IMMACOLATA, CARDINALE SEPE: LIBERARE NAPOLI DALLA VIOLENZA ORGANIZZATA (IL CARDINALE INTENDE CAMORRA)
.Festività
dell’Immacolata
Piazza
Gesù Nuovo – 8 Dicembre 2012
________________
Illustri Autorità civili e militari
Signor Sindaco
Cari fratelli e sorelle
Come ogni anno, anche quest’anno
rendiamo omaggio all’Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra.
Lo sguardo della Vergine, che da questa piazza
abbraccia la città intera, pone davanti ai nostri occhi i due momenti entro i
quali la nostra vita si svolge: quello celeste e quello terreno. Non possiamo
privarci di una visione dall’alto, perché in sua assenza s’annebbia anche la
vista sulle cose ordinarie.
Siamo qui per un appuntamento di fede –
nell’Anno che Papa Benedetto ad essa ha dedicato – e non per un rito che si
rinnova per la semplice forza di una tradizione alla quale non si rinuncia. Siamo
qui perché riconosciamo, anche in questo piccolo pellegrinaggio all’interno
della nostra città, i passi del nostro cammino di fede.
La Vergine Immacolata, che conduce a Cristo Salvatore,
soprattutto in questo tempo di attesa verso il Natale, rappresenta anche per
tutti noi la vicinanza al Signore che, attraverso Lei, ha assunto la natura
umana ed è entrato pienamente nella storia dell’uomo.
È per questo che a Lei possiamo parlare
da figli, sapendo di essere amati come tali, al di là dei nostri meriti o delle
nostre colpe, che mai vanno al di là della sua misericordia.
Cosa abbiamo da dirLe, oggi - tutti noi
- in questa piazza della nostra splendida e tormentata città?
Vogliamo dirLe, innanzitutto, del
nostro amore per Napoli, nella sua interezza e per ogni parte di essa,
nonostante continui a essere bersagliata e offesa da luoghi comuni, ingiurie e
condanne.
Vogliamo dirLe, perciò, che non abbiamo
bisogno di andare a cercare motivi giusti e ragioni adeguate per amare una
città come questa. Semmai, vogliamo confermare che vogliamo spendere ancora le
nostre migliori energie per costruire un cammino di speranza non aleatorio, ma
segnato da pietre miliari, certe ed affidabili.
Amare questa città ed essere pronti a proteggerla
e a fare scudo contro chi la denigra non significa chiudere gli occhi davanti a
una realtà ancora troppo amara e talvolta penosa: guardare il male è un modo
per non voltare le spalle e dover scegliere tra ignavia o connivenza.
L’inventario dei mali di questa città – lo sappiamo bene – ha per capofila
quell’agglomerato di viltà e di pochezza umana che si fa sponda della violenza
più infame per portare a casa la preda degli sciacalli: quella che infierisce
sulle disgrazie e sui più deboli per trarre un proprio miserabile profitto. Sulla
coscienza dei camorristi e dei loro affiliati si aggiunge il peso di gravare
sulla vita dei poveri, i primi ad essere colpiti dalla crisi e i primi a subire
le scellerate imprese delle consorterie del crimine.
Quanta
violenza quanta efferatezza e quanta crudeltà da parte di chi, per illeciti
interessi, vuole dominare la scena e imporre il suo volere!
È inconcepibile che un innocente venga
ucciso per un SMS o messaggino non arrivato in tempo. È inaccettabile il
linguaggio di chi spavaldamente e crudelmente dice che quando comincia a
sparare non riesce a fermarsi. È inammissibile che per uccidere il nemico o il
concorrente si vada fin dentro una scuola dove ci sono piccoli innocenti. È
gente questa senza cuore che vive solo di efferatezza e di malvagità.
Come Chiesa e come comunità umana non
ci fermeremo mai di lottare contro questi seminatori di morte che sono senza
dignità e senza storia. A loro diciamo: pentitevi, ravvedetevi, pensate ai
vostri figli e alle vostre mogli quando state per compiere un delitto privando
della vita un vostro simile. Dopo il giudizio di condanna di questa società
arriverà anche per voi il giudizio di Dio.
All’Immacolata
vogliamo dire che ci impegniamo in questa opera di recupero sociale per
difendere e salvare la nostra città, la nostra gente e i nostri giovani. Liberare
il terreno dalla nefasta ipoteca della violenza organizzata resta una delle
condizioni per guardare avanti con serenità e fiducia e porsi sulla strada di
un reale rinnovamento.
Abbiamo da chiedere innanzitutto questo
alla Vergine Immacolata, che oggi ci invita non solo a guardare in avanti, ma
in alto.
Non possiamo vivere livellando il
nostro sguardo solo all’altezza delle nostre miserie, perché così ci
precludiamo la parte migliore della nostra esistenza.
Allo stesso modo, non possiamo vedere questa
nostra città solo attraverso la lente deformata del male. Napoli è anche la
città della “vita buona” del Vangelo, scuola di fede ma anche antica “cattedra”
di vita sociale, che fa perno sul valore civico del bene comune.
Ciò che abbiamo da chiedere oggi alla Vergine
è la grazia di “saper vivere” questa città: volere bene, in senso carnale, e
fare in modo che siano per primi i poveri e gli ultimi della fila ad accorgersi
di un atteggiamento che viene anche dal rispetto di se stessi.
Nessuno può essere, infatti, ridotto a vivere
intorno al piccolo cerchio dei propri interessi. Non avrebbe, questa nostra
grande città, la storia che è riuscita a costruirsi, se fosse rimasta chiusa in
se stessa; se non si fosse aperta alla cultura, all’arte e a una pratica
dell’accoglienza che l’ha resa celebre nel mondo. Sono questi i dati
costitutivi e gli elementi più autentici del paesaggio di una città.
Quando diciamo che Napoli è bella, pensiamo a
tutto questo: a un insieme di doti naturali, come lo splendore del suo cielo e
del suo mare, ma anche a un patrimonio di risorse civili che, con
responsabilità e impegno, vanno costruite e consolidate giorno per giorno.
È
su questa trama che è possibile ripartire e ricominciare ogni giorno daccapo:
anche di fronte alle obiettive e gravi difficoltà del momento.
Dobbiamo ammettere che, purtroppo, è
devastante il quadro della nostra economia per il lavoro che manca. Muoiono le
imprese, non ci sono prospettive di occupazione di una gioventù che vede
svanire anche la speranza perché sempre
più disorientata e intorno alla quale suonano, senza ritegno, le macabre sirene
della malavita organizzata.
Ma il dramma del lavoro che si abbatte sui
nostri giovani riguarda anche padri e madri che fanno parte sempre meno di un
ciclo produttivo, impoverito ad ogni livello. E la povertà, in questo modo, cresce
paurosamente e attraversa le nostre strade; svuota il commercio, un tempo anima
di Napoli, assottiglia perfino la piccola economia del vicolo. Era difficile,
anche per i ceti medi, fino a qualche tempo fa, arrivare con lo stipendio fino
alla terza settimana: ora il tempo si è accorciato fino a metà strada.
È
difficile poter parlare a una città così provata.
Ma ai piedi dell’immagine della Vergine
nessun dramma diventa più forte della speranza. È da qui, anzi, che deve
ripartire un cammino nuovo. È da qui che ritorniamo a invocare un senso di responsabilità più forte e
consapevole da parte di tutti: a cominciare dalle istituzioni alle quali,
soprattutto in tempi come questi, spetta il compito di provvedere ai bisogni di
una comunità che chiede di far valere la propria dignità.
La necessità che ognuno faccia la
propria parte, è oggi inderogabile: bisogna vincere ogni forma di egoismo, di
idealismo e di settarismo perché quando manca il pane, chi ha fame ha poca
voglia di entrare nel dettaglio delle cause.
Cari Amici, l’appuntamento
dell’Immacolata è, per la chiesa di Napoli, anche l’occasione per rinnovare e
ribadire non solo il proprio impegno, ma anche la propria assoluta
compromissione con tutto ciò che riguarda la vita della città e di ognuno dei
suoi abitanti. Napoli è nel cuore della chiesa locale. Anzi: Napoli è il cuore
della chiesa locale.
La Vergine Immacolata, Madre della
Speranza, ci guidi alla conoscenza del suo Figlio e ci rafforzi nella volontà
di impegnarci, come suoi figli, a rendere sempre più bella e giusta questa
nostra amata Città.
Dio vi benedica e
‘A Maronna c’accumpagna
Commenti