SALERNO, LA POLIZIA SEQUESTRA BENI PER OLTRE 2 MILIONI DI EURO AD UN CLAN CAMORRISTIC DELL'AGRO NOCERINO-SARNESE
Ieri il personale dell’ Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine diretta dal Primo dirigente Dott. Raffale BATTISTA ha completato le operazioni di sequestro dei beni in esecuzione di un provvedimento di applicazione misura di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale di Salerno – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti del pluripregiudicato- FAIELLA Michele di anni 57, in atto detenuto, ai sensi della vigente normativa antimafia.
Il provvedimento, che dispone la confisca previo sequestro dei beni, è il corollario di una intensa attività info-investigativa svolta dal predetto personale dipendente coordinato, per l’espletamento di dette attività, dal Sostituo Procuratore della Repubblica presso la locale D.D.A. che, negli ultimi anni, è impegnato, principalmente, nell’ambito delle misure di prevenzione.
Nei confronti dello stesso, il 30.10.2006, il locale Tribunale, accogliendo totalmente la proposta avanzata dal Questore di Salerno, disponeva l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale della P.S. per la durata di anni TRE con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Il FAIELLA, già condannato con sentenza datata 27/03/2000 della Corte d’Appello di Salerno (irrevocabile dal 02/03/2001) alla pena di anni sei di reclusione per i delitti di associazione per delinquere di stampo camorristico ed estorsione continuata in concorso aggravata ai sensi dell’art. 7 L. n. 203/1991 per aver fatto parte di una associazione a delinquere di tipo camorristico, promossa, diretta e organizzata da Bisogno Mario e Carusone Francesco, operante nel territorio di Cava dei Tirreni e comuni vicini, nell'ambito della più vasta ed articolata organizzazione criminosa denominata "Nuova Famiglia" facente capo a Carmine Alfieri e con diretti punti di riferimento in Pagani in De Vivo Bruno, Fezza Salvatore e Olivieri Giuseppe, questi ultimi due deceduti.
Le imputazione elevate a carico del FAIELLA evidenziano che le attività estorsive che lo videro direttamente coinvolto furono in specie dirette nei confronti di imprenditori operanti nel settore delle costruzioni ed in particolare nel settore degli appalti o subappalti di opere pubbliche, ciò a dimostrazione di una vocazione ma anche di una capacità di penetrazione in quel settore da parte del FAIELLA che, affinata dal prevenuto nel prosieguo della sua carriera criminale, ha poi trovato ampia ed eloquente conferma anche negli anni successivi.
Nell’ambito delle indagini erano stati acquisiti elementi dai quali emergeva che il Clan Bisogno, essendo omogeneo alla più vasta organizzazione denominata “Nuova Famiglia”, operava per suo conto nei comuni di Cava dè Tirreni e comuni immediatamente limitrofi, vantando diretti punti di riferimento con pregiudicati di Pagani quali De Vivo Bruno, Olivieri Giuseppe e Fezza Salvatore (padre di Rita[1], legata sentimentalmente a D’Auria Petrosino Antonio), questi ultimi due nel frattempo deceduti.
Il FAIELLA emergeva quale personaggio affiliato alla predetta organizzazione per delinquere di stampo camorristico denominata “Clan Bisogno”, che risultava essere dedita prevalentemente ai delitti di usura ed estorsione a danno di imprese in particolar modo di quelle operanti nel settore delle costruzioni e degli appalti pubblici e degli esercizi commerciali.
Il 20.04.2002 viene poi depositata presso la locale Procura della Repubblica D.D.A. una ulteriore informativa di reato redatta dal personale della Squadra Mobile di Salerno.
Con detta informativa, redatta all’esito di una lunga attività investigativa condotta sin dagli inizi del 2001, venivano denunciati FAIELLA Michele ed altre 27 persone in quanto ritenute responsabili del delitto di cui all’art.416 bis Cod. Pen. per essersi associate tra loro, rivestendo il FAIELLA Michele, il D’Auria Petrosino Antonio ed il D’Auria Petrosino Michele il ruolo di capi, promotori ed organizzatori di un sodalizio criminoso che si avvaleva della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che dallo stesso vincolo derivante per commettere più delitti di estorsione ai danni di imprenditori operanti nell’ Agro Nocerino Sarnese e zone limitrofe ed in particolare per assoggettare le imprese edili impegnate nella realizzazione di opere pubbliche e private ed in tal modo acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche ed in particolar modo il controllo sulla fornitura del calcestruzzo, del cemento armato e del movimento terra.
L’attività posta in essere dai compartecipi al sodalizio risultava essere finalizzata ad assoggettare e costringere le imprese edili operanti nel territorio ed impegnate alla realizzazione di opere pubbliche e private a rifornirsi del calcestruzzo prodotto principalmente da determinate imprese a loro facenti capo.
Tra tali imprese emergevano attività collegata originariamente al Clan Contaldo, attraverso le quali esponenti di quel clan avevano esteso l’ influenza operativa al di fuori del comprensorio di Pagani, operando nei vari comuni del territorio dell’Agro Nocerino in stretta collaborazione con il FAIELLA Michele, già noto nel settore per la stabile e continuativa gestione, in maniera occulta, dell’impresa individuale formalmente intestata alla moglie che esercitava l’attività di autotrasporto di cemento per conto terzi.
Le attività investigative acclaravano che il FAIELLA svolgeva l’attività di intermediario per la fornitura di cemento armato alle imprese edili operanti in Cava dè Tirreni e comuni limitrofi per conto di varie ditte.
La attenta e capillare attività investigativa svolta dal personale della Sezione Misure di Prevenzione coordinata dal Sostituto Commissario della Polizia di Stato dott.ssa Lucia SAPERE ha condotto, poi, alla individuazione del patrimonio direttamente o indirettamente nella disponibilità del FAIELLA Michele.
In particolar modo si è accertato che l’attività di calcestruzzo intestata al figlio Gioacchino è fittizia in quanto tesa a schermare la titolarità del padre Faiella Michele ed è stata altresì accertata la disponibilità diretta dei beni immobili nonché di quelli mobili ( autocarri e betoniere) di cui il Tribunale ha disposto la confisca previo sequestro.
Alla luce delle risultanze investigative e in accoglimento della richiesta di confisca avanzata dalla locale Procura della Repubblica D.D.A. sono stati sequestrati i seguenti beni:
- immobile sito in Cava dè Tirreni alla Via santa Maria del Rovo nr.77, composto da area di sedime, locale deposito e capannone con annesso appartamento;
- impresa individuale di calcestruzzo FAIELLA Gioacchino;
- nr. 4 autocarri;
- nr. 4 betoniere;
- nr.1 autovettura;ù
- nr. 1 autoveicolo isotermico.
Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro con il provvedimento del tribunale e sopra elencati è di ingente valore ancora di fase di quantificazione. Approssimativamente si aggira intorno ai 2.000.000,00 di euro, ma è un valore soggetto suscettibile di variazioni in aumento a seguito delle ulteriori verifiche tuttora in corso.
Il provvedimento, che dispone la confisca previo sequestro dei beni, è il corollario di una intensa attività info-investigativa svolta dal predetto personale dipendente coordinato, per l’espletamento di dette attività, dal Sostituo Procuratore della Repubblica presso la locale D.D.A. che, negli ultimi anni, è impegnato, principalmente, nell’ambito delle misure di prevenzione.
Nei confronti dello stesso, il 30.10.2006, il locale Tribunale, accogliendo totalmente la proposta avanzata dal Questore di Salerno, disponeva l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale della P.S. per la durata di anni TRE con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Il FAIELLA, già condannato con sentenza datata 27/03/2000 della Corte d’Appello di Salerno (irrevocabile dal 02/03/2001) alla pena di anni sei di reclusione per i delitti di associazione per delinquere di stampo camorristico ed estorsione continuata in concorso aggravata ai sensi dell’art. 7 L. n. 203/1991 per aver fatto parte di una associazione a delinquere di tipo camorristico, promossa, diretta e organizzata da Bisogno Mario e Carusone Francesco, operante nel territorio di Cava dei Tirreni e comuni vicini, nell'ambito della più vasta ed articolata organizzazione criminosa denominata "Nuova Famiglia" facente capo a Carmine Alfieri e con diretti punti di riferimento in Pagani in De Vivo Bruno, Fezza Salvatore e Olivieri Giuseppe, questi ultimi due deceduti.
Le imputazione elevate a carico del FAIELLA evidenziano che le attività estorsive che lo videro direttamente coinvolto furono in specie dirette nei confronti di imprenditori operanti nel settore delle costruzioni ed in particolare nel settore degli appalti o subappalti di opere pubbliche, ciò a dimostrazione di una vocazione ma anche di una capacità di penetrazione in quel settore da parte del FAIELLA che, affinata dal prevenuto nel prosieguo della sua carriera criminale, ha poi trovato ampia ed eloquente conferma anche negli anni successivi.
Nell’ambito delle indagini erano stati acquisiti elementi dai quali emergeva che il Clan Bisogno, essendo omogeneo alla più vasta organizzazione denominata “Nuova Famiglia”, operava per suo conto nei comuni di Cava dè Tirreni e comuni immediatamente limitrofi, vantando diretti punti di riferimento con pregiudicati di Pagani quali De Vivo Bruno, Olivieri Giuseppe e Fezza Salvatore (padre di Rita[1], legata sentimentalmente a D’Auria Petrosino Antonio), questi ultimi due nel frattempo deceduti.
Il FAIELLA emergeva quale personaggio affiliato alla predetta organizzazione per delinquere di stampo camorristico denominata “Clan Bisogno”, che risultava essere dedita prevalentemente ai delitti di usura ed estorsione a danno di imprese in particolar modo di quelle operanti nel settore delle costruzioni e degli appalti pubblici e degli esercizi commerciali.
Il 20.04.2002 viene poi depositata presso la locale Procura della Repubblica D.D.A. una ulteriore informativa di reato redatta dal personale della Squadra Mobile di Salerno.
Con detta informativa, redatta all’esito di una lunga attività investigativa condotta sin dagli inizi del 2001, venivano denunciati FAIELLA Michele ed altre 27 persone in quanto ritenute responsabili del delitto di cui all’art.416 bis Cod. Pen. per essersi associate tra loro, rivestendo il FAIELLA Michele, il D’Auria Petrosino Antonio ed il D’Auria Petrosino Michele il ruolo di capi, promotori ed organizzatori di un sodalizio criminoso che si avvaleva della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che dallo stesso vincolo derivante per commettere più delitti di estorsione ai danni di imprenditori operanti nell’ Agro Nocerino Sarnese e zone limitrofe ed in particolare per assoggettare le imprese edili impegnate nella realizzazione di opere pubbliche e private ed in tal modo acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche ed in particolar modo il controllo sulla fornitura del calcestruzzo, del cemento armato e del movimento terra.
L’attività posta in essere dai compartecipi al sodalizio risultava essere finalizzata ad assoggettare e costringere le imprese edili operanti nel territorio ed impegnate alla realizzazione di opere pubbliche e private a rifornirsi del calcestruzzo prodotto principalmente da determinate imprese a loro facenti capo.
Tra tali imprese emergevano attività collegata originariamente al Clan Contaldo, attraverso le quali esponenti di quel clan avevano esteso l’ influenza operativa al di fuori del comprensorio di Pagani, operando nei vari comuni del territorio dell’Agro Nocerino in stretta collaborazione con il FAIELLA Michele, già noto nel settore per la stabile e continuativa gestione, in maniera occulta, dell’impresa individuale formalmente intestata alla moglie che esercitava l’attività di autotrasporto di cemento per conto terzi.
Le attività investigative acclaravano che il FAIELLA svolgeva l’attività di intermediario per la fornitura di cemento armato alle imprese edili operanti in Cava dè Tirreni e comuni limitrofi per conto di varie ditte.
La attenta e capillare attività investigativa svolta dal personale della Sezione Misure di Prevenzione coordinata dal Sostituto Commissario della Polizia di Stato dott.ssa Lucia SAPERE ha condotto, poi, alla individuazione del patrimonio direttamente o indirettamente nella disponibilità del FAIELLA Michele.
In particolar modo si è accertato che l’attività di calcestruzzo intestata al figlio Gioacchino è fittizia in quanto tesa a schermare la titolarità del padre Faiella Michele ed è stata altresì accertata la disponibilità diretta dei beni immobili nonché di quelli mobili ( autocarri e betoniere) di cui il Tribunale ha disposto la confisca previo sequestro.
Alla luce delle risultanze investigative e in accoglimento della richiesta di confisca avanzata dalla locale Procura della Repubblica D.D.A. sono stati sequestrati i seguenti beni:
- immobile sito in Cava dè Tirreni alla Via santa Maria del Rovo nr.77, composto da area di sedime, locale deposito e capannone con annesso appartamento;
- impresa individuale di calcestruzzo FAIELLA Gioacchino;
- nr. 4 autocarri;
- nr. 4 betoniere;
- nr.1 autovettura;ù
- nr. 1 autoveicolo isotermico.
Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro con il provvedimento del tribunale e sopra elencati è di ingente valore ancora di fase di quantificazione. Approssimativamente si aggira intorno ai 2.000.000,00 di euro, ma è un valore soggetto suscettibile di variazioni in aumento a seguito delle ulteriori verifiche tuttora in corso.
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