LA BUONA PASQUA DEL CARDINALE SEPE AI NAPOLETANI
Cari fratelli e sorelle,
“Sono risorto e sono sempre con te”,
così abbiamo cantato nell’antifona d’ingresso di questo giorno di Pasqua,
facendo eco alla gioiosa sorpresa delle donne che, andate al sepolcro, lo
trovano vuoto: colui che vi era sepolto ora vive glorioso per sempre. Questo
annunzio della Pasqua, della Risurrezione del Cristo ci fa cantare con gioia:
questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci!
È la gioia che viene dopo giorni di
sofferenza, di ansie, di smarrimento anche dei discepoli che si erano chiusi
pieni di paura, smarriti perché il Maestro non è con loro.
Ma Maria di Magdala, di buon mattino,
“era ancora buio” – precisa l’evangelista – si reca al sepolcro e, appena vede
che la pietra era stata tolta, corre da Pietro, il capo degli Apostoli, e dal
discepolo che Gesù amava e, senza esitazione, reca la notizia che il sepolcro è
vuoto: hanno portato via il Signore. Ricevuto il messaggio, i due apostoli
corrono (quanto amore in questo correre!) verso il sepolcro. Pietro è il primo
ad entrare; osserva tutto; entra anche l’altro discepolo che vide e credette. Cosa
credette? Forse quei “teli posati lì” e “il sudario avvolto in un luogo a
parte” fecero intuire al discepolo che Gesù amava che non si trattava di un furto: quei teli e
quel sudario sono i segni della risurrezione: è l’amore che svela il mistero;
sono gli occhi dell’amato che generano la fede, che rendono “chiaroveggenti”,
che sanno leggere e interpretare le Scritture.
Cari fratelli e sorelle,
oggi
celebriamo la Pasqua, ma questa celebrazione non è semplice ricordo, ma è un
“memoriale”, cioè un evento che avviene e rinasce anche oggi e riguarda tutti
noi. Se le apparizioni del risorto riguardano solo le prime generazioni di
testimoni, tuttavia anche a noi, come a loro, è possibile sperimentare la
realtà della Risurrezione nel dono vicendevole dell’amore e del perdono.
Tutto dipende da come ci comportiamo di
fronte all’annuncio della risurrezione di Gesù. Il germe della risurrezione c’è
stato posto nell’anima al momento del nostro battesimo. Ma questo germe è
cresciuto, è maturato può darsi che è stato soffocato da una vita che ha poco
di cristiano perché staccata dalla vita
di Cristo, dal Vangelo, da quella carità che sola può far crescere il seme
della fede.
La nostra Pasqua sarà vera e autentica se
impariamo a leggere la grande lettera dell’amore che Dio ha scritto in ciascuno
di noi. Vivere la Pasqua è vivere ogni giorno la carità e la solidarietà verso
Dio e verso i nostri fratelli e sorelle; vivere ogni domenica come tempo
d’incontro con il Signore perché ogni domenica è Pasqua.
Mi rivolgo a tutti, ma soprattutto a
voi giovani: vivete nella gioia e nell’amore; non fatevi rubare la speranza;
non andate in cerca solo di successi umani; non cadete nella morsa del male,
della droga, degli alcolici, che vi rovinano e vi degradano, creando solo vuoto
e miseria spirituale. Correte incontro a Cristo e troverete la gioia della
vita, la forza di trasformare non solo la vostra vita, ma anche quella di tanti
vostri amici che chiedono di essere aiutati per uscire dal tunnel del male, del
ripiegamento su se stessi, dalle ansie e dalle paure, dalle depressioni, e
rifarsi una vita nuova, una vita risorta, una vita generosa, fatta di amore e
di solidarietà verso gli altri.
La risurrezione di Cristo cambia
totalmente il quadro di riferimento della nostra storia: il nostro destino
ultimo è “lassù”, insieme con Cristo, in Dio. Ma oggi, la nostra vita e le
nostre scelte devono restare coerenti col Vangelo dell’amore che Cristo ci ha
donato con la sua morte e risurrezione. È Cristo risorto la nostra speranza!
Maria SS.ma, che ha vissuto con intensità
unica e profonda la gioia della risurrezione di Gesù risorto, ci insegni ad
amare il suo Figlio per essere partecipi, come Lei, della risurrezione di
Cristo.
Auguri
Dio vi benedica e
‘A Maronna v’accumpagna
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