PICCHIATO, STUPRATO E UMILIATO DA ALTRI DETENUTI DELCARCERE MINORILE DI NISIDA

Si è confidato con una guardia del penitenziario, quando non ne poteva più: un segreto agghiacciante. Ha raccontato le torture cui e' stato sottoposto per giorni, nel carcere minorile di Nisida a Napoli. Stuprato, vessato, umiliato con atroce violenza da tre detenuti. Un quarto faceva il palo. Lo costringevano a ballare nudo. Gli mettevano la testa nel gabinetto e scaricavano. Gli imponevano prestazioni sessuali. Episodi che si sono ripetuti in una delle strutture modello del Suditalia, per la rieducazione dei giovani criminali.
Il direttore del carcere, Gianluca Guida, non perde la calma commentando questi fatti e invita alla cautela, in attesa degli esiti delle indagini, assicurando che sono stati presi tutti i provvedimenti necessari per garantire la sicurezza degli altri ragazzi. Alcuni dei responsabili sono gia' stati trasferiti altrove. Con la lucidita' di chi conosce molto bene ogni aspetto di un lavoro amarissimo, a contatto ogni giorno con chi inizia a delinquere praticamente da bambino, Guida sottopone due elementi cruciali all'analisi: il sovraffollamento e la circostanza che in un carcere minorile convivano veri adolescenti e "giovani-adulti", per legge.
Oggi a Nisida ci sono 51 ragazzi e 9 ragazze; sulle carte la capienza della struttura prevede la meta' delle persone. "Il carcere e' tarato su 32 posti per ragazzi e 12 per ragazze - dice il direttore - Negli ultimi due anni siamo arrivati anche a raggiungere il picco di 60". Numeri denunciati da tempo agli organi competenti. "Questo comporta che in una camera in cui dovrebbero dormire 3 persone - continua -, si sia costretti a farcene convivere fino a cinque". Non basta. La legge consente ai ragazzi di rimanere nel carcere minorile fino ai 21 anni. E per Guida "sarebbe opportuno poter applicare in modo piu' flessibile la legge su questo punto".
Il direttore del dipartimento di Giustizia minorile di Campania e Molise, Sandro Forlani, gli da' ragione e premette che Nisida e' una "struttura modello, esemplare per la modernita' dei percorsi di rieducazione, nota soprattutto per le iniziative positive che promuove continuamente". "In un carcere minorile - spiega poi - arrivano anche ragazzi che hanno già conosciuto la realta' del penitenziario degli adulti". "Se commettono un reato oltre i 18 anni - spiega -, vanno a Poggioreale. Poi magari diventa esecutiva l'ordinanza per un reato commesso da minori, e vengono portati a Nisida. Questo contatto puo' snaturare l'impegno nei confronti della adolescenza".
Non manca pero', anche in questa storia di violenza, un seme di speranza: la reazione degli altri giovanissimi detenuti. "I ragazzi hanno preso una posizione netta e forte in difesa del loro compagno", sottolinea Guida. Escludendo, infine, che le violenze possano aver riguardato anche altri ragazzi, ribadisce: "Sono gia' stati presi dei provvedimenti sia sotto il profilo sanzionatorio-disciplinare, nei confronti di chi e' stato responsabile di questi episodi, sia a tutela dei ragazzi che oggi sono ancora in carcere".

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