RITA PAVONE PROTAGONISTA ALLA KERMESSE CAPRI-HOLLYWOOD DI PASCAL VICEDOMINI

''I talent show? Si' mi piacciono, praticamente li abbiamo inventati noi, io e il signor Ferruccio, come chiamavo allora Teddy Reno'' scherza Rita. Nel 2012 saranno cinquant'anni: il festival degli sconosciuti di Ariccia, poi' La partita di pallone' a 45 giri, Studio Uno, la zanzara, i 'giovani' per la prima volta protagonisti, anche in Italia. Nasceva nel 1962 il fenomeno Rita Pavone, la voce degli anni '60 ma anche la prima artista italiana globale. ''L'unico rimpianto della mia carriera e' stato rinunciare all'America. Sono stata 5 volte all'Ed Sullivan show, lui era fortissimo... ma allora si diventava maggiorenni a 21 anni e mio padre si oppose. Oggi dico ai giovani talenti come Marco Mengoni di cantare inglese, di impararlo, per avere piu' opportunita'''. La festa gliel'ha preparata con qualche giorno d'anticipo Capri, Hollywood: ad accoglierla proprio Lina Wertmuller, una delle colonne del festival ideato da Pascal Vicedomini, che la diresse nel 'mitico' Giornalino di Gianburrasca ma anche al cinema e ancora a 'Stasera Rita' per la grande Rai di quegli anni. ''La devo ringraziare, ha creduto in me. Mi disse di leggere quel libro con la copertina verde che neppure conoscevo. Una televisione elegante oggi me la ricorda Fiorello'' dice la Pavone in forma strepitosa (''non faccio ginnastica, sono solo in pace con me stessa, accetto le rughe, mangio tanta cioccolata'') e sempre straordinariamente umile. Era poco piu' di una bambina ma si rendeva conto di fare la storia, e non solo della canzone italiana? ''No, quella era la mia forza, vivevo una favola. Ho fatto la gavetta, cantavo da quando avevo 9 anni, le tournee nei locali piu' squallidi, con Morandi, le pensioni con gli scarafaggi. Poi ad un certo punto capii di essere diventata qualcuno. Mi mascheravo per spiare la gente che nei bar vedeva Studio Uno. Una sera un signore disse: mi piace solo la ragazzina... Poi la prova grande la ebbi a Napoli''. Proprio qui, sul lungomare, dove oggi aspetta di imbarcarsi per Capri sotto braccio al figlio cantautore George Merk, nato in Svizzera dove da tempo l'artista risiede. ''Era la primavera del '63, dovevo firmare dei dischi alla Rinascente. Il signor Ferruccio mi disse: aspettiamo ancora un po' in albergo, magari viene piu' gente. Scendemmo in una citta' paralizzata: sara' perche' c'e' il comizio di Togliatti, pensammo. Invece aspettavano me. E poi a Bari, non dimentichero' mai lo spettacolo del Petruzzelli, un'ora di canzoni, tutte quelle mani tese... pensai, ce l'ho fatta''. A sessanta'anni decise di fermarsi. ''Si', ho avuto il privilegio di fare il mestiere che ho amato. Negli ultimi sei anni ho voluto solo fare un regalo a Renato Zero, nessuno sapeva che ci sarei stata anche io, che bello poi sentire tutti che cantavano i miei pezzi''. Una novita' pero' c'e'. ''Sto lavorando ad un progetto mio. Conto di concluderlo entro l'anno, libera da ogni costrizione discografica, non prevedo spettacoli, anche mio figlio sara' coinvolto''. E del figlio Rita e' orgogliosa: ''Suona vari strumenti, e' bravo, anche lui e' passato per un talent. Io li apprezzo, sono una opportunita' dei nostri tempi. Pero' Teddy e' stato il vero talent scout, amava gli artisti. Da Ariccia sono venuti fuori anche i Rockets, Montesano, Baglioni''. Ma delle virtuose di oggi riconosce qualche sua erede? ''No. Ognuno ha la sua personalita', magari sono anche migliori di me. Giorgia e' un grandissimo talento, la Pausini ha successo ovunque''. A lei tocca ora il 'Premio alla leggenda', chissa' se la convinceranno a cantare. Stasera Rita, a Capri.

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