DAI CLASSICI ALL'HIP HOP, NAPOLI VA IN SCENA CON T'AMMORE
L''ammore' (come si dice in
napoletano) a suon di mandolini e tammorre (i grossi tamburi
tipici del sud), a ritmo di tarantella ma anche hip hop e
raggamuffin. Il risultato e' un neologismo: 'T'ammore' che e'
anche il nome dello spettacolo di musica e danza che domani
debutta al teatro Sistina di Roma, in prima nazionale. Poi
partira' la tournee in Italia e, si spera, all'estero.
Un omaggio alla Napoli che fu e che e', prodotto da Arslab e
Napolimusica e ideato da Luigi Caiola, da 17 anni accanto a
Ennio Morricone. Per il maestro ha realizzato e distribuito 200
concerti in giro per il mondo; per Eugenio Bennato ha prodotto
il progetto 'Taranta power', oltre ai due dischi d'oro, uno di
platino e un 'Grammy award recognition' che Caiola vanta nel
forziere.
In scena per T'ammore 22 artisti tra cantanti, musicisti e
ballerini che per due ore si alternano tra grandi classici della
musica partenopea (da 'Oi Mari'' a 'Tu vuo' fa l'americano') ad
altri reinterpretati in chiave moderna. E' l'esempio di 'Lacreme
napulitane' con l'interpretazione di Mario Merola ma arrangiata
in versione hip hop. A firmare musiche e arrangiamenti i
napoletani Gino Magurno e Renato Salvetti, che poi sono
all'opera con chitarre e percussioni. I testi sono di Annalisa
Madonna, mentre coreografie e regia di Vittorio Biagi, fondatore
di Aterballetto. Nello spettacolo non c'e' spazio per i
neomelodici ''nella maniera piu' assoluta'', sottolinea la
cantante napoletana. Che spiega: ''Credo che non abbiano a che
vedere con la luce che vogliamo dare alla citta' e che
appartiene a un percorso molto piu' antico''.
Il viaggio prosegue poi con il corpo, passando attraverso
danze tradizionali come la tarantella, la tammorriata fino alla
meno nota fronna. Ad accompagnare lo spettatore e' la voce
narrante della Dea madre che ''dovrebbe essere una
rappresentazione non terrena della forza delle donne - continua
Annalisa Madonna - Il tutto per dimostrare che le donne potranno
generare dalla loro forza un futuro migliore''.
Un po' come quello che spera Napoli per se stessa? ''Noi lo
speriamo'', commenta Magurno e parlando della Partenope di oggi
ammette: ''Come tutte le grandi metropoli in particolare quelle
del sud, Napoli e' meta' America e meta' Africa cioe' raccoglie
opulenza e grande poverta'. E questo abbiamo cercato di
raccontarlo sia attraverso la musica colta sia attraverso le
emergenze attuali e con canzoni inedite''.
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