REGIONE CAMPANIA, QUANDO LA CAMORRA ENTRA IN CORSIA E LUCRA SULLA SALUTE DEI CITTADINI

Un ufficio della camorra dentro l'ospedale di Caserta. Un ufficio a disposizione di un camorrista (il braccio destro di Michele Zagaria, ultimo padrino dei Casalesi) che organizzava riunioni con i funzionari del servizio sanitario per decidere su appalti per forniture e servizi da concedere ad aziende legate alla cosca. La sanità, si sa, è uno dei tanti business della camorra.
L'episodio dell'ospedale, per quanto simbolico, non è l'unico segno della presenza della camorra nella sanità pubblica e privata del Belpaese. L’ospedale di Caserta (primo in Italia) è commissariato per infiltrazioni mafiose. L’ispezione poi dell’Autorità anticorruzione ha solo svelato in tutti i suoi dettagli la commistione quasi normale, naturale, tra Stato e camorra in materia di appalti per forniture nella sanità.
Ma non è un singolo episodio inquietante. Solo uno dei tanti nel settore della sanità pubblica che in Campania costa ai contribuenti oltre 10 miliardi di euro ogni anno, ovvero oltre l'80 per cento del bilancio. Tre di questi miliardi di euro se ne vanno per pagare il personale. Spesa corrente la chiamano quelli bravi in economia.
L’ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Il più importante del Sud. È una eccellenza. Un’altra inchiesta della Procura antimafia fa emergere un patto scellerato tra camorristi (clan Lo Russo) e imprenditori che con la collusione o le omissioni di funzionari pubblici gestivano appalti per milioni di euro per pulizie, beni e altri servizi. Anche qui una vena aperta nei conti regionali. E molte risorse finiscono nelle tasche di imprenditori in odore di camorra.  
C'è poi la questione del "Servizio Ambulanze". Altro capitolo della commissione Stato-camorra nella sanità pubblica. C’è un’inchiesta in atto da mesi (dovrebbe concludersi prima o poi) che parte da una segnalazione del ministero dell’Interno alla Procura antimafia. Il servizio del 118, le ambulanze per l’emergenza, sarebbe, nei 91 comuni della provincia di Napoli gestito da privati. Moltissime delle ditte sono colpite da interdittive antimafia perché amministrate da persone ritenute legate a clan (clan dei casalesi e Mallardo). E non è finita.  
Ci sono poi altre inchieste nei cassetti dei pm napoletani sempre sulla sanità pubblica  spremuta a dovere dai grandi gruppi della sanità privata convenzionata dietro i quali spesso ci sono (nel senso che non si nascondono perché è un dato pacificio e pubblico) molto spesso persone poi diventate politici anche con importanti incarichi. 





Commenti