AVELLINO, LA CAMORRA VUOLE LA TANGENTE SULLA VINCITA MILIONARIA DEL SUPERENALOTTO DI OSPEDALETTO D'ALPINOLO. CINQUE ARRESTI DEI CARABINIERI

Pretendevano dai vincitori del Superenalotto, baciati dalla dea bendata il 17 gennaio 2008, una parte della vincita, per il mantenimento dei carcerati appartenenti al clan e di conseguenza delle loro famiglie. Avevano vinto 33 milioni di Euro giocando un sistema presso un esercizio commerciale di Ospedaletto d’Alpinolo, ma alcuni dei 30 vincitori, invece di potersi godere serenamente la vincita, avevano ricevuto intimidazioni da appartenenti ai Clan CAVA-GENOVESE che pretendevano una parte della vincita per finanziare il CLAN.
Questo il punto da cui sono partiti i Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino che dopo due anni d’indagini sono riusciti ad identificare gli elementi del Clan CAVA-GENOVESE responsabili degli atti intimidatori e delle richieste estorsive in danno degli ignari vincitori.
Questa mattina, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Avellino hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, dott. Nicola MIRAGLIA DEL GIUDICE, su richiesta del dott. Francesco SOVIERO, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, e dal dott. Rosario CANTELMO, che ha condiviso gli elementi raccolti nel corso delle indagini dai Carabinieri, nei confronti di 5 elementi di primissimo piano del Clan CAVA-GENOVESE.
A finire in manette anche il figlio di Genovese Modestino, capo indiscusso dell’omonimo Clan, che, essendo minorenne all’epoca dei fatti, è stato oggetto di un decreto di fermo di persona sottoposta ad indagini emesso dal dott. Nicola CICCARELLI della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli. Genovese Marco Antonio deve anche rispondere di minaccia nei confronti di giovani del luogo e del titolare di una ditta che si era rifiutato di assumere un suo protetto.
Il gruppo, oltre a pretendere parte della vincita del superenalotto, deve rispondere di alcune estorsioni in danno di esercenti e piccoli imprenditori dell’area del Partenio, storicamente area d’influenza del Clan Genovese. Per dare maggiore sostegno alle richieste estorsive alcuni degli arrestati, forti della collaborazione di esponenti del clan Cava, disponevano anche di armi, munizioni ed esplosivo, utilizzate per intimorire le vittime.
Per la prima volta viene acclarata la confluenza e la convergenza di interessi del Clan GENOVESE, operante nella zona del Partenio, con il più famoso Clan CAVA, protagonista da anni di una sanguinosa faida con il Clan GRAZIANO di Quindici.

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