ARRESTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE ENRICO FABOZZI, ECCO GLI ATTI DELL'INCHIESTA CON I NOMI DEGLI INDAGATI E IL PATTO TRA PEZZI DELLO STATO E I CASALESI


N. R.G. P.M.57464/06
N. R.G. Gip 52323/07
Tribunale di Napoli
Sezione del Giudice delle Indagini Preliminari – Ufficio 20°

Ordinanza di applicazione
della misura cautelare coercitiva personale
(artt. 272 e segg., 292 cpp e 92 att. cpp)
Il Giudice delle indagini preliminari, Dr. Alberto Capuano

esaminata la richiesta del PM sede del 19.07.2011 trasmessa il 01.08.2011 di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di:

1) FABOZZI Enrico

2) CAIAZZO Vincenzo

3) CAIAZZO Wanda

4) CAIAZZO Nicola

5) CARRINO Anna

6) DI CATERINO Emilio

7) GAROFALO Raffaele

8) MACCARIELLO Raffaele

9) MALINCONICO Giovanni

10) MASTROMINICO Giuseppe

11) MASTROMINICO Pasquale

12) ZIELLO Gaetano

13) IOVINE Massimo

14) DIANA Francesco

15) GUIDA Luigi

Indagati per i reati:

FABOZZI Enrico

a. per il delitto p. e p. dagli artt. 110, 416 bis c. p. perché, nella qualità prima di candidato e poi di Sindaco del Comune di Villa Literno – in due consiliature consecutive a partire dal 2003 - e comunque di esponente politico di rilievo provinciale e poi regionale, accordandosi con gli esponenti apicali dell’ associazione criminale clan dei casalesi egemone nei comuni della Provincia di Caserta e, segnatamente, con i reggenti della fazione BIDOGNETTI – ricevendone altresì un sostegno elettorale e prestando di contro la propria opera a favore del clan per agevolare l’attribuzione di risorse pubbliche attraverso l’aggiudicazione di appalti ad imprese compiacenti, anche in concorso e con la mediazione di Nicola FERRARO, imprenditore e politico per il quale si è proceduto separatamente per la stessa fattispecie di reato, concludendo in particolare un accordo iniziale e generale con GUIDA Luigi, reggente della fazione BIDOGNETTI fra il 2001 ed il 2005, per effetto del quale egli avrebbe assicurato al clan l’assegnazione di appalti e commesse ad imprese di gradimento del clan e/o del FERRARO, in cambio del predetto sostegno elettorale, di una parte della quota in denaro che le medesima impresa di volta in volta avrebbe assicurato al clan, nonché di una relativa “pace” sul territorio relativamente alle richieste estorsive che comunemente il clan effettuava, e continuando tale attività anche dopo l’arresto di GUIDA Luigi, forniva un apprezzabile e significativo contributo di rafforzamento alle strutture criminali interessate dagli accordi (clan dei casalesi), che acquistavano consistenti liquidità economiche da distribuire ai singoli affiliati ed un notevole apporto per il sostegno ed il proselitismo delle medesime organizzazioni, le quali acquisivano prestigio ed autorevolezza, dimostrando all’intera cittadinanza dei territori sottoposti alla loro influenza ed ai clan avversari, il controllo degli organi istituzionali locali e del settore economico degli appalti pubblici.
In Villa Literno e altrove, almeno a partire dalla fine dell’anno 2002 - con condotta perdurante almeno fino al 23 aprile 2009, data di scioglimento del Consiglio Comunale di Villa Literno per infiltrazione mafiosa.

FABOZZI Enrico, CAIAZZO Nicola, CAIAZZO Vincenzo detto Stefano, IOVINE Massimo, DIANA Francesco, ZIELLO Gaetano, GUIDA Luigi,

b. art. 81 cpv. 110, 86, 87 d.p.r. 16 maggio 1960, n. 570, art. 7 l. 203/91, perchè, in concorso fra loro e con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, previo accordo fra IOVINE Massimo, killer già autore di alcuni omicidi sul territorio ed affiliato al clan Bidognetti quale capozona di Villa Literno, il suocero CAIAZZO Vincenzo detto Stefano quale intermediario, FABOZZI Enrico, candidato Sindaco alle elezioni comunali del 2003 e CAIAZZO Nicola quale candidato consigliere comunale nella medesima coalizione quali richiedenti e mandanti, e con l’autorizzazione di GUIDA Luigi, reggente del clan BIDOGNETTI, avvalendosi della forza di intimidazione del clan BIDOGNETTI nel territorio di Villa Literno, talora con minaccia derivante dalla appartenenza di IOVINE Massimo, DIANA Francesco, ZIELLO Gaetano e GUIDA Luigi al clan, talora mediante promessa di pagamento di piccole somme alle famiglie più bisognose, imponevano a cittadini non identificati del Comune di Villa Literno, di votare rispettivamente i candidati FABOZZI Enrico e CAIAZZO Nicola, che poi sarebbero risultati effettivamente eletti.
Con l’aggravante di aver agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’associazione camorristica del clan dei casalesi, fazione Bidognetti, che avrebbe tratto vantaggio dall’elezione del sindaco e del consigliere comunale sponsorizzati dal clan.
In Villa Literno, nella primavera del 2003 e fino al giorno delle consultazioni elettorali.

DI CATERINO Emilio, GAROFALO Raffaele e MACCARIELLO Raffaele
c. artt. 110, 629 co. 2 c.p., art. 7 l. 203/91 perchè in concorso fra loro, con minaccia consistita nell’avvalersi del clima di intimidazione derivante dalla appartenenza del DI CATERINO e del MACCARIELLO al clan dei casalesi, il DI CATERINO anche con funzioni direttive e di comando sul territorio di Villa Literno, a seguito di una riunione a cui partecipava anche il boss Alessandro CIRILLO, costringevano NICCHINIELLO Francesco, imprenditore titolare di fatto, unitamente ai figli Salvatore ed Emma, della NICCHINIELLO Costruzioni s.r.l. e compartecipe dell’ATI partecipante ad un appalto per i “lavori di riqualificazione e riuso urbano delle strade del centro storico per un valore di euro 1.161.608,89, a non insistere nella procedura che doveva essere aggiudicata all’ Ati di GAROFALO Raffaele e a non denunciare alle forze di polizia le irregolarità connesse alla aggiudicazione, così procurando un ingiusto profitto a GAROFALO Raffaele ed al clan Bidognetti al quale il Garofalo, cugino di Maccariello Raffaele, avrebbe fatto pervenire parte dei proventi.
Con l’aggravante di aver agito avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416 bis ed al fine di agevolare l’associazione camorristica del clan dei casalesi, fazione Bidognetti, che aveva stipulato un accordo generale con il Sindaco Fabozzi per l’aggiudicazione degli appalti, come meglio tratteggiato al capo a).
In Villa Literno, il 1° dicembre 2006

CARRINO Anna
d. art. 648 c.p. art. 7 l. 203/91 per avere ricevuto, per conto della famiglia Bidognetti, da MACCARIELLO Raffaele e GAROFALO Raffaele, una somma di denaro di provenienza delittuosa in quanto derivante del reato di cui al capo c), Con l’aggravante di avere commesso il fatto al fine di favorire il clan dei casalesi, fazione Bidognetti.
In Casal di Principe nella prima metà dell’anno 2007

FABOZZI Enrico e MALINCONICO Giovanni
e. art. 319, 321 c. p., per avere FABOZZI Enrico, Sindaco di Villa Literno, ricevute denaro ed altre utilità da MALINCONICO Giovanni, rappresentante e capogruppo della ATI Malinconico–Favellato–Mastrominiio, quale prezzo per l’aggiudicazione dell’appalto relativo alla realizzazione del “programma integrato di riqualificazione urbana ed ambientale”, per l’importo complessivo a base d’appalto di euro 13.602.833,19, sulla base dell’accordo generale che il Fabozzi, in relazione a quanto indicato al capo a) aveva stipulato con il clan dei casalesi.
In particolare il Malinconico forniva al Fabozzi le seguenti prestazioni, altrimenti non dovute:
· contributo di euro 10.000,00 per la squadra di calcio del Villa Literno;
· contributo di euro 10.000,00 per i festeggiamenti del Carnevale di Villa Literno;
· elargizione di euro 2.200,00 in favore di DI FRATTA Michele per la realizzazione di cartoline augurali per i cittadini di Villa Literno;
· sponsorizzazione di euro 3.000,00 per il concerto tenuto da Katya RICCIARELLI in Villa Literno – gennaio 2008;
· assunzione di personale presso le imprese MASTROMINICO e MALINCONICO;
· richiesta di realizzazione di una piscina smontabile all’interno della chiesa comunale.
In Villa Literno, acc. il 5 ottobre 2007


CAIAZZO Vincenzo detto Stefano e FABOZZI Enrico
f. artt. 81 cpv., 110- 648 ter c.p., perché in concorso fra loro, con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, senza aver preso parte al reato di associazione mafiosa ed agli altri reati per i quali in altri procedimenti si è proceduto nei confronti di IOVINE Massimo, affiliato al clan Bidognetti, impiegavano in attività economiche denaro e altre utilità provento dei delitti commessi dallo IOVINE, in particolare investendo tale provento nelle attività edilizie e di gestione immobiliare della società GRUPPO CASA s.r.l., di cui essi sono stati soci, unitamente a SANTORO Gennaro.
In Villa Literno, fino al gennaio 2008

CAIAZZO Wanda
g. artt. 81 cpv., 648 c.p., per avere ricevuto, in più occasioni, somme di denaro di variabile entità a titolo di “stipendio” erogato da esponenti del clan Bidognetti per il mantenimento in carcere del fidanzato IOVINE Massimo, soldi provento del delitto di associazione di stampo camorristico e di estorsione commessi in Villa literno e comuni limitrofi.
In Villa Literno, fino al gennaio 2008


MASTROMINICO Pasquale. MASTROMINICO Giuseppe, MALINCONICO Giovanni

h. per il delitto p. e p. dagli artt. 81 cpv., 110, 416 bis c. p. perché, nelle rispettive qualità di imprenditori nel settore dell’edilizia e partecipanti all’aggiudicazione di appalti pubblici mediante le rispettive imprese, spesso in A.T.I. fra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso – accordandosi con gli esponenti apicali delle associazioni criminali egemoni nei comuni della Provincia di Caserta ed in modo particolare con i reggenti del clan IOVINE, nell’ambito della più ampia organizzazione criminale del clan dei casalesi, ricevendo dal clan un appoggio costante per l’assegnazione di appalti e commesse pubbliche, con meccanismi di alterazione delle gare, e dunque un appoggio determinante per la loro affermazione imprenditoriale, prestando a loro volta la loro opera a favore del clan dei Casalesi per agevolare l’attribuzione di risorse pubbliche attraverso l’aggiudicazione di appalti, nonché per favorire il controllo da parte del clan di tale strategico settore economico, fornivano un apprezzabile contributo di rafforzamento alle strutture criminali interessate dagli accordi, che acquistavano consistenti liquidità economiche da distribuire ai singoli affiliati ed un notevole apporto per il sostegno ed il proselitismo delle medesime organizzazioni, le quali acquistavano prestigio ed autorevolezza, dimostrando all’intera cittadinanza dei territori sottoposti alla loro influenza ed ai clan avversari, il controllo degli organi istituzionali locali e del settore economico degli appalti pubblici.

In Casal di Principe e altrove nella provincia di Caserta, - con condotta perdurante.



Con la recidiva reiterata e specifica per Maccariello Raffaele, Di Caterino Emilio, Malinconico Giovanni, Ziello Gaetano, Iovine Massimo, Diana Francesco, Guida Luigi.
indagata per :

I Gravi indizi di colpevolezza.

CAPITOLO 1 Premessa: L’indagine Normandia II”.
L’oggetto della richiesta cautelare inoltrata dal Pubblico Ministero trae origine dagli accadimenti illustrati nell’indagine denominata NORMANDIA II (n. r.g. 39197/04) culminata con l’arresto eseguito in data 12 luglio 2010 di Nicola FERRARO, già consigliere regionale del partito dell’UDEUR, indagato per concorso esterno nell’associazione mafiosa denominata clan dei Casalesi ed in particolare per aver stretto accordi con le fazioni SCHIAVONE e BIDOGNETTI. Nella presente indagine vengono portati all’attenzione di questo Giudice il successivo compendio probatorio raccolto in ordine ai rapporti di mediazione svolti da Nicola FERRARO fra il clan Bidognetti ed il Sindaco di Villa Literno, Enrico FABOZZI, fondati su un accordo generale volto a garantire al clan il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche, in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici, personali ed elettorali, per il Sindaco e per le persone a lui vicine, compreso naturalmente il FERRARO.
In particolare va premesso che nell’indagine citata (la cui ordinanza di custodia cautelare è allegata agli atti della richiesta del P.M.) è stato ricostruito il rapporto preferenziale di NICOLA FERRARO con il clan dei casalesi e con la fazione bidognettiana, coltivato nella doppia veste di politico e di imprenditore del settore strategico del ciclo legale dei rifiuti. Da quella ricostruzione e dalle dichiarazioni acquisite è emerso come il clan avesse stipulato accordi di carattere generale con politici ed amministratori locali nei Comuni ricadenti sotto la propria influenza ed in particolare in Castelvolturno (con i Sindaci Scalzone e Nuzzo), Lusciano e Villa Literno. Intermediario attivo di questi rapporti è stato il FERRARO, capace di strumentalizzare la fitta trama di rapporti intessuti come politico ben noto sul territorio e come imprenditore interessato agli appalti pubblici, nonché come soggetto che, per origine e storia criminale, aveva la capacità di rapportarsi con i massimi livelli del clan dei casalesi, da Casal di Principe a Castelvolturno; capace insomma di racchiudere in sé l’anima camorrista, quella imprenditoriale e quella politica, quasi a voler semplificare in una sola persona ed in un solo corpo le più complesse teorie giudiziarie del cd. tavolino in materia di appalti.
Invero l’esperienza giudiziaria e quanto riportato negli atti del processo NORMANDIA 2 dimostrano prima ancora di ogni commento, l’indispensabilità di un controllo, oltre che mafioso, anche politico dei settori dell’amministrazione competenti per l’erogazione delle risorse pubbliche. Il clan BIDOGNETTI, che risponde appieno al modello di associazione mafiosa classica, ha mostrato di perseguire se non il controllo esclusivo, quanto meno uno stabile rapporto di influenza con il potere politico locale.
Quest’associazione mafiosa ha mostrato nel corso degli anni di aver sempre intessuto rapporti di collaborazione stabile con esponenti politici, spesso prescelti dal medesimo clan e sostenuti nelle competizioni elettorali proprio allo scopo di strumentalizzarne, in un momento successivo, l’apporto all’interno delle istituzioni.
Il modello del rapporto di inferenza tra struttura mafiosa e singolo esponente politico può essere calibrato in funzione delle necessità e delle variabili che di volta in volta intervengono in un determinato momento storico, ma la sussistenza di uno stabile collegamento tra associazione mafiosa ed esponenti politici, specie locali, rappresenta una tappa necessaria per ogni organizzazione mafiosa. Ed infatti è stato dimostrato che Nicola FERRARO si è avvalso dell’aiuto del clan in alcune competizioni amministrative (di carattere locale, regionale e nazionale) e di contro si è prestato per favorire la camorra per l’acquisizione di appalti e commesse pubbliche. E’ emerso come il politico-imprenditore si sia legato di volta in volta sia alla fazione BIDOGNETTI che agli SCHIAVONE, ed abbia poi dovuto sottostare, per la sua stessa natura di imprenditore e politico colluso, alla volontà del clan che lo favoriva.
In questa sede si rinvia alla ricostruzione effettuata nella richiesta di misura cautelare che ha dato origine alla indagine Normandia II circa le commistioni politico-imprenditoriali nei comuni dell’area domitiana. In effetti le indagini realizzate dai Carabinieri del ROS sulle attività di Nicola FERRARO consentono di avere un quadro completo del ruolo di cerniera svolto dal FERRARO fra la politica, l’imprenditoria e la camorra, in piena coerenza con quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia e con particolare riferimento almeno a due comuni storicamente controllati in modo capillare dal clan BIDOGNETTI, e cioè Castelvolturno e Villa Literno. In quella sede alcuni degli accertamenti effettuati ed alcune significative intercettazioni telefoniche rappresentavano il riscontro delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ed in particolare di quelle rese da GUIDA Luigi in ordine ai rapporti preferenziali del FERRARO con i politici di Castelvolturno e di Villa Literno, ed in particolare con LORENZO Marcello e FABOZZI Enrico. Emergeva altresì la commistione degli interessi politici del FERRARO quale rappresentante apicale dell’UDEUR in Campania e nella provincia di Caserta, con il coinvolgimento di altri politici dello stesso schieramento, e le logiche clientelari e criminali che ne caratterizzavano l’azione. In questo ambito appare necessario ancora una volta il richiamo alle due OCC che hanno riguardato, negli ultimi tempi, il FERRARO per reati di criminalità comune commessi nell’esercizio delle sue funzioni politiche e di rappresentante dell’UDEUR, dimostrando, in tal modo, l’esistenza di un sistema, quello politico clientelare, che si affianca e si intreccia, per mezzo del FERRARO con quello criminale e camorristico legato ai Casalesi. Lo sviluppo delle indagini espletate sul conto del FERRARO Nicola, ha dunque permesso di ricostruire anche altri episodi dai quali è possibile desumere la pericolosità del documentato legame esistente tra il Ferraro imprenditore e politico ed il sodalizio mafioso oggetto dell’indagine. E’ necessario sottolineare che, nonostante gli incarichi istituzionali dell’indagato abbiano riguardato materie amministrative coinvolgenti l’intera regione Campania, la quasi totalità degli argomenti di interesse investigativo intercettati si sono caratterizzati per essere attinenti proprio alla vita politico imprenditoriale dell’area di influenza del clan dei Casalesi. Tale particolare, poi, si è ulteriormente dotato di connotati del tutto compatibili con la pianificazione operativa degli affari illeciti stabilita in seno al clan dei Casalesi e desunta dagli stessi elementi di prova acquisiti nel presente procedimento.
Si cita, a tal proposito, la conversazione registrata il 28.09.2004 all’interno della vettura Mercedes targata CF470MG intestata ed in uso a SCHIAVONE Nicola di Luigi nato a Napoli il 12.06.1978, ed intercorsa tra questi e la propria fidanzata FONTANA Raffaela nata a Caserta il 18.10.1970, nel corso della quale lo SCHIAVONE, cugino del più noto SCHIAVONE Nicola cl. 79, figlio di Sandokan, dimostrava una compiuta conoscenza dell’articolazione e delle dinamiche interne al “Clan dei Casalesi” indicando le varie aree di influenza di ciascuna compagine nonché la ripartizione delle rispettive competenze. Nello specifico, il referente imprenditoriale del clan SCHIAVONE rappresentava che nell’area sottoposta alla competenza territoriale del capo clan detenuto BIDOGNETTI Francesco alias Cicciotto e’ Mezzanotte”, l’imprenditoria veniva sottoposta ad un sistema di controllo differente da quello esercitato dal clan SCHIAVONE. In particolare, a differenza di quanto realizzato da quest’ultimo clan, che, come fedelmente documentato nell’indagine NORMANDIA provvedeva a creare dei cartelli di imprese per turbare i pubblici incanti banditi dai singoli comuni, nell’area di CastelVolturno e zone limitrofe, la fazione del Clan dei Casalesi competente per territorio provvedeva a imporre un’esazione alle imprese esecutrici di pubblici appalti, senza spingersi nel controllo dei procedimenti amministrativi connessi ai relativi finanziamenti delle opere pubbliche. In merito egli riferiva testualmente: «noi ci stiamo prendendo il nostro mica ci stiamo prendendo quello degli altri (…) questo non me lo devo vedere io, io vado a fatti già compiuti, vado quando si è parlato si è chiarito, si sà già che quello e mio (…) e poi ti sto dicendo che la prima cosa sai come ha detto a me? il primo che parla e dice qualcosa, no, a parte che non parla nessuno e già te lo posso mettere per iscritto, ho detto che l'ergastolo l'ha preso mio zio (…) si, per via delle tarantelle sulle montagne per i morti, che ci sono stati e l'hanno accusato di certi omicidi, questo no per dire, ma non è questo, tu hai capito che io c'entro politicamente, hai capito o no? da una parte ci devo entrare politicamente da un'altra ..inc...perchè quell'altro. (…) non esiste proprio manco uno, sui Comuni ci sono i Casalesi e i San Ciprianesi, se li mettono sotto e ""fonetico"" bungt - bangt -bungt - bangt hai capito? mo chi è che deve decidere ... inc...a Casale, nessuno perchè solo Noi ci siamo, gli altri fanno altre cose, Cicciotto non c'entra proprio con i lavori (…) No Cicciotto non c'entra proprio con i lavori, Cicciotto sai cosa fa, Tu prendi il lavoro a Castello (CastelVolturno) ad esempio, dice mi devi dare tanto perchè questa è zona mia basta»
In effetti, proprio in diversi comuni ricadenti in quest’ultima area - stando alle indicazioni appena citate, caratterizzata per un sistema di controllo dei finanziamenti pubblici a valle e non a monte come avveniva negli enti locali sui quali le indagini avevano dimostrato un’influenza predominante del clan dei Casalesi, termine qui riferito alla fazione SCHIAVONE, territorialmente competente per la cittadina di Casal di Principe – le indagini realizzate hanno permesso di verificare che vi è stato ampio spazio di manovra per la cura degli interessi politico imprenditoriali da parte di colui a proposito del quale, il collaboratore di giustizia DIANA Luigi in data 7/06/07 ha riferito testualmente: «…domandammo un giorno al BIDOGNETTI Francesco perché mai questo soggetto che, sapevamo essere aggiudicatario di alcuni appalti per la raccolta dei rifiuti nei comuni del casertano e per il servizio di disinfestazione, non pagasse al clan. Mi spiego: siccome si trattava di un imprenditore di rilievo io pensavo che dovesse come gli altri pagare al clan. Mi ricordo che ci domandavamo come fosse possibile che gli altri imprenditori di fuori Casale pagavano l’estorsione ed il FERRARO no. Quando facemmo questa domanda al BIDOGNETTI lui ci rispose che il FERRARO non si poteva toccare perché era socio di Francesco SCHIAVONE».
Si vedrà come proprio l’avvento di Nicola FERRARO sulla scena del clan Bidognetti, nell’ambito dell’accordo generale effettuato con GUIDA Luigi, segnerà anche nei territori bidognettiani, ed a Villa Literno in particolare, un sensibile mutamento di sistema. Si passerà cioè, sotto l’egida del binomio GUIDA-FERRARO, da un sistema di estorsioni a valle, ad un sistema di controllo degli appalti e di determinazione dell’impresa vincitrice a monte. Il cambio di sistema imponeva conseguentemente di sfruttare l’influenza politica del FERRARO, da coniugare con quella camorristica del GUIDA, coinvolgendo gli amministratori locali.
La possibilità per il FERRARO di incidere in modo strumentale nella gestione amministrativa dei comuni dell’area del basso Volturno e del litorale Domitio, che si andava ad aggiungere a quella di poter intervenire nel settore delle risorse finanziarie destinate agli altri enti locali della provincia di Caserta (che aveva determinato le attenzioni del clan SCHIAVONE nei confronti della sua figura) è stata messa in evidenza in più occasioni, in modo diretto o indiretto, dagli episodi ricostruiti tramite le attività tecniche realizzate nei suoi confronti e dalle sue stesse ammissioni intercettate.
Del resto altre emergenze investigative confermavano il ruolo politico, imprenditoriale e camorristica del FERRARO nei territori di pertinenza del clan BIDOGNETTI, come dimostra la vicenda relativa al Comune di Castel Campagnano (Ce), che potrà essere letta nella sua interezza nell’informativa del ROS e nella richiesta di misura cautelare NORMANDIA. In particolare significativa si rivelò la conversazione intercettata tra presenti in data 01/04/06 alle ore 17.55, prog. 12863, intercorsa tra il FERRARO Nicola, EBOLI Filippo e due imprenditori, successivamente identificati in FERRARA Giovanni, nato a Arienzo il 24/10/44, res.te a Mariglianella, Via Sauelle 14 e nel figlio FERRARA Domenico, nato a San Felice a Cancello il 07.08.1968 che si erano rivolti al FERRARO affinché questi intervenisse sul sindaco di Castel Campagnano (CE) al fine di ottenere un’autorizzazione. Il FERRARO si rammaricava per non essere ancora riuscito ad esaudire la richiesta, giustificandosi per il fatto di non conoscerlo personalmente; nell’occasione l’indagato riferiva testualmente ai suoi interlocutori: «…se la volete fare in un altro comune, con tutti i comuni miei di là, da Castelvolturno all’ultimo Comune, vado là, vi dò la terra, vi faccio fare (inc.) vi faccio avere le autorizzazioni, quello che cazzo volete voi…».
La vicenda in questione, presa in esame proprio per l’idoneità di tale affermazione a dare riscontro a quanto sopra riferito, nasceva dall’esigenza degli imprenditori di installare un impianto per la lavorazione degli inerti nel territorio del predetto comune. Il sindaco, identificato in CAMPAGNANO Nicola Giacomo, nato il 06 marzo 1955 a Castelcampagnano (CE), medico presso il presidio Ospedaliero di Maddaloni, non aveva concesso l’autorizzazione opponendo le problematiche connesse al possibile intralcio del traffico urbano causato dal conseguente transito dei mezzi di trasporto impegnati per raggiungere il sito in questione ed aveva manifestato, al contempo, l’esigenza di costruire un cavalcavia per decongestionare la viabilità.
Stante la convinzione degli interlocutori che il diniego del primo cittadino fosse strumentale all’esigenza di realizzare l’opera con i fondi regionali, il FERRARO manifestava la possibilità di incidere sulla destinazione del finanziamento pubblico al fine di far ricevere l’autorizzazione in questione all’imprenditore, il quale gli prometteva, in cambio, il proprio supporto elettorale.
Il FERRARO, inoltre, rappresentava agli imprenditori di essere in grado di intervenire per ritorsione sul futuro professionale del CAMPAGNANO Nicola Giacomo, all’epoca dei fatti concorrente per un posto da primario alla ASL CE 1, nel caso in cui quest’ultimo avesse persistito nell’opporre il proprio diniego alla definizione della vicenda.
Il ruolo di Nicola FERRARO è compiutamente ricostruito nell’O.C.C. Normandia con riferimento ad attività di intercettazione e a dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, intranei ai clan Bidognetti, Schiavone, Belforte, Massaro: si tratta di DIANA Luigi, DE SIMONE Dario, AMODIO Pietro, BIDOGNETTI Domenico, MAIELLO Umberto, CARRINO Anna, VASSALLO Gaetano, ORSI Sergio, SPAGNUOLO Oreste, DI CATERINO Emilio, PICCOLO Raffaele, GUIDA Luigi, DIANA Francesco, FRONCILLO Michele, TURNACCO Giovanni, FARINA Antonio.
In questa sede si rinvia sempre alle risultanze dell’indagine Normandia II (ed alla richiesta del P.M. che la riporta) circa i rapporti di FERRARO Nicola con MARCELLO Lorenzo e NUZZO Francesco sindaci di Castelvolturno riportati dal P.M. al fine di meglio comprendere la modalità operativa del Ferraro.

Par. 2 I rapporti di FERRARO Nicola con Enrico FABOZZI. Le emergenze dell’indagine NORMANDIA II.
Dagli atti di indagine emerge la chiara e palese illiceità dei rapporti in essere tra il Ferraro e Fabozzi Enrico. Invero alcune intercettazioni, presenti nell’indagine Normandia II apparentemente prive di rilievo, devono essere rilette alla luce del presente procedimento penale a seguito della collaborazione di GUIDA Luigi.
Come si vedrà il collaboratore di giustizia si è molto dilungato sui rapporti fra camorra e politica nel territorio di Villa Literno, evidenziando che essi si concretizzavano sull’asse FERRARO-FABOZZI, essendo quest’ultimo Sindaco del Comune.
Si riportano in questa fase per comodità le dichiarazioni salienti contenute nell’indagine NORMANDIA II[1]:
ADR: per quanto riguarda i miei rapporti con le amministrazioni di Villa Literno devo dire che prima delle elezioni di FABOZZI non ho mai avuto rapporti diretti con l’amministrazione anche se, ovviamente, venivano regolarmente fermati i lavori pubblici e richieste le somme estorsive a costruttori e commercianti. Iniziai ad interessarmi della vicenda politica di Villa Literno quando poco prima delle consultazioni elettorali da un lato Massimo IOVINE mi informò che la fidanzata era imparentata con il candidato Sindaco FABOZZI, e dall’altro vi fu un tentativo da parte di un altro candidato, tale .. omissis … della fazione politica opposta, di ottenere il mio appoggio. Mi ricordo che infatti incontrai questo … omissis… presso l’abitazione di SIMONELLI a Frignano e, per la verità, avevo quasi deciso di appoggiarlo. Siamo nel periodo in cui io avevo un buon apporto con Nicola FERRARO e questi, che era convinto dell’affermazione di FABOZZI, mi disse di evitare di impegnarmi a favore dell’uno o dell’altro candidato perché tanto chiunque avrebbe vinto, l’amministrazione comunale avrebbe sempre eseguito il miei ordini. Vinse le elezioni il FABOZZI ed io ricordo che io primo incontro che ebbi con lui fu organizzato da Nicola FERARRO che aveva buoni rapporti con il FABOZZI e si tenne proprio presso l’abitazione del Nicola FERRARO a casal di Principe. In questo incontro prese la parola inizialmente il FERRARO il quale disse che non sarebbe stato necessario iniziare a bloccare i lavori pubblici per chiedere l’estorsione perché grazie a lui stesso ed al sindaco eletto, le gare sarebbero state preparate in modo da consentire sempre al clan il pagamento delle somme spettanti senza l’uso di intimidazioni. Il FABOZZI, prendendo a sua volta la parola, soggiunse che certamente non ci sarebbero stati problemi perché egli aveva trattenuto anche la delega ai lavori pubblici ed inoltre avrebbero nominato in comune accordo con FERRARO Nicola, l’ingegnere capo dell’ufficio tecnico che, o avrebbe proceduto a nomina diretta delle ditte per gli appalti di minore entità o avrebbe truccato le gare per quelli di ammontare maggiore…

Nel corso dello svolgimento delle attività tecniche, in effetti, è emerso che FERRARO Nicola ha avuto rapporti che hanno esulato da ragioni istituzionali e che hanno risposto invece, ad esigenze di tipo imprenditoriale, proprio con il FABOZZI, Sindaco di un Comune che storicamente ricade sotto la stringente influenza[2] della fazione bidognettiana del Clan dei Casalesi, e che è stato interessato da cospicui finanziamenti della Regione Campania per la riqualificazione del territorio.
In particolare il sindaco FABOZZI Enrico è in carica dal 2003. L’8/06/06 il FERRARO contattava telefonicamente il primo cittadino e gli riferiva di aver concordato con gli altri amministratori regionali una serie di finanziamenti per svariati milioni di euro da far confluire nel territorio del comune di Villa Literno per la bonifica di alcune aree; come anticipato, tale operazione scaturiva in accordo con il piano di sviluppo europeo per la riqualificazione ambientale dell’intera zona compresa tra i comuni di Villa Literno e Castel Volturno con particolare attenzione all’area del delta del fiume Volturno.

prog. 10943 del giorno 08.06.2006 delle ore 21.05 n°348/0008091, in uso a FERRARO Nicola, nato a Casal di Principe il 23.03.1961 (decreto n °998/06 RR emesso dalla D.D.A di Napoli in data 27.03.2006) (All.200)

(…)
FABOZZI= eehh.. senti io ti volevo dire ..eehh.. va buono e parla con BASSOLINO... e poi invece LUPACCHINI non ti ho domandato più. che facesti.
FERRARO= no, c'ho parlato e ho parlato pure con CAMILLERI stamattina
FABOZZI= eh
FERRARO= ha detto rived.. rivediamo un poco tutto, lui non si ricordava bene le cose, ho detto allora quei 2.500.000 euro fanno parte di un'altra cosa, punto/uno
FABOZZI= eh.. certo..
FERRARO= poi ci stanno..
FABOZZI= eh
FERRARO= sono fuori SACCO , poi ci sta quella vicenda di quel 1.500.000 euro che..
FABOZZI= che mi ha fatto perdere
FERRARO= che bisogna recuperare e poi ci stanno i 4.000.000 euro che sono a parte
FABOZZI= eh
FERRARO= ha detto va bene, poi, ho detto, ci sta la vicenda ... incomprensibile...
FABOZZI= del canale
FERRARO= del canale, dove tu ti prendesti l'impegno che insomma alla fine .. su 20 noi dobbiamo mettere 7/8, 6-5-4-3, metti qualcosa ho detto perchè là quella situazione ha un problema per 1.000 ettari di terreno
FABOZZI= eh
FERRARO= che per mezzo di quella situazione sono incoltivabili..
FABOZZI= uhm
FERRARO= ho detto questa è una questione di economia ... incomprensibile.. l'azienda tua non tiene più che mangiarsi..
FABOZZI= eh..noi facciamo anche un convegno su questa ...con l'università
FERRARO= no ma a parte il convegno...
FABOZZI= l'università
FERRARO= ho parlato... ho parlato con Carlo e gli ho detto ... mo vado lì e glielo ribadisco, che i 2.500.000 euro sono fuori da questa vicenda che 1.500.000 euro bisogna recuperarlo perchè a part.. bisogna fare
FABOZZI= perchè è giusto
FERRARO= il fatto del dissesto idrogeologico e per quanto riguarda quei quattro ....sono..
FABOZZI= deve rispettare l'impegno..
FERRARO= deve rispettare l'impegno ...
FABOZZI= ride
FERRARO= preso dal presidente..
FABOZZI= okay
FERRARO= perchè qua il problema...i nostri comuni sono dissestati, da tutti i punti di vista
FABOZZI= va bene d'accordo
(…)

Le indicazioni intercettate assumono ben altra veste se integrate dalle fonti di prova acquisite alcuni giorni prima dall’ascolto dell’utenza telefonica nr. 0815047828 (decr. 1154/05 RIT), attestata presso l’abitazione del FERRARO Nicola.
Su tale utenza, alle ore 10.54 del 16.05.2006, veniva registrata una conversazione tra VANACORE Carmela e suo figlio VANACORE Nicola, rispettivamente suocera e cognato dell’indagato.
In tale circostanza la donna si lamentava del comportamento in famiglia del genero e, contestualmente, raccontava di aver assistito ad un colloquio intercorso la stessa mattina, a casa, tra il FERRARO Nicola ed il sindaco di Villa Literno FABOZZI Enrico. Come si evinceva dal contenuto del colloquio, di seguito riportato integralmente nella parte di interesse, la donna riferiva al figlio che i due, nel corso dell’incontro, avevano fatto esplicito riferimento a delle spettanze occulte che il visitatore vantava in forza degli accordi definiti con FERRARO Nicola in relazione alla realizzazione di strutture in cemento, verosimilmente oggetto di gara di appalto bandita da quel comune:

prog. 340 alle ore 10.54 del 16 maggio 2005 n° 081/5047828, in uso a VANACORE Gina, nata a Pomigliano d’Arco il 24.06.1965 (decreto n ° 1154/05 RR emesso dalla D.D.A. di Napoli in data 29.04.2005) (All.201)

CARMELA VANACORE = questo qua mo mo è uscito, sono due minuti, sapessi che ha fatto Nicò ... ogni giorno .
NICOLA VANACORE = sto 'tummulo'...
CARMELA VANACORE = si mette un vestito ... stanno accatastati ... manco un soldo e caccia i vestiti .. stanno tutti quanti qua sopra sporchi...
NICOLA VANACORE = ...( incomp.)... è uno scemo...
CARMELA VANACORE = MO È VENUTO QUELLO DI VILLA LITERNO ... LO SENTIVO LA PARLARE ... PER .. PE R.. ENZO .. NON SO COME DICEVA ... PERCHÈ HA DETTO LUI ...IO MI SONO DIMESSO GIÀ .. PER IL CONSORZIO MI SONO DIMESSO NON CI STO PIÙ … COMUNQUE DICE A TUTTI QUANTI CHE NON STA DA NESSUNA PARTE PIÙ...
NICOLA VANACORE = è quello non è buono a fare niente perciò ..
CARMELA VANACORE = EEHH … HA DETTO QUELLO COSÌ ... IO NON POSSO ... IO SE FACCIO IL SINDACO, DEVO AVERE LA PARTE MIA, IO DEVO AVERE UN ASSEGNO DA TE DI 9.000 €, L'AMICIZIA È UNA COSA E QUESTA NE È UN'ALTRA...
NICOLA VANACORE = uuuhhh ... chi è il sindaco di Villa Literno?
CARMELA VANACORE = DI VILLA... MO QUESTO LAVORO CHE QUA SI DEVE FARE ... IL CEMENTO .. . COSÌ ... DOBBIAMO DIRE A QUELLO CHE LO FA MENO IL CEMENTO E CI DEVE USCIRE PURE TANTO... OOO CHE LI POSSANO UCCIDERE QUANDO COSTRUISCONO
NICOLA VANACORE = .. (incomp.) ..
CARMELA VANACORE = ah?
NICOLA VANACORE = sono imbroglioni...
CARMELA VANACORE = uuuhhh Madonna Nicò...vanno tutti per questo nel cervello ... il furto ... nel cervello
NICOLA VANACORE = e non lo sai mamma, sono tutti una maniata di cornuti di merda..

Tale conversazione appare esplicita in ordine ad un accordo corruttivo del FERRARO con il FABOZZI relativamente a lavori edili, in base ai quali il FABOZZI pretenderebbe la somma di 9.000 euro di parte sua in qualità di Sindaco (addirittura nella conversazione i due interlocutori distinguono con chiarezza l’amicizia dagli affari, riconoscendo notevole e maggior rilievo all’accordo corruttivo rispetto al vincolo di amicizia)
Si tratta dell’accordo corruttivo generale di cui parla GUIDA Luigi e di cui faceva parte chiaramente anche il clan BIDOGNETTI.
Inquietante poi il riferimento alla possibilità, che sarebbe stata ipotizzata dal FABOZZI, che l’impresa destinataria dell’appalto, ben avrebbe potuto ricavare i soldi da destinare al Sindaco, risparmiando sul cemento e cioè incidendo sulla quantità e sulla qualità del calcestruzzo, con ripercussioni sulla statica della costruzione.
L’indicazione dell’incontro emersa nel corso dell’intercettazione testé riferita, trovava comunque conferma nelle acquisizioni relative l’utenza cellulare di FERRARO Nicola nr. 335/1036988; infatti, il precedente 15 maggio 2005, alle ore 11.41, lo stesso sindaco di Villa Literno, FABOZZI Enrico, mediante l’utenza nr. 335/7400992 risultata intestata al predetto comune, aveva contattato FERRARO Nicola e, dopo aver ironizzato sull’importanza assunta dal suo interlocutore dopo l’elezione al consiglio regionale e dopo essersi assicurato che nella rimodulazione della giunta fosse stato confermato Luigi NOCERA[3], un assessore all’ambiente ritenuto in grado di risolvere una non meglio specificata problematica connessa al comune di Villa Literno, gli aveva riferito che aveva la necessità di incontrarlo.
prog. 330 alle ore 11.41 del 15 maggio 2005 n° 335/1036988, in uso a FERRARO Nicola, nato a Casal di Principe (CE) il 23.03.1961 (decreto n ° 1399/05 RR emesso dalla D.D.A. di Napoli in data 13.05.2005) (All. 202)

FERRARO= Sindaco caro
FABOZZI=eh eh caro, mannaggia...
FERRARO= dove sei?
FABOZZI=già non riuscivo a parlare con te, mò sei diventato onorevole, sei diventato una frana
(…)
FABOZZI=niente quando... quando pensate che è il momento dell'udienza mi chiamate che vi devo dire?
FERRARO=dai non fare così, non mi mortificare quando è vero Dio, che mi butterei sotto una macchina
FABOZZI=no ma non posso parlare, vedi che
FERRARO=mi fanno fare le cinque del mattino insomma sopra lì, poi mi ritiro alle sette e mezzo esco un'altra volta e non si mettono d'accordo, cio è non è una cosa normale quella che si fa questa politica, questi parlano un'ora senza concludere un cazzo, mi fanno schifo
FABOZZI=eh, ho capito ma
FERRARO=Enrico vedo oggi pomeriggio di venirmi a prendere un caffè a casa tua
FABOZZI=eh, il problema è che tu a me mi rimani così senza notizie
FERRARO=non ti rimango così
FABOZZI=senza notizie, senza niente, il capo...
FERRARO= no io
FABOZZI=ti hanno fatto perlomeno capo-gruppo o no
FERRARO=no, non mi fanno capo-gruppo
FABOZZI=ah, non ti fanno capogruppo
FERRARO=no
FABOZZI=non ti fanno niente proprio
FERRARO=non mi fanno niente perchè hanno iniziato una guerra su questa vicenda perchè ... insomma quel bastardo di PISACANE ha minacciato che come facevo il capo-gruppo se ne andava, in questo momento non vogliono perdere un consigliere. ha detto Nicò vedi un... facciamo prima sta cosa e poi lo facciamo fuori
FABOZZI= uhm, ma l'assessore all'ambiente lo fate voi oo..
FERRARO=si, l'assessore all'ambiente e prenderemo un altro assessorato
FABOZZI=l'ambiente rimane sempre NOCERA?
FERRARO=Si!
FABOZZI=quindi la questione.. la questione di Villa Literno io la riesco a risolvere no?
FERRARO=no al 100% Enrico ma che scherzi
FABOZZI=ee che ne so io
FERRARO=prima ci vai a chiedere un piacere, mo ..(inc. per disturbi di linea)..
FABOZZI=comunque ti aspetto e non ti dimenticare senno la prossima volta non ti chiamo più, lo sai come faccio
FERRARO=noo..noo..
FABOZZI=poi mi ingrippo e non ti chiamo più
FERRARO=ho parlato pure con Pasquale stamattina, hai capito?
FABOZZI=uhm
FERRARO=mi ha detto ci vedevamo oggi pomeriggio
FABOZZI=mi chiami, anche perche dobbiamo chiudere la partita ci dobbiamo parlare con questo?
FERRARO=non ti preoccupare.

Dunque nell’ambito di precedenti indagini è già emerso il nome di FABOZZI Enrico quale politico di riferimento del clan BIDOGNETTI per le attività gestite dal Comune di Villa Literno di cui è stato Sindaco fino al 2009 (attualmente il FABOZZI è consigliere regionale ed è consigliere Comunale di Villa Literno). In particolare, da quell’angolo di visuale, e cioè con la lente di ingrandimento di chi stava investigando su Nicola FERRARO era emerso all’evidenza il rapporto di sinergia fra il FERRARO ed il FABOZZI che si caratterizzava sul piano politico, imprenditoriale ed affaristico e che vedeva il FERRARO intermediare i rapporti di interesse del FABOZZI con il clan BIDOGNETTI a partire dal periodo di reggenza di GUIDA Luigi, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Pertanto, prima ancora di passare all’analisi degli elementi di prova emersi sul conto del FABOZZI e dei rapporti affaristici, criminali e politici che sono emersi dalle attività di intercettazione, sarà tuttavia utile ripercorrere le tappe delle dichiarazioni di coloro che, dall’interno dei clan presenti nel territorio di Caserta, hanno reso dichiarazioni sul conto dell’indagato.
Nella sua richiesta il P.M. si sofferma, quindi dapprima, sui provvedimenti giurisdizionali relativi al cd. Clan Bidognetti, la cui indicazione non appare superflua in relazione alle contestazioni mosse agli odierni indagati.

Par. 3 Il clan BIDOGNETTI nei provvedimenti giurisdizionali. Una consolidata letteratura giudiziaria, desunta da numerosi provvedimenti restrittivi emessi dall’ufficio G.i.p. (sui quali si è formato il giudicato cautelare), da sentenze di condanna definitive ovvero di primo e/o di secondo grado, consente di ritenere dimostrata l’esistenza dell’organizzazione camorrista casalese e, all’interno di essa, di quattro fondamentali gruppi a base familistica, tra cui rileva quello facente capo a Francesco Bidognetti, noto come Cicciotto ‘e Mezzanotte.
Appare opportuno richiamare il contenuto di pregresse indagini e di dibattimenti che permettono di ritenere la esistenza del citato gruppo bidognettiano e, più in generale, della indicata organizzazione camorrista casalese.
Un significativo compendio degli elementi di prova che pongono in evidenza siffatte articolazioni criminali, dalle quali emerge, segnatamente, la struttura del sodalizio bidognettiano, è descritto nella o.c.c. a carico di APICELLA ed altri, emessa dal G.i.p. di Napoli in data 12.01.2001 nell’ambito del p.p. 10085/R/99, pienamente confermata sia dal Tribunale del Riesame sia dalla Corte di Cassazione (v. provvedimenti allegati)[4].
La fondatezza del costrutto accusatorio, nel citato procedimento, è stata asseverata dalla sentenza di condanna all’ergastolo della quasi totalità del gruppo di fuoco bidognettiano emessa dalla 1^ Corte di Assise di S. Maria C.V., confermata dalla 4^ Sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli (v. allegate Sentenze di 1° e 2° grado).
Le attività delinquenziali e le dinamiche interne del gruppo bidognettiano erano state già descritte nell’ordinanza di custodia cautelare, contro AMMUTINATO Salvatore ed altri (p.p. nr 16348/21/98), emessa dal G.i.p. di Napoli in data 13.03.2000.
Infatti, dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco CIRILLO, da servizi di intercettazione, dalla stessa dinamica degli omicidi, che sul finire degli anni 90’ avevano insanguinato l’agro aversano, emergeva che, all’interno di tale gruppo, si era verificata una spaccatura che aveva generato una guerra intestina, fra la famiglia BIDOGNETTI[5], che si avvaleva di affiliati fedelissimi, fra i quali spiccavano, per determinazione e capacità di comando, proprio SETOLA Giuseppe e DELL’AVERSANO Giuseppe, e il gruppo scissionista, guidato da Salvatore CANTIELLO, coadiuvato dai fratelli DIANA Luigi ed Alfonso e da Luigi DE VITO nonchè, con riferimento alla zona di Villa Literno, dalla famiglia TAVOLETTA.
Sulla originaria fedeltà del CANTIELLO verso il BIDOGNETTI, va ricordato un episodio: a seguito del noto blitz di Santa Lucia del 13.12.1990, nel corso del quale furono sorpresi in riunione, nell’abitazione del vice-sindaco di Casal di Principe, i capi della camorra casertana e sequestrate alcune pistole, il CANTIELLO, tra i presenti, si assunse la responsabilità dell’illegale detenzione delle armi, determinando, in tal modo, l’assoluzione del BIDOGNETTI.
Vanno, in questa sede, infine esaminate le ulteriori acquisizioni probatorie, concernenti le attività del sodalizio facente capo a BIDOGNETTI Francesco: esse sono costituite dai seguenti provvedimenti giurisdizionali emessi a fare data dal 2001, che si allegano tutti alla presente richiesta.
- La Corte di Assise di Santa Maria C. V. e quella di Assise di Appello condannavano Domenico BIDOGNETTI all’ergastolo e Giuseppe DELL’AVERSANO, soprannominato “Peppe o’diavolo”, a oltre 20 anni di carcere, per l’omicidio di Pasquale Raimondo;
- Il Tribunale di Santa Maria C. V. condannava CANTIELLO Salvatore, per il delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso;
- BIDOGNETTI Francesco, SCHIAVONE Francesco di Luigi, BIONDINO Francesco erano condannati, in via definitiva, per l’acquisto di una partita di fucili mitragliatori sottratti alla Polizia di Stato;
- Sentenze di condanna venivano pronunciate, in sede di rito abbreviato ovvero a seguito di dibattimenti, contro esponenti del clan dei casalesi della fazione bidognettiana, nell’ambito del procedimento nr.7279/99/21;
- BIDOGNETTI Francesco ed affiliati al suo gruppo venivano condannati, in via definitiva, con riferimento agli interessi del clan nel settore delle onoranze funebri;
- Il Tribunale di S. Maria C.V., nell’ambito del processo contro Cilindro Luigi ed altri, condannava alcuni affiliati all’indicato sodalizio criminale, appartenenti alla articolazione operante in Parete, guidata da Domenico FELICIELLO e, poi, da Ferrara Raffaele (divenuto collaboratore di giustizia);
- La 1^ Sezione del Tribunale di S. Maria C.V., condannava CAVALIERE Mario ed altri appartenenti al clan bidognettiano (il procedimento costituiva lo stralcio, per il delitto associativo, alcuni episodi di estorsione e delitti inerenti il traffico di stupefacenti e l’illegale detenzione di armi, dal procedimento penale contro Apicella ed altri - di cui si è detto sopra - svoltosi presso la Corte di Assise di Santa Maria C.V. che pronunciava numerose sentenze di condanna all’ergastolo.
In particolare, la sentenza, nell’affermare l’esistenza del gruppo camorrista bidognettiano, condannava, fra i vari imputati presenti anche nell’attuale indagine, Mario Cavaliere, Nicola Gargiulo e Giuseppe Setola.
- La 2^ Corte di Assise di S. Maria C.V., pronunciava, in data 15.09.2005, sentenza di condanna, al termine del processo celebrato a carico di ABBATE Antonio + 125. Il relativo procedimento, denominato Spartacus 1, ricostruiva la genesi e l’evoluzione storica del clan dei Casalesi (dagli inizi degli anni 80’ fino alla metà degli anni 90’), attraverso l’analisi dei principali interessi economici e criminali dell’organizzazione nonché degli omicidi più significativi che avevano punteggiato le varie guerre di camorra svoltesi nei citati anni. Riconoscendo sostanzialmente l’impianto accusatorio, la sentenza in esame affermava l’esistenza del citato sodalizio e la responsabilità, in ordine ai detti omicidi, degli imputati, fra i quali figurano i capi storici Francesco SCHIAVONE di Nicola, Francesco SCHIAVONE di Luigi, Walter SCHIAVONE, Francesco BIDOGNETTI, Michele ZAGARIA, Vincenzo ZAGARIA, Francesco BIONDINO, condannati all’ergastolo ed a centinaia di anni di reclusione. La Corte d’Appello di Napoli ha di recente confermato in larga parte la sentenza di primo grado, confermando, soprattutto, le numerose sentenze all’ergastolo.
- La 3^ Corte di Assise di S. Maria c.v., al termine del processo della c.d. strage della famiglia SCAMPERTI, condannava all’ergastolo, in data 17.02.2006, Francesco SCHIAVONE di Nicola, Walter SCHIAVONE, Francesco BIDOGNETTI, Giuseppe PAPA, Aniello BIDOGNETTI, Pasquale APICELLA, Sebastiano PANARO, Antonio IOVINE e Salvatore CANTIELLO. Il citato procedimento consentiva di ricostruire circa 10 anni di attività criminali del clan dei Casalesi e, in particolare, le vicende relative alla sistematica eliminazione di tutti i componenti della avversaria famiglia Scamperti e – dato ancor più rilevante - permetteva di provare la piena attendibilità delle dichiarazioni dibattimentali dei collaboratori di giustizia Diana Luigi (cui veniva riconosciuta l’attenuante di cui all’art. 8 Legge 203/91) e Diana Alfonso.
Dal tempo dell’adozione dei provvedimenti appena indicati, ulteriori fonti di prova, utilizzate anche in altri procedimenti e per l’adozione di ulteriori provvedimenti coercitivi ovvero in sede dibattimentale, confermavano pienamente il costrutto accusatorio e, in particolare, consentivano di ricostruire, in modo sempre più compiuto, la struttura del gruppo camorrista bidognettiano e di individuarne i componenti e gli interessi economici e criminali.
In proposito, va dato conto delle acquisizioni di altri collaboratori, a vario titolo, legati all’organizzazione casalese, i quali hanno riferito anche della frattura in seno al citato gruppo criminale.
Vengono in rilievo, infatti, le dichiarazioni di FERRIERO Giovanni[6], già braccio destro di Francesco SCHIAVONE di Luigi, il quale ultimo era, fra i componenti della famiglia Schiavone colui che, più degli altri, aveva rapporti con il gruppo dei BIDOGNETTI.
Vanno anche richiamate le dichiarazioni di LETTIERO Cuono[7], già componente di primo piano del clan Tavoletta, operante in Villa Literno, stipendiato dalla famiglia BIDOGNETTI fino al 1998.
Importanti si sono rivelate anche le dichiarazioni di Angela BARRA, per lungo tempo sentimentalmente legata a Francesco BIDOGNETTI (dalla fine degli anni 80’ alla fine degli anni 90’) e rimasta nell’orbita della famiglia BIDOGNETTI fino al 2003. Proprio tali dichiarazioni le faranno meritare la determinazione del clan SETOLA a commettere l’omicidio dei suoi fratelli, nella sanguinaria ottica della punizione di tutti i collaboratori di giustizia più vicini al gruppo BIDOGNETTI ed in particolare al clan.
La BARRA iniziava a collaborare con la A.G. nella primavera del 2003, riferendo che l’organizzazione Casalese, fino alla metà degli anni ’90, era guidata, in posizione paritetica, da Francesco SCHIAVONE “Sandokan” e da Francesco BIDOGNETTI, quest’ultimo in buoni rapporti con le famiglie MALLARDO e MOCCIA operanti, rispettivamente, in Giugliano in Campania e in Afragola[8].
Anche la BARRA riferiva del conflitto tra il gruppo BIDOGNETTI e quello scissionista, guidato da CANTIELLO Salvatore, che causò diversi omicidi su entrambi i fronti[9], precisando che, a seguito dell’arresto di BIDOGNETTI Aniello, FIORETTO Giosuè assumeva un ruolo decisionale di rilievo nell’indicata organizzazione (in precedenti investigazioni non era mai emerso il suo coinvolgimento nelle attività del sodalizio). L’attendibilità della BARRA, sul punto, emergeva da un controllo della donna che era agli arresti domiciliari in Caserta, nel corso del quale la P.G. identificava FIORETTO Giosuè.
Sul clan BIDOGNETTI ha reso, altresì, dichiarazioni Massimo PANNULLO, divenuto collaboratore di giustizia nell’autunno del 2003. Il PANNULLO, trafficante di cocaina, entrato in contatto con i clan operanti nella provincia di Caserta, intesseva stretti rapporti con IOVINE Massimo, il quale era alle dirette dipendenze di GUIDA Luigi, divenuto reggente del sodalizio bidognettiano, a seguito dell’arresto dei componenti della famiglia BIDOGNETTI[10].
Anche TAVOLETTA Cesare, già capo del clan dei liternesi, divenuto, a sua volta, collaboratore di giustizia, ha riferito del suindicato conflitto. In particolare, dichiarava che il sodalizio da lui diretto era stato alleato del gruppo criminale dei BIDOGNETTI, col quale era entrato in conflitto dal 1997, a causa della gestione dell’impianto di depurazione di Villa Literno e delle estorsioni ad essa connesse[11].
Infine, appaiono decisive le più recenti collaborazioni dei fratelli Luigi e Alfonso DIANA. Questi, rimasti prematuramente orfani di padre, erano stati allevati dal congiunto Francesco BIDOGNETTI, divenendo esponenti dell’omonimo sodalizio fino al 1996/97, allorquando si schieravano con il gruppo scissionista guidato da CANTIELLO Salvatore. I fratelli DIANA, quindi, sono stati in grado di rendere importanti dichiarazioni su entrambi gli schieramenti camorristici e sui conflitti insorti fra gli stessi.
In particolare, i DIANA, raccontavano che, a partire dalla seconda metà degli anni 80’, la loro abitazione era divenuta luogo privilegiato di incontro degli esponenti del sodalizio bidognettiano, responsabili quali organizzatori e/o esecutori delle più gravi attività criminali del gruppo camorrista (omicidi, estorsioni ecc…) ed essi stessi erano divenuti, nel tempo, prestanomi del BIDOGNETTI in significative attività economiche e titolari apparenti di molti dei beni di quest’ultimo.
Decidevano, infine, negli ultimi tempi di collaborare con la giustizia:
· Domenico BIDOGNETTI, nipote di Francesco BIDOGNETTI, che rendeva diffuse notizie su numerosissimi episodi di omicidio e che ricostruiva buona parte delle dinamiche del clan;
· Anna CARRINO, già convivente di Francesco BIDOGNETTI e madre dei suoi figli più giovani.
· IOVINE Massimo, killer fidato di GUIDA Luigi reggente del clan BIDOGNETTI nel periodo tra il 2001 ed il 2005.
· VASSALLO Gaetano, imprenditore nel settore dei rifiuti e titolare di un noto albergo di Castel Volturno, volto imprenditoriale del clan,
Le dichiarazioni dei primi due collaboratori e dei fratelli DIANA venivano duramente sanzionate dal gruppo BIDOGNETTI, attraverso la lucida determinazione di SETOLA Giuseppe, con l’omicidio di Umberto BIDOGNETTI, padre del collaboratore Domenico, ed il fallito omicidio di CARRINO Francesca, nipote della collaboratrice di giustizia colpita, per errore, in luogo di sua madre Maria CARRINO, reale obiettivo della spedizione punitiva.
Vanno, in questa sede, infine esaminate le ulteriori acquisizioni probatorie, concernenti le attività del sodalizio facente capo a BIDOGNETTI Francesco: esse sono costituite da alcuni provvedimenti giurisdizionali emessi a fare data dal 2001, richiamati alla presente richiesta (viene allegata per ovvie ragioni di economia processuale il documento informatico relativo alla sentenza 9/98 della Corte d’assise di SMCV del 15/9/2005, convenzionalmente denominata sentenza Spartacus”). E’ appena il caso di osservare che i provvedimenti giudiziari appena individuati costituiscono oggetto di valutazione nel procedimento 77946/2001, cd. Operazione Domitia, allo stato pendente in fase di dibattimento. Il materiale prodotto è stato apprezzato, ai fini della ricostruzione degli antecedenti prossimi e remoti dell’organizzazione criminale dei Casalesi, dal G.I.P. che ha emesso misura cautelare per numerosissimi soggetti e dal Tribunale della Libertà di Napoli. Ma il cordone ombelicale dei fatti oggetto della presente trattazione con quelli trattati nella cd. Operazione Domitia non si arresta certamente alla citazione dei medesimi provvedimenti giudiziari. Può ben dirsi che le vicende oggi all’attenzione del lettore trovano un antecedente causale, logico nei fatti accertati in quel procedimento, in larga parte riferibili ai medesimi soggetti sottoposti alle indagini. E’ per questo che in questa sede va tuttavia effettuato un rinvio del tutto particolare alla richiesta di misura cautelare del P.M. ed alla relativa ordinanza emessa dal G.I.P. di Napoli. Si tratta insomma di un antecedente storico diretto, senza la consultazione del quale molte delle dinamiche qui accennate non potrebbero essere comprese appieno. Dovrà pertanto il lettore - per fictio iuris – considerare qui riportata l’Ordinanza di Custodia Cautelare eseguita alcuni mesi or sono e largamente confermata in sede di impugnazione cautelare, dal momento che essa costituisce il presupposto e cronologico giuridico ineliminabile per comprendere le dinamiche attuali, soprattutto nel territorio di Castelvolturno[12].
Invero le vicende del presente procedimento, che si collocano a partire dal 2003 e giungono almeno fino a tutto il 2008, dal punto di vista dell’esistenza e della egemonia del clan Bidognetti nel territorio di Villa Literno e del litorale domizio, risultano lucidamente ricostruite sia nei citati provvedimenti cautelari dell’operazione Domitia, sia nella drammatica evoluzione che il clan Bidognetti ha vissuto, in senso stragista, sotto il comando si SETOLA Giuseppe, protagonista della stagione del terrore che caratterizzato tutto l’anno 2008 con la commissione di ben 18 omicidi di soggetti estranei agli ambienti criminali, imprenditori, familiari di collaboratori di giustizia e malcapitati come le evittime della strage di Castelvolturno del 18 settembre 2008[13]. Quella stagione è riassunta nelle numerose ordinanze di custodia cautelare emesse per ciascuno di quei fatti omicidiari e nella sentenza del GUP di Napoli, Toscano, del 17 dicembre 2009, che ha condannato circa 40 affiliati al gruppo SETOLA per la partecipazione all’associazione mafiosa retta dal boss evaso dal regime degli arresti domiciliari nell’aprile del 2008. Da quelle indagini sono sorte importanti collaborazioni con la giustizia, ad iniziare da DI CATERINO Emilio che, prima dell’evasione del SETOLA e dopo l’arresto di GUIDA Luigi del 2005, era stato del clan BIDOGNETTI il reggente, alternandosi con CIRILLO Alessandro, detto il sergente[14]. Come si vedrà, le collaborazioni di GUIDA Luigi detto ‘o ndrink e di DI CATERINO Emilio, vanno lette in sequenza e consentono di ricostruire la storia del clan Bidognetti dal 2001 al 2008, provenendo le rispettive dichiarazioni dai soggetti che hanno ricoperto funzioni apicali nel clan e dunque ben in grado di raccontare anche vicende relative ai rapporti con l apolitica e l’imprenditoria.

Par. 4 La faida di Villa Literno. La guerra fra i Bidognetti ed i Tavoletta-Ucciero. Il ruolo di killer e capozona di IOVINE Massimo.
La ricostruzione che segue è stata operata nel p.p. n. 57464#/2006 R.G. relativo al tentato omicidio di UCCIERO Vincenzo avvenuto alle ore 12.10 circa del 17.07.2007[15], ricostruzione che per semplicità si riporta e che è utile a comprendere le dinamiche criminali del territorio nel periodo a cavallo con l’inizio dei fatti contestati a FABOZZI Enrico e passati alle cronache come la faida di Villa Literno.
il tentato omicidio infatti veniva immediatamente ricondotto dagli investigatori dei Carabinieri ai contrasti interni alla criminalità organizzata casertana nella quale, del resto, lo stesso UCCIERO militava, contrasti manifestati, per l’appunto, dal susseguirsi negli anni di agguati reciproci tra il gruppo TAVOLETTA-UCCIERO da un lato ed il gruppo BIDOGNETTI dall’altro. In effetti, è opportuno illustrare, proprio perché la vicenda si è verificata nel comune di Villa Literno, quale sia stata l’evoluzione dei rapporti criminali che ha caratterizzato quel territorio nel corso del tempo. Difatti, i cittadini di Villa Literno hanno, purtroppo, assistito ad alleanze e scissioni continue tra appartenenti a gruppi criminali contrapposti, testimoniate da una lunga e persistente sequenza di delitti di sangue che, da oltre un decennio, si verificano nella cittadina.
Dalla sia pur fugace lettura degli atti processuali relativi ai numerosi giudizi relativi alla cd. faida di Villa Literno si desume, con semplicità, come molti degli episodi ad essa riconducibili, siano maturati in un momento storico in cui erano attive in Villa Literno due opposte fazioni camorristiche, in guerra fra loro per il predominio sul territorio: il gruppo TAVOLETTA-UCCIERO ed il gruppo BIDOGNETTI, così individuati per i nomi delle famiglie leader attorno alle quali si aggregavano, ed in parte si aggregano tuttora, i rispettivi affiliati.
I due gruppi camorristici, entrambi confederati nel clan dei Casalesi, erano capeggiati rispettivamente:
Ø Il gruppo TAVOLETTA, da TAVOLETTA Cesare classe 1980[16] che dal 01.03.2004 è collaboratore di giustizia;
Ø Il gruppo BIDOGNETTI, prima da VERDE Enrico, da sempre fedele ai BIDOGNETTI, e poi da GUIDA Luigi, rappresentato in Villa Literno da IOVINE Massimo, anch’esso divenuto dal 31.01.2008 collaboratore di giustizia. Infine da CIRILLO Alessandro, detto o’ Sergente, e poi DI CATERINO Emilio fino alla sanguinosa stagione inaugurata dall’evasione di SETOLA Giuseppe dagli arresti domiciliari nei primi mesi del 2008. Il VERDE Enrico ha riportato condanna alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di ORABONA Davide, componente del clan TAVOLETTA, ed attualmente è sottoposto al regime degli arresti domiciliari per motivi di salute.
Il gruppo TAVOLETTA era appoggiato dal gruppo cd. scissionista, che si staccò dai BIDOGNETTI ed, ai suoi vertici, poteva contare su personaggi di spicco quali CANTIELLO Salvatore detto Carusiello, DIANA Luigi detto o’ Manovale (attualmente anch’egli collaboratore di giustizia), CANTIELLO Vincenzo, ZARA Nicola, APICELLA Pasquale, CORVINO Daniele ed altri esponenti del clan dei CASALESI. La compagine contrapposta ai TAVOLETTA, quella cioè facente capo a BIDOGNETTI Francesco, alias Cicciotto e’ Mezzanotte ed ai suoi figli BIDOGNETTI Aniello e Raffaele, oggi detenuti, poteva contare sull’apporto di GUIDA Luigi, reggente del clan, LETIZIA Giovanni, GRASSIA Luigi, DI MAIO Francesco, DI CATERINO Emilio (divenuto anch’egli collaboratore di giustizia, dopo un periodo di latitanza). La vitalità dei due gruppi criminali non ha mai avuto momenti di stasi. Ognuna delle attività illecite cd. spia, caratterizzanti la presenza delle organizzazioni criminali di stampo camorristico si è incessantemente ripetuta sul territorio. Basti pensare alle numerose estorsioni, alle imposizioni di alcuni prodotti al commercio, (vds. imposizione del latte, del caffè, della carne) agli omicidi, gli atti intimidatori ed alle altre attività tipiche dei gruppi camorristici.
In definitiva, le organizzazioni criminali non hanno mai perduto il controllo del territorio, riuscendo - peraltro - continuamente ad attingere dalla società civile sempre nuovi accoliti. Per comprendere bene il fenomeno socio-criminale con cui ci si confronta è forse sufficiente riportare un nudo elenco cronologico degli episodi principali che hanno caratterizzato la contrapposizione armata tra i gruppi TAVOLETTA e BIDOGNETTI ed i fatti di sangue che ne sono scaturiti dal 1997:
· omicidio di TAVOLETTA Antonio[17], capo dell'omonimo clan, avvenuto in data 23.09.97, in Villa Literno; nell'occasione rimase ferito anche LETTIERO Cuono[18], affiliato al sodalizio dei TAVOLETTA, divenuto poi, nel 2000, collaboratore di giustizia;
· tentato omicidio di VERDE Enrico[19], affiliato al clan BIDOGNETTI, in atto sottoposto al regime degli arresti domiciliari, avvenuto in data 17.11.97 in Villa Literno;
· omicidio di TAVOLETTA Mario[20], avvenuto in Giugliano in Campania il 16.03.98. TAVOLETTA Mario era ritenuto l'alter ego del capo clan TAVOLETTA Antonio, tra l'altro suo cugino.
· omicidio di DI FRAIA Raffaele[21], affiliato al clan BIDOGNETTI, avvenuto in data 05.04.98 in Villa Literno dopo pochi giorni dall'omicidio di TAVOLETTA Mario. Il DI FRAIA al momento dell'agguato indossava un giubbetto antiproiettile, temendo quindi un eventuale aggressione. L’omicidio DI FRAIA Raffaele rappresenta l’imputazione di una ordinanza di custodia in carcere[22] nei confronti di CANTIELLO Salvatore, TAVOLETTA Cesare, DEL VECCHIO Antonio e UCCIERO Massimo, quest’ultimo - all’epoca dei fatti - ancora minorenne;
· omicidio di ORABONA Davide, avvenuto il 14.10.98, in Villa Literno. La vittima era ritenuta esattore del clan TAVOLETTA. Le indagini hanno consentito di raccogliere inconfutabili indizi di colpevolezza nei confronti di VERDE Enrico, riconosciuto da un testimone oculare quale autista del commando che aveva assassinato ORABONA Davide[23].
· omicidio di FALCONE Amedeo, avvenuto in Castelvolturno il 21.10.98. Il FALCONE, domiciliato a fianco dell’abitazione di TAVOLETTA Antonio, era ritenuto a quest’ultimo affiliato; la figlia del FALCONE è l’attuale convivente di TAVOLETTA Cesare;
· omicidio di IANNARELLA Tammaro[24], avvenuto in Casal di Principe il 16.11.98, fratello del più noto Pasquale, nato a Capua il 14.5.68, affiliato al clan BIDOGNETTI.
· omicidio di CATERINO Vincenzo[25], avvenuto in Villa Literno il 16.01.99, affiliato al clan BIDOGNETTI e in ottimi rapporti d'amicizia con DI FRAIA Raffaele e VERDE Enrico, tanto che ha reso dichiarazioni a questa P.G. a favore del VERDE, tentando di precostituirgli un alibi per l'omicidio di ORABONA Davide;
· omicidio di LAUDANDO Vincenzo[26], avvenuto il 18.01.99. Il LAUDANDO, appartenente al clan TAVOLETTA, è stato assassinato soltanto due giorni dopo l'omicidio di CATERINO Vincenzo;
· Fra il mese di aprile e settembre 1999 furono catturati i latitanti BIDOGNETTI Domenico, CANTIELLO Salvatore, CANTIELLO Vincenzo, ZARA Nicola e DIANA Luigi (gli ultimi quattro contrapposti ai BIDOGNETTI).
· Nella notte fra il 02/03.08.1999 vennero, altresì, arrestati: TAVOLETTA Cesare (Rino); D’ALESSANDRO Nicola, UCCIERO Massimo, TAVOLETTA Cesare (cugino di Rino) e TAVOLETTA Pasquale (cugino di Rino), per estorsione ai danni di DIANA Antonio, titolare di un supermercato in via Roma di Villa Literno ubicato di fronte l’abitazione del capo clan TAVOLETTA Cesare detto Rino. Le rappresaglie contro il DIANA Antonio furono immediate e sfociate tragicamente nella morte di CORSO Cipriano, affiliato al gruppo TAVOLETTA. Nei primi giorni del mese di dicembre del 2000 il CORSO Cipriano venne ferito mortalmente dal figlio di DIANA Antonio, Pasquale, cognato di IOVINE Massimo, mentre tentava, armato di pistola, di rapinare l’incasso del supermercato.
· In data 08.05.2000, venne ferito mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco, in Villa Literno, PARABOSCHI Angelo[27], ritenuto “vicino” ai BIDOGNETTI. L’obiettivo dell’agguato, era però, IANNARELLA Pasquale che si trovava in compagnia del PARABOSCHI e di MICILLO Carmine, tutti affiliati al gruppo BIDOGNETTI;
· In data 16.05.2000, in Villa Literno, venne assassinato mediante colpi d’arma da fuoco PECCHIA Gaetano[28], suocero di TAVOLETTA Mario;
· In data 25.05.2001, in Villa Literno, veniva rinvenuto il cadavere carbonizzato di DI FRATTA Tammaro, elemento “vicino” al clan TAVOLETTA;
· In data 08.09.2001 in Villa Literno, venne assassinato mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco IANNARELLA Pasquale[29], affiliato al gruppo BIDOGNETTI. L’ufficio del P.M. in data 25.01.05 ha emesso, nell’ambito del p.p. 3444/05 Mod. 21, decreto di fermo nei confronti di TAVOLETTA Cesare, DIANA Francesco, IAVARAZZO Tammaro e IOVINE Gennaro, perché responsabili, i primi due dell’omicidio ed i secondi due (IAVARAZZO e IOVINE) di tentato omicidio avvenuto nel 1998;
· In data 23.09.2001, in Villa Literno, venne assassinato NEGRI Augusto[30], affiliato al gruppo TAVOLETTA. Il NEGRI aveva partecipato materialmente all’omicidio di IANNARELLA Pasquale;
· In data 18.02.2002, in Villa Literno, venne assassinato AMATO Antonio[31], cognato dell’ex capo clan TAVOLETTA Antonio, omicidio di cui si parlerà diffusamente appresso;
· In data 02.08.2002, in Villa Literno, venne assassinato D’ALESSANDRO Nicola[32], uno dei capi storici del gruppo TAVOLETTA. Per tale omicidio è stata emessa in data 04.02.2004 O.C.C.[33] nei confronti di ZIELLO Gaetano e di IOVINE Massimo: quest’ultimo è stato condannato in primo grado all’ergastolo, prima che iniziasse a collaborare con la giustizia;
· In data 03.09.2003 venne scarcerato UCCIERO Massimo, alias “Capa Spaccata” e reggente del clan TAVOLETTA;
· In data 15.09.2003, in Villa Literno via Delle Dune, veniva investito IOVINE Massimo mentre viaggiava a bordo di una motocicletta. Nell’occorso IOVINE riportava gravi lesioni e interrogato dagli investigatori (Polizia di Stato) riferiva che si era trattato di un normale incidente stradale. Negli atti redatti dal Commissariato di P.S. di Aversa, vengono ipotizzate responsabilità nei confronti di UCCIERO Massimo.
· In data 24.09.03 venne posto agli arresti domiciliari CORVINO Daniele e, pochi giorni, lo stesso provvedimento fu eseguito per ZARA Nicola. Entrambi comunicarono alla Stazione CC di Casal di Principe che non volevano recarsi in Caserma per aderire all’obbligo della firma per paura di attentati;
· Nella serata del 28.09.2003, vennero assassinati in Villa Literno, ROVESCIO Giuseppe e NATALE Vincenzo, contestualmente rimasero feriti: GALOPPO Francesco, DE LUCA Mirko Raimondo e ROVESCIO Simeone. L’episodio omicidiario è stato trattato nell’O.C.C. nr. 678/08 O.C.C. (p.p. nr. 51129/03 R.G.) emessa dall’Ufficio 28 ° GIP del Tribunale di Napoli dr. Giustina CAPUTO, in data 10.06.2008. Il provvedimento, relativamente al duplice omicidio e contestuale tentato triplice omicidio, è stato confermato anche dal Tribunale del Riesame di Napoli.
· In data 26.10.03 venne scarcerato BIDOGNETTI Raffaele, alias “Lello o’ Puffo” figlio del capo clan Francesco detto “Cicciotto ‘e Mezzanotte”.
· In data 03.11.03 furono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco nell’autovettura Renault Clio, in uso alla madre di UCCIERO Massimo, parcheggiata davanti alla di lui abitazione.
· In data 19.11.2003 è stato nuovamente arrestato UCCIERO Massimo per inosservanza agli obblighi imposti e da allora non è stato più scarcerato.
· Nella serata del 23.11.03 è stato assassinato, in Villa Literno, MISSO Michele, “reo” di aver collaborato con i fratelli UCCIERO nella consegna di carne alle varie macellerie di Villa Literno. Anche quest’ultimo omicidio è stato contestato nella O.C.C. nr. 678/08 emessa il 10.06.08, perché ritenuto commesso da IOVINE Massimo del gruppo BIDOGNETTI.
· Il 13.12.2003 a Casal di Principe (CE) sulla strada statale Nola - Villa Literno è stato ucciso CAIAZZO Giuseppe[34], affiliato al gruppo TAVOLETTA.
· Il 22.01.2004 in Villa Literno, via Roma, davanti l’abitazione dei propri genitori è stato assassinato UCCIERO Domenico, fratello di Massimo, affiliato al clan TAVOLETTA. Anche l’omicidio UCCIERO Domenico è stato contestato nella O.C.C. nr. 678/08 emessa il 10.06.08, a IOVINE Massimo del gruppo BIDOGNETTI;
· In data 9 febbraio 2004 è stata eseguita la O.C.C. in carcere nr.°81200/01 emessa dall’ ufficio del Tribunale di Napoli, nei confronti di 34 affiliati al gruppo TAVOLETTA.
· In data 01.03.2004 inizia a collaborare con la giustizia il capo clan TAVOLETTA Cesare detto RINO;
· In data 13.03.2004, veniva catturato IOVINE Massimo, latitante perché colpito da O.C.C. relativa all’omicidio di D’ALESSANDRO Nicola. Lo IOVINE si rese irreperibile dal 22.01.2004 da quando ebbe a commettere l’omicidio di UCCIERO Domenico.
· In data 16 Marzo 2004, venivano esplosi diversi colpi d’arma da fuoco nella piazza antistante il Municipio di Villa Literno. Fonte confidenziale avvalorata da una telefonata anonima giunta nella stessa serata alla Stazione CC di Villa Literno indicava quali autori DI FRAIA Antonio, inteso “o’ VULPACCHIELLO”, e tale Enzino “O’ BRIATORE”, inteso UCCIERO Vincenzo;
· In data 18 Marzo 2004, vennero esplosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione di DI FRAIA Antonio, corrente in Villa Literno, via Salerno n. 11;
· In data 14.04.2004 è stato assassinato dai Tavolettiani, in Villa Literno AVERSANO Stefano, ritenuto vicino al gruppo BIDOGNETTI;
· In data 11 Maggio 2004, in Villa Literno, DELLE Donne Mauro, che si trovava a bordo dell’autovettura Fiat Punto, di proprietà di DI FRAIA Antonio, scampava ad un agguato tesogli da componenti del clan avverso. L’autovettura veniva raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco;
· In data 15.05.2004, in Villa Literno, personale della Stazione CC di Villa Literno, traeva in arresto DELLE DONNE Mauro, DI FRAIA Antonio e UCCIERO Vincenzo, responsabili di detenzione abusiva di un Kalashnikov, di una pistola a tamburo cal. 38 e di due pistole con matricola abrasa. Per tale reato rimaneva detenuto solo il DELLE DONNE;
· In data 27.05.2004, in Villa Literno, via Salerno, ad opera di un commando organizzato con più autovetture, veniva ucciso a colpi di arma da fuoco DI FRAIA Antonio, alias “O’ VULPACCHIELLO”;
· In data 09.11.2004, verso le ore 03.00 circa, in Villa Literno, via Castello, davanti l’abitazione di UCCIERO Vincenzo, un commando composto da più persone incendiava il suo furgone ed attendeva che lo stesso uscisse dalla propria abitazione, evidentemente, per ucciderlo. Dopo 17 minuti circa di attesa i killer, appostati davanti l’abitazione, esplodevano 14 colpi d’arma da fuoco contro il cancello d’ingresso dell’abitazione del predetto. Le fasi dell’azione delittuosa venivano riprese dalle telecamere, installate nell’abitazione dell’UCCIERO.
· In data 12.02.2005 venne catturato DIANA Francesco, detto Francesco SALVI che intanto era passato dal gruppo TAVOLETTA a quello BIDOGNETTI, divenendo il capo-zona di Villa Literno.
· Il 17 luglio 2007 UCCIERO Vincenzo, fratello di Massimo riesce a salvarsi miracolosamente da un agguato di matrice camorristica.
Si tratta di un elenco assai eloquente, che chiarisce perché la contrapposizione armata tra i due gruppi abbia martoriato il territorio e per quali ragioni la realizzazione di un tentato omicidio, come quello contestato nelle imputazioni provvisorie, non possa essere compresa se non analizzando il contesto generale in cui esso avviene.
Ad ogni modo, la conferma della matrice camorristica dell’agguato si è avuta, alcuni mesi dopo la realizzazione del fatto, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno consentito di fare piena luce sul contesto di riferimento nel cui ambito è maturata la vicenda delittuosa in esame, fornendo un apporto conoscitivo decisivo per le indagini.
Questi fatti sono stati ad oggi ricostruiti quasi del tutto con numerosissime pronunce di Gip e Tribunale grazie proprio alle dichiarazioni dei collaboratori ed in particolare di IOVINE Gennaro, fratello di Massimo, IOVINE massimo, DI CATERINO Emilio, DIANA Francesco, GUIDA Luigi. IOVINE Massimo il quale ha potuto narrare della sua partecipazione a numerosi omicidi contro i TAVOLETTA-UCCIERO di cui si è accusato, avendovi preso parte come esecutore materiale e killer di provata capacità; si ricordano fra gli altri gli omicidi di DI MAIO Nicola, CAIAZZO giuseppe, D’ALESSANDRO Nicola, MISSO Michele, AMATO Antonio, UCCIERO Domenico, NEGRI Augusto, FRATTA Tammaro, per i quali il collaboratore ha confessato la sua responsabilità[35].
[1] Interrogatorio di GUIDA Luigi del 28.9.2009.
[2] i cittadini di Villa Literno hanno, purtroppo, assistito ad alleanze e scissioni continue tra appartenenti a gruppi criminali contrapposti, testimoniate da una lunga e persistente sequenza di delitti di sangue che, da oltre un decennio, si verificano nella cittadina. Dalla sia pur fugace lettura degli atti processuali relativi ai numerosi giudizi relativi alla cd. faida di Villa Literno si desume, con semplicità, come molti degli episodi ad essa riconducibili, siano maturati in un momento storico in cui erano attive in Villa Literno due opposte fazioni camorristiche, in guerra fra loro per il predominio sul territorio: il gruppo TAVOLETTA-UCCIERO ed il gruppo BIDOGNETTI, così individuati per i nomi delle famiglie leader attorno alle quali si aggregavano, ed in parte si aggregano tuttora, i rispettivi affiliati.
I due gruppi camorristici, entrambi confederati nel clan dei Casalesi, erano capeggiati rispettivamente:
Ø Il gruppo TAVOLETTA, da TAVOLETTA Cesare classe 1980[2] che dal 01.03.2004 è collaboratore di giustizia;
Ø Il gruppo BIDOGNETTI, prima da VERDE Enrico, da sempre fedele ai BIDOGNETTI, e poi da GUIDA Luigi, rappresentato in Villa Literno da IOVINE Massimo, anch’esso divenuto dal 31.01.2008 collaboratore di giustizia. Infine da CIRILLO Alessandro, detto o’ Sergente, fino alla sanguinosa stagione inaugurata dall’evasione di SETOLA Giuseppe dagli arresti domiciliari nei primi mesi del 2008. Il VERDE Enrico ha riportato condanna alla pena dell’ergastolo per l’omicidio di ORABONA Davide, componente del clan TAVOLETTA, ed attualmente è sottoposto al regime degli arresti domiciliari per motivi di salute.
Il gruppo TAVOLETTA era appoggiato dal gruppo cd. scissionista, che si staccò dai BIDOGNETTI ed, ai suoi vertici, poteva contare su personaggi di spicco quali CANTIELLO Salvatore detto Carusiello, DIANA Luigi detto o’ Manovale (attualmente anch’egli collaboratore di giustizia), CANTIELLO Vincenzo, ZARA Nicola, APICELLA Pasquale, CORVINO Daniele ed altri esponenti del clan dei CASALESI.
La compagine contrapposta ai TAVOLETTA, quella cioè facente capo a BIDOGNETTI Francesco, alias Cicciotto e’ Mezzanotte ed ai suoi figli BIDOGNETTI Aniello e Raffaele, oggi detenuti, poteva contare sull’apporto di GUIDA Luigi, reggente del clan, LETIZIA Giovanni, GRASSIA Luigi, DI MAIO Francesco, DI CATERINO Emilio (divenuto recentemente collaboratore di giustizia, dopo un periodo di latitanza).
La vitalità dei due gruppi criminali non ha mai avuto momenti di stasi.
Ognuna delle attività illecite cd. spia, caratterizzanti la presenza delle organizzazioni criminali di stampo camorristico si è incessantemente ripetuta sul territorio.
Basti pensare alle numerose estorsioni, alle imposizioni di alcuni prodotti al commercio, (vds. imposizione del latte, del caffè, della carne) agli omicidi, gli atti intimidatori ed alle altre attività tipiche dei gruppi camorristici.
In definitiva, le organizzazioni criminali non hanno mai perduto il controllo del territorio, riuscendo - peraltro - continuamente ad attingere dalla società civile sempre nuovi accoliti.
Per comprendere bene il fenomeno socio-criminale con cui ci si confronta è forse sufficiente riportare un nudo elenco cronologico degli episodi principali che hanno caratterizzato la contrapposizione armata tra i gruppi TAVOLETTA e BIDOGNETTI ed i fatti di sangue che ne sono scaturiti dal 1997 ad oggi:
· omicidio di TAVOLETTA Antonio, capo dell'omonimo clan, avvenuto in data 23.09.97, in Villa Literno; nell'occasione rimase ferito anche LETTIERO Cuono, affiliato al sodalizio dei TAVOLETTA, divenuto poi, nel 2000, collaboratore di giustizia;
· tentato omicidio di VERDE Enrico, affiliato al clan BIDOGNETTI, in atto sottoposto al regime degli arresti domiciliari, avvenuto in data 17.11.97 in Villa Literno;
· omicidio di TAVOLETTA Mario, avvenuto in Giugliano in Campania il 16.03.98. TAVOLETTA Mario era ritenuto l'alter ego del capo clan TAVOLETTA Antonio, tra l'altro suo cugino.
· omicidio di DI FRAIA Raffaele, affiliato al clan BIDOGNETTI, avvenuto in data 05.04.98 in Villa Literno dopo pochi giorni dall'omicidio di TAVOLETTA Mario. Il DI FRAIA al momento dell'agguato indossava un giubbetto antiproiettile, temendo quindi un eventuale aggressione. L’omicidio DI FRAIA Raffaele rappresenta l’imputazione di una ordinanza di custodia in carcere nei confronti di CANTIELLO Salvatore, TAVOLETTA Cesare, DEL VECCHIO Antonio e UCCIERO Massimo, quest’ultimo - all’epoca dei fatti - ancora minorenne;
· omicidio di ORABONA Davide, avvenuto il 14.10.98, in Villa Literno. La vittima era ritenuta esattore del clan TAVOLETTA. Le indagini hanno consentito di raccogliere inconfutabili indizi di colpevolezza nei confronti di VERDE Enrico, riconosciuto da un testimone oculare quale autista del commando che aveva assassinato ORABONA Davide.
· omicidio di FALCONE Amedeo, avvenuto in Castelvolturno il 21.10.98. Il FALCONE, domiciliato a fianco dell’abitazione di TAVOLETTA Antonio, era ritenuto a quest’ultimo affiliato; la figlia del FALCONE è l’attuale convivente di TAVOLETTA Cesare;
· omicidio di IANNARELLA Tammaro, avvenuto in Casal di Principe il 16.11.98, fratello del più noto Pasquale, nato a Capua il 14.5.68, affiliato al clan BIDOGNETTI.
· omicidio di CATERINO Vincenzo, avvenuto in Villa Literno il 16.01.99, affiliato al clan BIDOGNETTI e in ottimi rapporti d'amicizia con DI FRAIA Raffaele e VERDE Enrico, tanto che ha reso dichiarazioni alla P.G. a favore del VERDE, tentando di precostituirgli un alibi per l'omicidio di ORABONA Davide;
· omicidio di LAUDANDO Vincenzo, avvenuto il 18.01.99. Il LAUDANDO, appartenente al clan TAVOLETTA, è stato assassinato soltanto due giorni dopo l'omicidio di CATERINO Vincenzo;
· Fra il mese di aprile e settembre 1999 furono catturati i latitanti BIDOGNETTI Domenico, CANTIELLO Salvatore, CANTIELLO Vincenzo, ZARA Nicola e DIANA Luigi (gli ultimi quattro contrapposti ai BIDOGNETTI).
· Nella notte fra il 02/03.08.1999 vennero, altresì, arrestati: TAVOLETTA Cesare (Rino); D’ALESSANDRO Nicola, UCCIERO Massimo, TAVOLETTA Cesare (cugino di Rino) e TAVOLETTA Pasquale (cugino di Rino), per estorsione ai danni di DIANA Antonio, titolare di un supermercato in via Roma di Villa Literno ubicato di fronte l’abitazione del capo clan TAVOLETTA Cesare detto Rino. Le rappresaglie contro il DIANA Antonio furono immediate e sfociate tragicamente nella morte di CORSO Cipriano, affiliato al gruppo TAVOLETTA. Nei primi giorni del mese di dicembre del 2000 il CORSO Cipriano venne ferito mortalmente dal figlio di DIANA Antonio, Pasquale, cognato di IOVINE Massimo, mentre tentava, armato di pistola, di rapinare l’incasso del supermercato.
· In data 08.05.2000, venne ferito mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco, in Villa Literno, PARABOSCHI Angelo, ritenuto “vicino” ai BIDOGNETTI. L’obiettivo dell’agguato, era però, IANNARELLA Pasquale che si trovava in compagnia del PARABOSCHI e di MICILLO Carmine, tutti affiliati al gruppo BIDOGNETTI;
· In data 16.05.2000, in Villa Literno, venne assassinato mediante colpi d’arma da fuoco PECCHIA Gaetano, suocero di TAVOLETTA Mario;
· In data 25.05.2001, in Villa Literno, veniva rinvenuto il cadavere carbonizzato di DI FRATTA Tammaro, elemento “vicino” al clan TAVOLETTA;
· In data 08.09.2001 in Villa Literno, venne assassinato mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco IANNARELLA Pasquale, affiliato al gruppo BIDOGNETTI. Questo Ufficio, in data 25.01.05 ha emesso, nell’ambito del p.p. 3444/05 Mod. 21, decreto di fermo nei confronti di TAVOLETTA Cesare, DIANA Francesco, IAVARAZZO Tammaro e IOVINE Gennaro, perché responsabili, i primi due dell’omicidio ed i secondi due (IAVARAZZO e IOVINE) di tentato omicidio avvenuto nel 1998;
· In data 23.09.2001, in Villa Literno, venne assassinato NEGRI Augusto, affiliato al gruppo TAVOLETTA. Il NEGRI aveva partecipato materialmente all’omicidio di IANNARELLA Pasquale;
· In data 18.02.2002, in Villa Literno, venne assassinato AMATO Antonio, cognato dell’ex capo clan TAVOLETTA Antonio, omicidio di cui si parlerà diffusamente appresso;
· In data 02.08.2002, in Villa Literno, venne assassinato D’ALESSANDRO Nicola, uno dei capi storici del gruppo TAVOLETTA. Per tale omicidio è stata emessa in data 04.02.2004 O.C.C. nei confronti di ZIELLO Gaetano e di IOVINE Massimo: quest’ultimo è stato condannato in primo grado all’ergastolo, prima che iniziasse a collaborare con la giustizia;
· In data 03.09.2003 venne scarcerato UCCIERO Massimo, alias “Capa Spaccata” e reggente del clan TAVOLETTA;
· In data 15.09.2003, in Villa Literno via Delle Dune, veniva investito IOVINE Massimo mentre viaggiava a bordo di una motocicletta. Nell’occorso IOVINE riportava gravi lesioni e interrogato dagli investigatori (Polizia di Stato) riferiva che si era trattato di un normale incidente stradale. Negli atti redatti dal Commissariato di P.S. di Aversa, vengono ipotizzate responsabilità nei confronti di UCCIERO Massimo.
· In data 24.09.03 venne posto agli arresti domiciliari CORVINO Daniele e, pochi giorni, lo stesso provvedimento fu eseguito per ZARA Nicola. Entrambi comunicarono alla Stazione CC di Casal di Principe che non volevano recarsi in Caserma per aderire all’obbligo della firma per paura di attentati;
· Nella serata del 28.09.2003, vennero assassinati in Villa Literno, ROVESCIO Giuseppe e NATALE Vincenzo, contestualmente rimasero feriti: GALOPPO Francesco, DE LUCA Mirko Raimondo e ROVESCIO Simeone. L’episodio omicidiario è stato trattato nell’O.C.C. nr. 678/08 O.C.C. (p.p. nr. 51129/03 R.G.) emessa dall’Ufficio 28 ° GIP del Tribunale di Napoli dr. Giustina CAPUTO, in data 10.06.2008. Il provvedimento, relativamente al duplice omicidio e contestuale tentato triplice omicidio, è stato confermato anche dal Tribunale del Riesame di Napoli.
· In data 26.10.03 venne scarcerato BIDOGNETTI Raffaele, alias “Lello o’ Puffo” figlio del capo clan Francesco detto “Cicciotto ‘e Mezzanotte”.
· In data 03.11.03 furono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco nell’autovettura Renault Clio, in uso alla madre di UCCIERO Massimo, parcheggiata davanti alla di lui abitazione.
· In data 19.11.2003 è stato nuovamente arrestato UCCIERO Massimo per inosservanza agli obblighi imposti e da allora non è stato più scarcerato.
· Nella serata del 23.11.03 è stato assassinato, in Villa Literno, MISSO Michele, “reo” di aver collaborato con i fratelli UCCIERO nella consegna di carne alle varie macellerie di Villa Literno. Anche quest’ultimo omicidio è stato contestato nella O.C.C. nr. 678/08 emessa il 10.06.08, perché ritenuto commesso da IOVINE Massimo del gruppo BIDOGNETTI.
· Il 13.12.2003 a Casal di Principe (CE) sulla strada statale Nola - Villa Literno è stato ucciso CAIAZZO Giuseppe, affiliato al gruppo TAVOLETTA.
· Il 22.01.2004 in Villa Literno, via Roma, davanti l’abitazione dei propri genitori è stato assassinato UCCIERO Domenico, fratello di Massimo, affiliato al clan TAVOLETTA. Anche l’omicidio UCCIERO Domenico è stato contestato nella O.C.C. nr. 678/08 emessa il 10.06.08, a IOVINE Massimo del gruppo BIDOGNETTI;
· In data 9 febbraio 2004 è stata eseguita la O.C.C. in carcere nr.°81200/01 emessa dall’ ufficio del Tribunale di Napoli, nei confronti di 34 affiliati al gruppo TAVOLETTA.
· In data 01.03.2004 inizia a collaborare con la giustizia il capo clan TAVOLETTA Cesare detto RINO;
· In data 13.03.2004, veniva catturato IOVINE Massimo, latitante perché colpito da O.C.C. relativa all’omicidio di D’ALESSANDRO Nicola. Lo IOVINE si rese irreperibile dal 22.01.2004 da quando ebbe a commettere l’omicidio di UCCIERO Domenico.
· In data 16 Marzo 2004, venivano esplosi diversi colpi d’arma da fuoco nella piazza antistante il Municipio di Villa Literno. Fonte confidenziale avvalorata da una telefonata anonima giunta nella stessa serata alla Stazione CC di Villa Literno indicava quali autori DI FRAIA Antonio, inteso “o’ VULPACCHIELLO”, e tale Enzino “O’ BRIATORE”, inteso UCCIERO Vincenzo;
· In data 18 Marzo 2004, vennero esplosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo dell’abitazione di DI FRAIA Antonio, corrente in Villa Literno, via Salerno n. 11;
· In data 14.04.2004 è stato assassinato dai Tavolettiani, in Villa Literno AVERSANO Stefano, ritenuto vicino al gruppo BIDOGNETTI;
· In data 11 Maggio 2004, in Villa Literno, DELLE Donne Mauro, che si trovava a bordo dell’autovettura Fiat Punto, di proprietà di DI FRAIA Antonio, scampava ad un agguato tesogli da componenti del clan avverso. L’autovettura veniva raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco;
· In data 15.05.2004, in Villa Literno, personale della Stazione CC di Villa Literno, traeva in arresto DELLE DONNE Mauro, DI FRAIA Antonio e UCCIERO Vincenzo, responsabili di detenzione abusiva di un Kalashnikov, di una pistola a tamburo cal. 38 e di due pistole con matricola abrasa. Per tale reato rimaneva detenuto solo il DELLE DONNE;
· In data 27.05.2004, in Villa Literno, via Salerno, ad opera di un commando organizzato con più autovetture, veniva ucciso a colpi di arma da fuoco DI FRAIA Antonio, alias “O’ VULPACCHIELLO”;
· In data 09.11.2004, verso le ore 03.00 circa, in Villa Literno, via Castello, davanti l’abitazione di UCCIERO Vincenzo, un commando composto da più persone incendiava il suo furgone ed attendeva che lo stesso uscisse dalla propria abitazione, evidentemente, per ucciderlo. Dopo 17 minuti circa di attesa i killer, appostati davanti l’abitazione, esplodevano 14 colpi d’arma da fuoco contro il cancello d’ingresso dell’abitazione del predetto. Le fasi dell’azione delittuosa venivano riprese dalle telecamere, installate nell’abitazione dell’UCCIERO.
· In data 12.02.2005 venne catturato DIANA Francesco, detto Francesco SALVI che intanto era passato dal gruppo TAVOLETTA a quello BIDOGNETTI, divenendo il capo-zona di Villa Literno.
· Il 17 luglio 2007 UCCIERO Vincenzo, fratello di Massimo riesce a salvarsi miracolosamente da un agguato di matrice camorristica.
[3] Nato a Sant’Egidio di Monte Albino il 14 febbraio 1955 ed ivi residente viale degli Aranci nr.8. Dal sito internet della Regione Campania è emerso che è stato assessore all’ambiente nel primo Governo Bassolino 200-2005; e confermato nel secondo Governo Bassolino dal 2005.

[4] Si riporta un passaggio, riguardante la struttura del gruppo bidognettiano, tratto dalla citata ordinanza (pagg. 8, 9 e 10):…omissis…La presente ordinanza ha ad oggetto una serie di episodi criminosi posti in essere da soggetti appartenenti ad una organizzazione di stampo camorristico operante in territorio casertano e la appartenenza dei soggetti stessi al sodalizio.
La dimostrazione della esistenza della predetta organizzazione costituisce, pertanto, il presupposto ineludibile per la comprensione delle singole vicende delittuose trattate. Al riguardo la richiesta di applicazione di misura cautelare contiene un’ esposizione dell’origine e delle vicissitudini dei clan camorristici che, a partire dai primi anni ’70, si sono succeduti nel territorio campano e più specificamente casertano. In questa sede, si fa pertanto rinvio sia alla richiesta del PM che alle ordinanze di custodia cautelare n.371/95 e 291/96, emesse da questo giudice ed allegate agli atti del procedimento, che contengono un’esauriente ricostruzione della storia criminale dei clan di cui si dirà appresso.
Basti qui ricordare, in estrema sintesi, come l’esame dei numerosi provvedimenti giudiziari adottati negli ultimi anni, in relazione al fenomeno della criminalità organizzata casertana, nella maggior parte confermati dagli organi di impugnazione in procedimenti che in alcuni casi sono già culminati in pronunce di primo grado (op. Claudia, sentenza PICCA Aldo ed altri) o definitive (sentenza n.963/89 Bardellino + 88), consente di tratteggiare il quadro di una imponente e ramificata organizzazione mafiosa che ha controllato e controlla l’intera Provincia di Caserta, anche attraverso la corruzione di esponenti delle istituzioni e della Pubblica Amministrazione (v. misure cautelari c.d. Spartacus 2” e “AIMA”) e l’eliminazione fisica degli avversari (v. le numerose misure cautelari per omicidio).
Grazie soprattutto all’apporto determinante fornito da alcuni soggetti che, dopo aver fatto parte dell’organizzazione de quo con ruoli di rilievo, decidevano di collaborare con gli inquirenti (si vedano, in particolare, le prime dirompenti dichiarazioni rese da Carmine Schiavone cui, poi, nel corso delle indagini si aggiungevano quelle, altrettanto significative, di Quadrano Giuseppe, De Simone Dario, Pagano Giuseppe, Ferrara Raffaele, D’Alessandro Salvatore, Frascogna Domenico ed altri), era possibile accertare come tale organizzazione, che dai primi anni ‘70 ebbe quale indiscusso elemento di vertice Antonio Bardellino, subiva nel corso degli anni ogni sorta di vicissitudini e contrasti, sia interni che con fazioni avverse, sino ad arrivare, alla fine degli anni ’80, all’eliminazione fisica di Bardellino ed ad una guerra feroce contro i suoi fedelissimi, conclusasi con l’affermazione delle famiglie degli Schiavone e dei Bidognetti, che acquisivano il controllo diretto dei settori criminali di stretta origine casalese ed inoltre di tutti gli altri gruppi camorristici, operanti, ciascuno, in un determinato distretto territoriale.
Verso la metà degli anni ’90, però, grazie anche alla concreta azione posta in essere dalle Forze dell’Ordine e culminata con le operazioni, denominate Spartacus 1 e Spartacus 2, gli equilibri raggiunti all’interno del sodalizio subivano nuovi mutamenti.
E proprio alla fase già presa in esame dalle ricordate ordinanze cautelari ed a quella immediatamente successiva, si riferisce il presente provvedimento che, avvalendosi delle pregresse acquisizioni investigative relative al clan dei casalesi, si fonda poi sugli ulteriori apporti derivanti dalle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, che hanno consentito, anche in alcuni casi, la rivalutazione di precedenti elementi ritenuti di scarsa rilevanza probatoria ed anche su intercettazioni telefoniche che, oltre ad essere state estremamente utili nella cattura di latitanti, hanno consentito di comprendere i nuovi equilibri interni ai gruppi criminali.
Il gruppo bidognettiano.
Premesse queste brevi note riassuntive, nel presente procedimento sarà esaminata l’appartenenza di alcuni soggetti al gruppo di comando, che facevano capo alla famiglia “Bidognetti”, famiglia egemone, insieme a quella Schiavone, del sodalizio protagonista delle terribili vicende omicidiarie che saranno esposte, e al gruppo dei “malapelle”(così erano chiamati i componenti della famiglia Cantone), pure confederata al sodalizio casalese, operante in Trentola Dugenta, prima alle dipendenze di Dario De Simone (seppure collegata anche ai Bidognetti) e, poi, dopo che questi intraprendeva la sua collaborazione con la A.G., legati alla sola famiglia Bidognetti.
In proposito deve preliminarmente osservarsi che molti componenti di tale fazione camorrista, invero quelli storicamente al vertice della stessa, ci si riferisce al Francesco Bidognetti detto “Cicciotto di Mezzanotte”, a Bidognetti Domenico, a Diana Luigi, Diana Alfonso e Cantiello Salvatore (questi ultimi tre a partire dal 1996/97 si distaccheranno dal gruppo Bidognetti per dissidi interni insorti nella cosca), a Vargas Pasquale, allo stesso Zagaria Michele, ad Apicella Pasquale, ai figli del Bidognetti Francesco, Raffaele ed Aniello, a Setola Giuseppe, a Ferrara Raffaele, ora collaboratore di giustizia, risultano già colpiti da misure cautelari per 416 bis c.p., confermate in tutte le sedi di gravame, nell’ambito delle varie operazioni “Spartacus” che si allegano e nel più recente provvedimento restrittivo dl G.i.p. di Napoli, nei confronti di Ammutinato + 63, pure allegato.
Sulla struttura e sulle vicende del gruppo Bidognetti ha fornito , da ultimo, importanti informazioni il collaboratore di giustizia Ferrara Raffaele, già capozona di Parete.
Dalle sue dichiarazioni (integralmente riportate nella richiesta del P.M.), peraltro ampiamente riscontrate da quelle di altri collaboratori (cfr. dich. Cirillo Francesco, sulla cui base veniva emessa la richiamata ord. Ammutinato + 63), emerge come a seguito della cattura e della lunga carcerazione di Bidognetti Francesco, la associazione abbia continuato ad operare sotto le direttive dei figli del Bidognetti, Aniello e Raffaele, e del fratello Domenico sino al 1996. Tale situazione, però, non risultava gradita ai più fidati collaboratori di Bidognetti Francesco, tra cui Apicella Pasquale e Cantiello Salvatore, che ritenevano di aver maggior diritto di sostituire il capo, grazie ai meriti conquistati negli anni e, per tale motivo, si scatenavano nuovi contrasti all’interno del gruppo.
Anche le ordinanze di custodia cautelare relative agli omicidi Raimondo e Parente, confermate in tutte le sedi di gravame, contribuiscono alla ricostruzione delle vicende del gruppo bidognettiano.
Tali provvedimenti, alla cui motivazione si fa rinvio, sono stati emessi sulla base delle dichiarazioni accusatorie rese dal collaboratore di giustizia Caianiello Raffaele, ampiamente riscontrate dalle investigazioni svolte .
Il Caianiello, appartenente al sodalizio casalese, e, segnatamente al gruppo dominante in Grazzanise, nell’ambito della sua collaborazione, e in particolare con riferimento all’omicidio del Raimondo, in ordine al quale sono, fra gli altri, gravemente indiziati Bidognetti Domenico e Dell’Aversano Giuseppe, evidenziava quale fosse l’enorme potere decisionale e di influenza del gruppo bidognettiano, che riusciva ad imporre la consumazione di un omicidio, di suo esclusivo interesse, ad un diverso, seppure confederato, gruppo camorrista operante nella Provincia.
In conclusione, se nessun dubbio può sorgere in ordine alla esistenza del sodalizio camorrista “casalese”, egualmente può considerarsi un dato accertato, la esistenza di una fazione di tale sodalizio, facente capo al Bidognetti, fazione poi, spaccatasi con la fuoriuscita dei Diana e del Cantiello.
La stessa è dimostrata non solo dalle univoche dichiarazioni di numerosissimi collaboratori, in uno con l’acquisizione di imponenti riscontri investigativi, ma anche dalla stessa sostanziale ammissione del fatto, che, a sorpresa, veniva resa, in sede di esame, dal Bidognetti Francesco, nel corso dell’udienza dibattimentale del giorno 11.04.2000, innanzi alla 7^ Sez. Penale del Tribunale di Napoli (allegata in atti), nel corso del quale il “Cicciotto di Mezzanotte”, nel tentativo di spiegare il motivo per cui veniva accusato dal De Simone, sottolineava che mentre lui aveva, sempre, fatto parte di una fazione dell’organizzazione, quella di stretta osservanza casalese, il suo accusatore, invece, faceva il doppio gioco.


[5] La famiglia Bidognetti, dopo l’arresto del capo storico Francesco BIDOGNETTI, era rappresentata, nel corso degli anni, dal congiunto Domenico BIDOGNETTI, oggi divenuto collaboratore di giustizia, e dai figli Aniello e Raffaele BIDOGNETTI.
[6] Il Ferriero, che iniziava a collaborare con la A.G. alla fine del 1999, confermava l’avvenuta scissione all’interno della fazione bidognettiana negli interrogatori resi in data 08.03.2000, 22.06.2000 e 07.11.2000.
[7] Il Lettiero che iniziava a collaborare con la A.G. nel settembre 2000, riferiva, negli interrogatori del 28.09.2000, 11.11.2000, 03.02.2001, e 09.01.2002 di momenti di dissidio tra le famiglie Schiavone e Bidognetti con riferimento alla percezione di cospicue tangenti sulle c.d. vasche di depurazione di Villa Literno, soprattutto ad opera della seconda ed a scapito del gruppo Tavoletta egemone, da un punto di vista criminale, su quell’area territoriale, nonché della guerra che, in via generale, il gruppo scissionista, guidato da Cantiello Salvatore, portò al gruppo Bidognetti, nell’area casertana.
[8] V. interrogatorio della Barra in data 11.06.2003.
[9] In data 12.06.2003, la Barra riferiva …omissis… A proposito sempre del gruppo criminale BIDOGNETTI, posso dirle che ho vissuto in prima persona le vicende relative alla scissione avvenuta all’interno di questo clan. In particolare, proprio nella casa di Casaluce davanti a me si litigarono BIDOGNETTI Aniello e CANTIELLO Salvatore, detto “CARUSIELLO”. Erano presenti anche MIMI’ BRUTTACCIONE, cioè BIDOGNETTI Domenico, che parteggiava per ANIELLO e GIGINO “O SCIUOCCO” che parteggiava per “CARUSIELLO”. In pratica, BIDOGNETTI Aniello diceva a “CARUSIELLO” che lui poteva dargli solo pochi soldi perché il resto lo doveva dare al padre “CICCIOTTO” e, quindi, lo invitava a darsi da fare da solo per arrotondare le entrate delittuose. “CARUSIELLO” si arrabbiava moltissimo, perché diceva che lui aveva fatto i morti per suo padre e, quindi, non era giusto che venisse trattato in questo modo. Una discussione oggi, una discussione domani, fino a che non scoppiò la guerra con un sacco di morti. ….omissis…; In data 25.09.2003…omissis… Per quanto riguarda la vicenda del conflitto tra la famiglia BIDOGNETTI, da una parte, e CANTIELLO Salvatore e “GIGINO O SCIUOCCO”, dall’altra, posso ulteriormente dire che il primo a distaccarsi dai BIDOGNETTI fu proprio “GIGINO O SCIUOCCO” il quale si mise contro i BIDOGNETTI perché costoro avevano deciso di fare la guerra ad un suo cognato e cioè al marito di una sua sorella….omissis…In pratica, “GIGINO O SCIUOCCO” prese le difese del cognato ed in seguito riuscì a portarsi con lui CANTIELLO Salvatore che, dal canto suo, lamentava che i BIDOGNETTI lo trattavano male, dandogli uno “stipendio” basso rispetto ai suoi “meriti” da camorrista. Io le posso dirle ciò con certezza perché queste discussioni si facevano a casa mia a Teverola; per cui io assistevo a queste litigate fra “GIGINO SCIUOCCO”, CANTIELLO Salvatore e BIDOGNETTI Aniello. Ricordo che questo cognato di “GIGINO O SCIUOCCO” era ritenuto una specie di traditore da parte di BIDOGNETTI Aniello in quanto, prima, stava con i BIDOGNETTI e, poi, aveva voluto mettersi da solo. Anzi, non posso escludere, se non ricordo male, che questo cognato di “GIGINO O SCIUOCCO” stava con gli SCHIAVONE; anzi no, ora ricordo bene: fu CANTIELLO Salvatore che, dopo aver litigato con i BIDOGNETTI, chiese a “SANDOKAN” se poteva mettersi con lui e “SANDOKAN” gli rispose che per rispetto di “CICCIOTTO” non poteva prenderselo. Questo particolare mi fu detto da BIDOGNETTI Aniello. Quanto al cognato di “GIGINO O SCIUOCCO”, le ribadisco quanto le ho detto prima e cioè che questi stava prima con i BIDOGNETTI e, poi, si mise per i fatti suoi….omissis…;
[10]Sul punto, v. dichiarazioni del Pannullo rese in data 23.10.2003, 03.11.2003, 01.04.2004 e 08.04.2004.
[11] Il Tavoletta dichiarava in data 04.03.2004 …omissis… iniziammo a parlare dei problemi che piu’ in generale riguardavano i rapporti fra i vari gruppi operanti in zona. Michele ZAGARIA mi confermo’ subito che lui e il suo gruppo avevano preso le distanze dal gruppo Bidognetti e, quindi, intendevano sostenerci nella guerra contro i predetti . Dico confermo’, in quanto già mio zio Mario Tavoletta mi aveva detto che potevamo contare sull’appoggio di Michele Zagaria. In effetti, lo zio Mario mi aveva spiegato che non solo il Michele Zagaria stava con noi ma che anche SANDOKAN era in contatto epistolare con lui e assicurava appoggio al nostro gruppo, fornendoci anche armi, come poi spieghero’ meglio nel corso di successivi interrogatori. Furono fatti anche omicidi da parte di uomini di fiducia di Sandokan contro esponenti del clan Bidognetti contando sul fatto che la cosa poteva essere addebitata al Cantiello Salvatore notoriamente diventato nemico dei Bidognetti.…omissis…; in data 26.03.2004 …omissis… Sempre nel corso della carcerazione agosto 1999 luglio 2001, ebbi modo di avere colloqui con De Vito Luigi detto “O’ Sciuocco”. Il De Vito era persona un tempo legata Bidognetti e che, all’epoca nella quale eravamo codetenuti, era passato con Cantiello. Il De Vito mi parlo’ della circostanza che aveva una importante rilievo strategico nell’ambito degli equilibri fra i diversi gruppi camorristico operanti nel casertano. Il De Vito, in particolare, intese spiegarmi e confermarmi con un fatto specifico quanto il gruppo di Schiavone SANDOKAN fosse vicino a quello di Cantiello Salvatore nella lotta che questo gruppo aveva intrapreso contro il clan Bidognetti. In sostanza si trattava di una appoggio concreto e sostanziale che pero’ non doveva apparire all’esterno. Fu cosi’ che mi spiego’ il De Vito che proprio gli uomini di Sandokan, su ordine di quest’ultimo, avevano ucciso …omissis… persona di massima fiducia del clan Bidognetti e ordinando quell’omicidio ai suoi uomini, Sandokan voleva dimostrare a Salvatore Cantiello quanto fosse lui vicino alla sua causa.…omissis…; in data 22.04.2004 …omissis…Venni a conoscenza della vicenda relativa alle vasche di depurazione di Villa Literno o meglio degli interessi del sodalizio all’interno di tale struttura, poco dopo il mio ingresso nell’organizzazione che, come ho spiegato, è avvenuta dopo la morte di mio zio TAVOLETTA Antonio. In particolare, fu mio zio TAVOLETTA Mario che mi spiegò che tutti gli affari sulle vasche, ivi compreso il ritiro della tangente, veniva gestito da DI FRAIA Raffaele per conto del clan BIDOGNETTI. Per tale motivo, la nostra famiglia aveva mosso delle pretese nei confronti della famiglia BIDOGNETTI, rappresentando che, essendo la nostra famiglia la più importante, che gestiva gli “affari” di Villa Literno, era giusto che fossimo noi a gestire quello che era l’affare più importante e cioe’ quello delle vasche di depurazione. Per tale ragione, mio zio TAVOLETTA Antonio venne ucciso e cioè proprio il fatto che lui aveva avanzato le pretese di cui sopra ne aveva determinato la morte cosi’ come riteneva mio zio Mario. Insomma, la guerra fra noi e i BIDOGNETTI era nata proprio in conseguenza dei contrasti insorti sulla gestione delle vasche di depurazione. In sostanza, intendevamo deviare il flusso di denaro che proveniva dalla famiglia GALLO e dalla gestione delle vasche dal DI FRAIA a noi. Vero è che i soldi alla fine dovevano confluire nella cassa di Casal di Principe ma era un fatto di regole di principio dell’organizzazione. Mio zio Antonio era il capo zona ed era lui che doveva gestire l’affare…omissis… ZAGARIA Michele è uno dei capi storici del clan dei casalesi. Possiamo dire che, adesso che sono detenuti “SANDOKAN” e BIDOGNETTI Francesco, i personaggi più importanti del clan dei casalesi sono ZAGARIA Michele ed “O NINNO” cioè IOVINE Antonio. ZAGARIA Michele, prima, era una cosa con i BIDOGNETTI, poi, dopo la scissione nel clan BIDOGNETTI ed alla guerra sotterranea fra i BIDOGNETTI gli SCHIAVONE, ZAGARIA Michele ed il suo gruppo hanno preso le distanze dai BIDOGNETTI. Posso dirle, anzi, che proprio in occasione dell’incontro che ebbi con ZAGARIA Michele, nel corso del quale, come le ho detto, parlammo della questione del “latte”(n.d.P.M.: v. o.c.c. nr.60147/02 mod.21 del 20.02.2004), nell’affrontare le vicende relative alla guerra in corso fra noi ed i BIDOGNETTI, lo ZAGARIA Michele mi disse che sarebbe stato ben contento se io, come mi ero riproposto, fossi riuscito ad uccidere uno dei figli di BIDOGNETTI Francesco. Insomma, ZAGARIA Michele era molto più vicino alla famiglia SCHIAVONE e, quindi, a noi TAVOLETTA, piuttosto che ai BIDOGNETTI…omissis…; in data 02.10.2004 …omissis…Come le ho già spiegato nel corso di precedenti verbali, il clan BIDOGNETTI era il nostro principale nemico. Ho già anche specificato quali erano gli esponenti più importanti di tale gruppo in Villa Literno. Mi si chiede a questo punto di specificare quali fossero le alleanze riferibili ai bidognettiani ed in particolare sul litorale domitio. Le rispondo che il gruppo bidognettiano era in ottimi rapporti con il gruppo LA TORRE . Io stesso in carcere a S.M.C.V. ho avuto modo di constatare come parecchi esponenti del clan LA TORRE del tipo GAGLIARDI Angelo, detto “mangianastri” e CORNACCHIA Ernesto, fossero particolarmente cordiali ed in costante compagnia con SETOLA Giuseppe, DELL’AVERSANO Giuseppe che sono esponenti di primo piano del gruppo BIDOGNETTI. Più in generale la cosa mi fu spiegata da CORVINO Daniele, detto “o specchiato” che mi disse che i LA TORRE ed i BIDOGNETTI erano da tempo alleati e che questa alleanza, nonostante tutti i fatti successi di recente (arresti, guerre di camorra etc. etc.) continuava ad essere solida. Tali notizie ricevute sono recenti poiché risalgono al 2003. Un ruolo importante di cerniera veniva svolto da ALFIERO, detto “ o capritto”, bidognettiano molto vicino alle posizioni del gruppo LA TORRE…omissis…;
[12] Il riferimento specifico è relativo all’O.C.C. a carico di ABBATE Massimiliano+67, n. 77946/2001 r.g.n.r., n. 25964/03 R.G. G.I.P. e n. 252/08 O.C.C. emessa dal G.I.P. di Napoli, Ufficio 32°, il 7.4.2008.
[13] 1) Omicidio di BIDOGNETTI Umberto del 2 maggio 2008
Nella mattinata del giorno 2.05.2008, un commando di persone armate giunte a bordo di almeno due autovetture, irrompeva all’interno dell’azienda bufalina ubicata in Cancello ed Arnone (CE) alla via Pietro Pagliuca, gestita da Bidognetti Umberto nato a Casal di Principe (CE) il 21.05.1939, che veniva trucidato con colpi d’arma da fuoco.- La vittima dell’agguato era il genitore del camorrista Bidognetti Domenico, alias “ò bruttaccione”, decisivo collaborare di giustizia, rimasto da sempre estraneo a logiche criminali, non aveva mai voluto aderire al piano di protezione;
2) Omicidio NOVIELLO Domenico del 16 maggio 2008
Alle ore 7:15 del 16.05.2008, in Castel Volturno (CE) – località Baia Verde – al Viale Lenin n. 329, a seguito di un agguato di camorra, decedeva Noviello Domenico nato a S. Cipriano d’Aversa (CE) il 14.08.1943 che veniva fatto bersaglio, in diverse parti del corpo, da numerosi colpi d’arma da fuoco.- Il predetto, immune da precedenti di polizia, in passato ebbe a denunciare una patita estorsione da parte dei camorristi locali, tra cui proprio Cirillo Alessandro alias “ò sergent”;
3) Tentato omicidio di CARRINO Francesca del 30.05.2008
Alle ore 22.30 del 30.05.2008, in Villaricca (NA), Carrino Francesca, figlia di Carrino Maria a sua volta sorella della predetta collaboratrice di giustizia Carrino Anna, ex convivente del capo storico Bidognetti Francesco alias “Cicciotto è mezzanotte”, veniva attinta da un colpo d’arma da fuoco esploso da un commando di tre uomini giunti sul posto con un’autovettura munita di lampeggiante che si qualificavano come appartenenti alla Direzione Investigativa Antimafia; dalla immediata ricostruzione era evidente la volontà omicida.
4) Omicidio di ORSI Michele del 1 giugno 2008
Nella mattinata del giorno 1.06.2008, in Casal di Principe (CE) all’interno del bar “Roxy Bar”, ORSI Michele nato a Casal di Principe (CE) il 13.10.1961, pregiudicato, nonché imprenditore operante nel settore dei rifiuti solidi urbani, ritenuto “vicino” al gruppo camorristico capeggiato dalla famiglia “Bidognetti”; lo stesso aveva reso dichiarazioni in ordine a vicende giudiziarie ricollegabili al ciclo di smaltimento dei rifiuti, per le quali era imputato ed era già stato arrestato; Michele ORSI veniva attinto da numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi da ignoti sicari;
5) Omicidio di GRANATA Raffaele del 11 luglio 2008
Nella mattinata dell’11.07.2008, in Castel Volturno (CE) – località Ischitella – all’interno dello stabilimento balneare “La Fiorente”, ignoti uccidevano il gestore, GRANATA Raffaele nato a Calvizzano (NA) l’1.01.1938, genitore del sindaco del comune di Calvizzano (NA).- Il de cuius, negli anni passati aveva denunciato delle richieste estorsive da parte dell’organizzazione camorristica operante in Castel Volturno.- Inoltre, si accertava che due giorni prima dell’agguato mortale, il Granata Raffaele aveva ricevuto la visita di due emissari della camorra, individuati nei pregiudicati Ferrillo Luigi e Gagliardi Giuseppe, che gli avevano imposto il pagamento di una tangente a favore degli “amici di Castel Volturno” e per questo venivano arrestati;
6) duplice omicidio dei cittadini albanesi KAZANI – DANI del 4 agosto 2008
In data 04.08.2008, in Castel Volturno, località Pescopagano venivano uccisi, a mezzo di numerosi colpi d’arma da fuoco, KAZANI Arthur e DANI Zyber di nazionalità albanese
7) la strage incompiuta del 18 agosto 2008, in Castel Volturno
Il giorno 18.08.2008, alle ore 19:15, in Castel Volturno (CE) alla via Battisti n. 1, diverse persone – alcune viaggianti su delle moto ed indossanti caschi protettivi - esplodevano numerosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di un gruppo di stranieri di colore, ferendone cinque.
Interveniva sul posto personale di P.S di Castelvolturno che repertava 24 bossoli calibro 7,62x 39, 7 bossoli 9x21 ed 1 calibro 40 S. & W nonché constatava la presenza sul luogo del delitto di una persona di colore, identificata in EGONMWAN NOGIEMWEN, detto TEDDY, presidente della associazione Nigeriana in Campania avente sede nella sua abitazione; nell’occasione si accertava il ferimento di cinque persone africane, ferite in varie parti del corpo.
In particolare IMASVEN ALICE TAIYE risultava essere stato attinto da un colpo di striscio alla testa, OGBODU OSAHENI al fianco destro e sinistro, IGHODARO ELVIS alla regione dorsale e coscia sx, BLASING EWAMAN all’arto superiore sx e UWAGBOE LUCKY alla coscia ed al bacino sinistro: le vittime venivano immediatamente trasportati con l’ambulanza “ 118” presso la clinica Pinetagrande di CastelVolturno per le prime cure.

8) omicidio ai danni di DODA Ramis del 21 agosto 2008
Il giorno 21.08.2008, alle ore 19:45, in via Santa Croce di San Marcellino (CE), nei pressi del Bar – Paninoteca “Freedom”, due persone ignote, esplodevano numerosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo del cittadino straniero DODA Ramis nato in Albania il 21.01.1983, pregiudicato, che decedeva;
9) omicidio CIARDULLO e FABOZZI del 12 settembre 2008
Il giorno 12.09.2008, alle ore 17:55, nei pressi del cimitero di Trentola Ducenta (CE), nel piazzale antistante la ditta di trasporti gestita da CIARDULLO Antonio nato a San Marcellino (CE) il 14.04.1958, ignoti sicari uccidevano il predetto e il suo collaboratore, Fabozzi Ernesto nato a San Marcellino (CE) il 10.03.1962;
10) l’omicidio di CELIENTO Antonio e la strage di Castel Votlurno del 18 settembre 2008
Il 18 settembre 2008 un commando formato da più persone armate, giunte sul posto a bordo di un’ autovettura, irrompeva all’interno di una sala giochi sita in località Baia Verde del comune di Castel Volturno (CE), trucidando a colpi di diverse micidiali armi da fuoco il gestore della medesima, CELIENTO Antonio nato a Caivano (NA) l’1.01.1955.
Dopo poco, intorno alle ore 21:45 circa, dopo la notizia di analoga azione omicida, personale di P.G. interveniva in località Lago Patria del Comune di Castel Volturno (CE), presso la sartoria “OB.OB. EXOTIC FASHIONS s.a.s. di V. OSAFO” sita sulla SS Domitiana alla progressiva chilometrica 43+000, esercizio gestito da persone di colore, essendo stati ivi segnalata l’esplosione di colpi d’arma da fuoco.
Lo scenario che si presentava agli investigatori era raccapricciante.
Giunti sul posto, si accertava che sul pavimento dell’opificio sartoriale – un piccolo negozio il cui ingresso si affacciava sulla statale Domitiana -, giacevano i corpi senza vita di tre immigrati di colore mentre altri due, AYIMBORA Josep nato in Ghana il 13.09.1974 e GEEMES Alex nato a Monrovia (Liberia) il 5.05.1980, erano stati trasportati d’urgenza presso l’ospedale “La Schiana” di Pozzuoli ove, alle prime ore del mattino seguente, il GEEME Alex decedeva per i postumi delle ferite riportate. Altre due persone si trovavano all’esterno della sartoria e, in particolare, uno di questi era senza vita riverso sul manto stradale mentre l’altro era seduto al lato guida di una autovettura marca A.R. modello 145 di colore bordeaux con ancora le cinture di sicurezza indossate e lo stereo acceso. Il sopralluogo evidenziava, senza ombra di dubbio, il particolare volume di fuoco esploso all’indirizzo degli extracomunitari, facendo ragionevolmente propendere per l’origine camorristica dell’agguato e chiaramente emergere il carattere terroristico della stessa.
11) Omicidio di RICCIO Lorenzo, il 02.10.2008.
Il 2 ottobre 2008, in Giugliano in Campania (NA), un sicario armato di una pistola e di un kalashnikov, all’interno dell’agenzia funebre “Russo”, uccideva RICCIO Lorenzo, ivi impiegato come ragioniere. Il titolare dell’agenzia, RUSSO Luciano, in passato aveva denunciato il capo clan Francesco BIDOGNETTI;
12) Omicidio di CANTELLI Stanislao, il 05.10.2008.
Il 05 ottobre 2008 in Casal di Principe, Corso Umberto I, all’interno del “Circolo Sociale Ricreativo” ivi istituito, veniva ucciso, a mezzo di numerosi colpi d’arma da fuoco, CANTELLI Stanislao, nato a Casal di Principe il 31.03.1948, ivi residente alla via C. Battisti nr. 25, zio dei collaboratori di giustizia DIANA Luigi e DIANA Alfonso.
13) Tentato omicidio di ORABONA Salvatore, il 12.12.2008.
Nella serata del 12 dicembre 2008 un sodalizio criminale composto da cinque persone esplodeva numerosissimi colpi d’arma da fuoco, mediante l’impiego anche di un kalashnikov, all’indirizzo del cancello di ingresso pedonale dell’abitazione di ORABONA Salvatore, nato a Trentola Ducenta (CE) il 03.02.1972, ivi residente alla via Caravaggio nr. 18. Le modalità dell’assalto lasciavano intendere l’inequivocabile volontà omicida in danno dell’ORABONA.
14) Tentato omicidio di MOLITIERNO Giuseppina, il 12.12.2008.
Nella medesima serata del 12 dicembre 2008, lo stesso gruppo di sicari di cui al punto precedente, a pochi minuti di distanza dal tentato omicidio di ORABONA Salvatore, perpetrava medesimo delitto in danno di MOLITIERNO Giuseppina, nata ad Aversa (CE) il 20.02.1962, residente a Trentola Ducenta (CE), via Alfieri nr. 18. Le modalità criminali erano praticamente le stesse per entrambi gli episodi appena citati: anche in danno della MOLITIERNO, infatti, venivano esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo della propria abitazione, in particolare della finestra della cucina, all’interno della quale si trovava la vittima unitamente alla sua famiglia. La MOLITIERNO rimaneva ferita con due colpi d’arma da fuoco ed escussa immediatamente a sommarie informazioni, consentiva di apprendere che l’obiettivo dei killer era verosimilmente il pregiudicato e suo vicino di casa FALCONE Pietro.

[14] Interrogatorio di DI CATERINO Emilio del 17.10.08: Sono entrato a far parte del clan BIDOGNETTI alla fine del 2001, inizio 2002. Lavoravo a Villa Literno con una mia impresa edile e frequentavo il figlio di Antonio VERDE, figlio di Enrico, detto o’ Barbiere. Ad un certo punto uscì dal carcere Rino TAVOLETTA ed il suo gruppo decise di uccidermi perché mi riteneva responsabile della raccolta delle estorsioni per conto del VERDE, ma non era vero: io mi limitavo a frequentare il figlio di VERDE Enrico. Da quel momento, dopo il mio matrimonio, ho deciso di entrare a far parte del clan BIDOGNETTI. Fui presentato da Bernardo CIRILLO, che mi portò da GUIDA Luigi, all’epoca reggente del clan. Bernardo CIRILLO è un parente di mia moglie. Da quel momento ho preso lo stipendio: il primo stipendio è stato di 2 milioni e mezzo. Poi con l’euro è diventato di circa 1500 euro, quando reggeva il clan Gigino GUIDA.
Ho commesso l’omicidio di DI MAIO Nicola nel 2002. Commesso con GUIDA Luigi, GRASSIA Luigi, detto O’ragno, omissis …….
Prima che uscisse SETOLA dal carcere ho partecipato al tentato omicidio di UCCIERO Vincenzo, il 17.7.2007. In un’ALFA 147 eravamo io, Antonio CORVINO e TARTARONE Luigi. L’UCCIERO doveva essere ucciso perché intendeva riprendere l’egemonia su Villa Literno. … omissis …
In relazione alla scarcerazione del SETOLA ho avuto notizia da ALFIERIO Massimo il quale a dicembre 2007 è venuto da me a LUSCIANO rappresentandomi la necessità di procurare 50 mila euro da dare all’avv. LEPRE di Napoli che difende il SETOLA per farlo scarcerare per ragioni di salute. Il SETOLA in realtà ha un problema all’occhio sinistro, ma ci vede abbastanza bene, tanto che porta tranquillamente la moto, la macchina, spara ecc. Questi soldi sono stati procurati da me ed ALFIERO prelevandoli dalla cassa delle estorsioni che facevano a LUSCIANO, PARETE, CANCELLO ARNONE e VILLA LITERNO. Io ho consegnato la somma ad ALFIERO che li doveva dare all’avvocato. ALFIERO mi disse che i soldi servivano per fare avere «il visto favorevole» per andarsi a curare, ma non so dire con precisione a quale persone fossero destinate. In seguito alla scarcerazione il SETOLA disse di essere uscito grazie alla sua patologi all’occhio, ma ho saputo attraverso l’ALFIERO che la persona che aveva aiutato il SETOLA ad esser scarcerato aveva contattato più volte il SETOLA perché era stato sottoposto ad indagini dalla DIA che lo pressava per sapere che era successo e come aveva fatto a scarcerare il SETOLA. Questa stessa persona quindi in continuazione riferiva all’ALFIERO che prima o poi il SETOLA sarebbe stato arrestato di nuovo a seguito di quelle indagini e che quindi doveva al più presto darsi alla fuga. In realtà era l’ALFIERO che in quel periodo teneva i contatti per noi con il SETOLA, che stava a PAVIA.
Nel periodo in cui SETOLA era agli arresti domiciliari a PAVIA egli comunicava con CIRILLO Alessandro e LETIZIA Giovanni attraverso telefoni cellulari dedicati che aveva procurato Massimo ALFIERO. In questo periodo io facevo parte integrante del gruppo ed in particolare ero molto vicino a Massimo ALFIERO. Io facevo sempre le estorsioni e avevo la lista.
Ora la lista l’ho data – tramite Peppe “CASCIONE” a GAGLIARDINI Nicola, classe 1973, proprio la persona che avete arrestato nel recente provvedimento di fermo di venerdì.
Quando il SETOLA è evaso, si è incontrato prima con CIRILLO, LETIZIA, ALFIERO e ha imposto a tutti la sua posizione di comando. Il CIRILLO ha dovuto subire perché il SETOLA era il più anziano del clan. A D.R. Il capo era comunque sempre BIDOGNETTI Francesco e SETOLA era il suo rappresentante sul territorio. In seguito, in aprile, prima degli omicidi ho avuto anche io un incontro con SETOLA in San Marcellino a casa di PARENTE Raffaele, che fa il meccanico. La sua casa si trova alle spalle dell’Equipe. Si tratta di una casa di fronte al capannone dell’officina. … omisis … In quel discorso il SETOLA mi disse subito che bisognava uccidere Umberto BIDOGNETTI, Domenico NOVIELLO e Michele ORSI. A D.R. Questi tre omicidi furono così spiegati dal SETOLA: Umberto BIDOGNETTI doveva essere ucciso perché era il padre di Domenico BIDOGNETTI; Domenico NOVIELLO doveva essere ucciso perché era una persona che aveva denunciato i suoi estorsori del clan BIDOGNETTI e bisognava dare ubn esempio agli imprenditori della zona di Castel Volturno. Michele ORSI doveva morire per ché aveva iniziato a rendere dichiarazioni collaborative con la giustizia nella materia dei rifiuti. A D.R. Non so dire se vi fosse qualcuno più in alto di SETOLA che avesse richiesto questi omicidi. Il SETOLA mi disse che gli omicidi dovevano essere eseguiti materialmente da me e da Massimo ALFIERO. Io dissi di sì perché ero disposto a commettere gli omicidi. Poi non ho partecipato perché non mi hanno più coinvolto.
A D.R. A Lusciano sono stato innanzitutto presso un’abitazione da me fittata. Poi sono stato a casa di MOSCA Luca per qualche giorno ed in vari altri posti che in seguito specificherò meglio.
A D.R. Un terzo incontro l’ho avuto con il SETOLA verso la fine di luglio. Il SETOLA mi voleva chiedere perché non avevo portato a termine l’omicidio di CANTELLI. Ed io gli risposi con sincerità che per il modo con cui me l’avevo chiesto mi ero molto impaurito. L’incontro avvenne a casa di Raffaele PARENTE a San Marcellino e vi presero parte anche Massimo ALFIERO, Massimo della Big Auto, ed un altro Massimo che potrebbe essere AMATRUDI. Nel corso di questo incontro si presentò l’avvocato Gerry CASELLA, che avevo già incontrato a casa di Alessandro CIRILLO. E’ un avvocato che difende gli affiliati del clan BIDOGNETTI. Si presentò insieme a Massimo credo AMATRUDI. Peppe voleva essere spiegato il processo a carico di sua moglie. Fu lo stesso Peppe SETOLA ad avere l’idea di mandare una sua foto con una benda ed un bastone, in modo da rappresentarlo come semicieco. L’avvocato disse di sì e consigliò di mandarla ai giornali. Ad un certo punto l’avvocato chiese a SETOLA di farci allontanare per parlare di una cosa delicata. SETOLA disse che avrebbe potuto parlare tranquillamente perché eravamo amici. L’avvocato disse che aveva saputo che la DIA aveva ordine di sparargli a vista. SETOLA scattò, e rivolgendosi a me disse «Milio’, se è così allora noi dobbiamo uccidere un paio di poliziotti». Io gli risposi che queste cose non ero disposto a farle. Questo scambio di vedute tra me e SETOLA ed il fatto che il SETOLA medesimo volesse ammazzare i poliziotti l’ho riferito ai miei amici BASCO Antonio e SPIERTO Pasquale, entrambi uomini di Michele ZAGARIA, per fare in modo che la notizia giungesse sia a ZAGARIA che a IOVINE, per fare in modo che costoro potessero intervenire e fermare il SETOLA. Da quel momento non ho visto più né BASCO né SPIERTO. Li ho incontrati a casa di mia cugina Maria, sorella di DI TELLA Antonio. Dopo quest’incontro mi sono allontanato, prima da solo, e poi con la mia famiglia, per recarmi a TERNI. Era l’8 agosto. Sono poi tornato la settimana scorsa per la vicenda della FIAT 500 rossa della quale ho parlato prima, per discutere con mia moglie, che nel frattempo era rientrata a Casale per l’inizio dell’anno scolastico dei bambini. … omissis


[15] UCCIERO Vincenzo si trovava a bordo dell’autovettura Mazda targata DE 699WV quando, in Via Feniculenza di Villa Literno, veniva affiancato da una moto modello enduro, con a bordo due giovani, uno dei quali esplodeva al suo indirizzo un colpo di pistola. UCCIERO, allora, scendeva dall’auto e, durante, la fuga venivano esplosi nei suoi confornti altri colpi d’arma da fuoco che, tuttavia, non lo raggiungevano. La polizia giudiziaria, intervenuta nell’immediatezza dei fatti, rinveniva e sequestrava 15 bossoli calibro 9x21 marca GFL. La vittima veniva escussa a sommarie informazioni testimoniali in merito all’accaduto ed, informalmente, riferiva che alla guida della moto poteva esserci tale EMILIOTTO ovvero DI CATERINO Emilio, che aveva avuto un chiarimento con il Sargente”, ossia con CIRILLO Alessandro, reggente - all’epoca - del gruppo BIDOGNETTI.
[16] Figlio di TAVOLETTA Pasquale alias ZORRO capo-clan di Villa Literno, ucciso nel 1989.
[17] TAVOLETTA Antonio, nato a Napoli il 23.05.1956, residente in Villa Literno alla via Donizetti n.35, zio paterno di Cesare TAVOLETTA;
[18] LETTIERO Cuono, nato a Villa Literno il 08.10.1956, ivi residente alla via Tirso nr.6, collaboratore di giustizia;
[19] VERDE Enrico, nato a Villa Literno il 13.11.1956, ivi residente via Panaro nr.5, in atto agli arresti domiciliari;
[20] TAVOLETTA Mario, nato a Villa Literno il 04.10.1963, ivi residente alla via Feniculense 1°Vico n. 9.
[21] DI FRAIA Raffaele, nato a Villa LITERNO il 17.02.1957, ivi residente via Salomone nr. 49.
[22] O.c.c. nr. 98058/00 (stralcio dal 3615/R/93) R. G. N. R. e n. 8932/00 R. G.I.P. emessa in data 28.12.01 (G.I.P. Dott.ssa G. CEPPALUNI).
[23] In data 14.10.1998 il prefato magistrato emetteva decreto di fermo nei suoi confronti. L’episodio omicidiario è stato poi raccontato anche dal c.d.g. LETTIERO Cuono. Per tale delitto VERDE Enrico è stato recentemente condannato in primo grado all’ergastolo;
[24] IANNARELLA Tammaro, nato a Villa Literno il 11.06.1961, ivi residente via Carducci n.10.
[25] CATERINO Vincenzo, nato a Villa Literno il 20.09.1954, ivi residente via Donizetti nr.31
[26] LAUDANDO Vincenzo, nato a Villa Literno il 20.01.1962, ivi residente via Feniculense n.13.
[27] PARABOSCHI Angelo, nato a Pavia il 22.12.1966, residente in Villa Literno.
[28] PECCHIA Gaetano, nato a Villa Literno il 05.02.1939, ivi residente.
[29] IANNARELLA Pasquale, nato a Capua il 14.05.1968, residente in Villa Literno.
[30] NEGRI Augusto, nato ad Aversa il 26.01.1982, residente in Villa Literno.
[31] AMATO Antonio, nato a Villa Literno il 03.02.1969, ivi residente.
[32] D’ALESSANDRO Nicola, nato a Villa Literno il 18.09.1958, ivi residente.
[33] O.C.C. nr. 41522/02 R.G. nr. 37714/03 R. GIP e nr. 65/04 o.c.c, emessa in data 04.02.2004 dal GIP del Tribunale di Napoli Dott. Fabio DENTE.
[34] Caiazzo Giuseppe, nato a Santa Maria Capua Vetere il 07.09.1978
[35] Si allegano le OCC già emesse.

Commenti

Anonimo ha detto…
ma l'ordinanza non mi sembra essere completa. Crede di poter pubblicare anche il resto?