per questo perché lui è stato il mio supporto. Il palcoscenico non è il mio campo, il mio habitat naturale è un campo di calcio. Lo scenario era totalmente differente».
ìSarebbe andato d'accordo con un allenatore come Maurizio Sarri? «Sicuramente. Mi piace il mister, amo la qualità umana che ha, il dono di saper essere vicino ai ragazzi. L'ho guardato lavorare da vicino e ho visto la sua sensibilità. A Napoli non devi essere così, perché se a Napoli ti mostri superbo la gente non ti vuole. Per questo la città ama Sarri, lui non ha alcuna superbia».
Cosa le manca di Napoli? «Ero abituato a essere circondato dalla gente, veniva davanti casa mia, all'allenamento, non potevo uscire dalla porta, però tutto questo veniva ripagato la domeica quando giocavamo al San Paolo ed era strapieno. Io devo alla gente di Napoli la carica che mi dava per andare a vincere la partita».

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