I PENTITI GAETANO VASSALLO, EMILIO DI CATERINO, TAMMARO DIANA E PASQUALE DI GIOVANNI SVELANO I SEGRETI DEL BUSINESS RIFIUTI DEL CLAN DEI CASALESI, LA POLIZIA SEQUESTRA TERRENI DOVE SONO STATI TOMBATI FANGHI E ALTRO MATERIALE TOSSICO-NOCIVO
Questa mattina, la Squadra Mobile di Caserta ha
eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di
Napoli-Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della
Procura Antimafia partenopea, in relazione ai reati “Attività di gestione di rifiuti non autorizzata” e “Attività organizzata per il traffico
illecito di rifiuti”, “Disastro
ambientale”, aggravati dal fine di agevolare il clan dei Casalesi-gruppo Bidognetti, ed avente ad oggetto un terreno
agricolo ubicato in Trentoda Ducenta (CE), nella disponibilità
dell’imprenditore ROMA Elio, nato a Trentola Ducenta (CE) il 3.4.1951, ivi res.,
indagato in relaziome a tali reati unitamente a MARINIELLO Nicola, nato il
03.01.1954 a Lusciano (CE), ivi res., con precedenti di polizia. Il
provvedimento si inserisce nel contesto delle indagini avviate dalla Squadra
Mobile, e coordinate dalla D.D.A. di Napoli (Sostituti Procuratori dr. Alessandro
Milita e Giovanni Conzo), a seguito della collaborazione dell’imprenditore
VASSALLO Gaetano, a cui sono seguite le dichiarazioni di altri collaboratori quali
DI CATERINO Emilio e, più di recente, DIANA Tammaro e DI GIOVANNI Pasquale, i
quali hanno confermato il sistema architettato da ROMA Elio e dalle imprese
riconducibili alla sua famiglia.
Infatti, secondo le indagini, ROMA Elio, imprenditore
del settore dei rifiuti, aveva organizzato una vasta attività finalizzata allo
smaltimento illecito di rifiuti, attraverso la società RFG, formalmente
intestata ad un figlio, e l’impianto di compostaggio ad essa facente capo.
In particolare, l’imprenditore, ottenuta la commessa
per lo smaltimento, prevalentemente di fanghi di origine industriale, in parte conferiti
da aziende del centro e nord Italia, o provenienti dai depuratori della
provincia, anziché procedere attraverso l’impianto di compostaggio della sua
azienda ai trattamenti imposti per legge, per trasformarli in “compost” ed “ammendante”
(fertilizzanti), sversava i rifiuti “tal quale” nei terreni di contadini,
compiacenti, in cambio di denaro, oppure ignari, convinti che si trattasse di concimi
e fertilizzanti.
Pertanto, l’impianto di compostaggio veniva utilizzato
solo per simulare la lavorazione dei rifiuti pericolosi, formalmente ricevuti,
stoccati e sottoposti a trattamento, ma in realtà smaltiti abusivamente ed
illecitamente presso numerosi fondi agricoli, individuati con la collaborazione
del clan “dei casalesi,” dove venivano convogliati dai trasportatori incaricati
da ROMA Elio.
Ovviamente, tali illecite attività implicavano la
sistematica predisposizione di una documentazione contraffatta relativa alle analisi
concernenti la natura dei rifiuti, al loro trasporto e attestante l’avvenuto
smaltimento.
Inoltre, i citati collaboratori di giustizia hanno
concordemente confermato come ROMA Elio era divenuto uno degli imprenditori di
riferimento del clan BIDOGNETTI nel settore dei rifiuti, infatti
l’organizzazione fungeva da garante di tali operazioni, in cambio di laute tangenti;
collaborando anche all’individuazione dei siti ove effettuare lo sversamento
dei rifiuti.
Le indagini sinora condotte hanno confermato l’esistenza
di un vero e proprio “cartello” di aziende che, operanti nel settore, tra gli
anni ’90 e sino ai primi anni del 2000, avevano instaurato nel comprensorio un
regime di monopolio, imponendosi sul mercato grazie alle modalità,
assolutamente illecite, di smaltimento che, permettendo l’abbattimento dei
costi di esercizio, consentiva di praticare prezzi decisamente concorrenziali
rispetto a quelli praticati da imprenditori onesti.
L’area sequestrata questa stamattina, un terreno
agricolo ubicato in Trentola Ducenta (CE), si aggiunge al terreno di circa 20
mila mq sequestrato dalla Squadra Mobile, su delega della D.D.A. partenopea, il
19 Maggio scorso a Lusciano (CE), di proprietà del citato MARINIELLO Nicola, e costituisce
uno dei numerosi siti, già individuati e sequestrati sia nel casertano che nel
giuglianse, dove sono stati smaltiti illecitamente ingenti quantitativi di
rifiuti nocivi e pericolosi provenienti dall’impianto di compostaggio RFG
gestito da ROMA Elio.
Come nei precedenti casi, anche in questa circostanza gli
accertamenti tecnici predisposti dalla Procura Antimafia di Napoli nel corso
delle indagini hanno permesso di rilevare preoccupanti livelli di
contaminazione da arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno ed altre
sostanze altamente nocive. Infatti, secondo le stime dei periti nominati dalla
D.D.A. di Napoli nel terreno sequestrato questa mattina sono stai conferiti
almeno 3.550 tonnellate di rifiuti industriali fangosi, in un periodo compreso
tra marzo e maggio 2003.
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