VERDETTO SCRITTO A MANO DAI GIUDICI NAPOLETANI, DUE RAGAZZI CONDANNATI PER SCIPPO CHIEDONO INUTILMENTE ALLA CASSAZIONE DI INVALIDARLO

La Cassazione bacchetta chi, nonostante l'avanzamento delle tecnologie, continua a scrivere a mano le sentenze con una scrittura spesso incomprensibile. Secondo la Suprema Corte anche se la scrittura a mano delle sentenze non è vietata, è comunque indice di "attenzione ridotta da parte del magistrato amanuense alla manifestazione formale della funzione giurisdizionale" e pone "in secondo piano le esigenze del lettore e in particolare di chi, avendo riportata condanna, pretende di conoscere agilmente le ragioni". Insomma, secondo Piazza Cavour il giudice che continua a scrivere a mano e' "obsoleto". La Suprema Corte ha colto l'occasione per invitare i magistrati ad utilizzare di piu' il computer occupandosi del ricorso di due napoletani, Domenico e Giovanni R. condannati per concorso in tentata rapina impropria. Gli imputati, condannati dalla Corte d'Appello di Napoli nel febbraio 2008, hanno tentato di invalidare il verdetto sostenendo che la sentenza del giudice era stata scritta a mano e che la grafia era illeggibile.
Nel caso in questione la II sezione penale ha ritenuto che, al di la' della sentenza scritta a mano, "la lettura del testo non era impedita da grafia ostile al punto da precluderne la comprensione al di la' di ogni ragionevole dubbio". Detto questo i supremi giudici hanno strigliato i colleghi che ancora continuano a scrivere le sentenze a mano sostenendo che questo modo di scrivere le sentenze e' "ormai obsoleto" e "segno di attenzione ridotta" sia nei confronti della funzione giurisdizionale che nei confronti degli imputati che hanno fretta di leggere le ragioni della condanna.

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