METODI CAMORRISTICI ANCHE NELLA ZONA DI SOLOFRA. ARRESTATI DUE ESTORSORI PER L'INCENDIO DI UNA CONCERIA

Nel corso della notte appena trascorsa, i militari della Stazione Carabinieri di Solofra hanno dato esecuzione a due fermi d’indiziato di delitto a conclusione delle indagini sull’incendio della conceria Manu Srl di Solofra, avvenuto lo scorso 9 novembre. In quell’occasione, grazie al tempestivo allarme lanciato dalle guardie della Cosmopol, i carabinieri di Solofra erano riusciti ad arrestare le 4 persone responsabili di aver dato fuoco all’inchiodatrice con una tanica di benzina e di aver addirittura lanciato all’interno dell’opificio un ordigno esplosivo tipo bomba-carta. Solo il rapido intervento dei vigili del fuoco di Avellino aveva consentito di spegnere velocemente l’incendio, prima che scoppiasse l’artifizio esplosivo e prima che il rogo si propagasse a tutto lo stabilimento conciario, così che i danni fossero limitati ad un macchinario per l’inchiodatura delle pelli, pareti e parte del soffitto. Dei 4 piromani arrestati, tutti del salernitano e dei quali uno solo aveva precedenti penali, ancora oggi i due che materialmente hanno acceso il fuoco rimangono in carcere, mentre per gli altri due sono stati disposti gli arresti domiciliari e l’obbligo di firma. Ma di tutta la vicenda non si era mai riusciti a ben definire il movente del gesto criminoso. Sebbene l’episodio sembrasse avere tutti i connotati dell’estorsione, magari di tipo camorristico, non si riusciva a identificare un clan mandante. Perciò, dallo stesso giorno del rogo, sono state avviate attente indagini, anche di tipo tecnico, per comprendere la reale portata del fenomeno.
Durante questi scarsi due mesi d’indagini, i carabinieri di Solofra hanno potuto collezionare notizie e fonti di prova su quanto accaduto e sulle motivazioni alla base del rogo. Dalle risultanze investigative fornite all’autorità giudiziaria, si è potuto delineare la responsabilità di due ulteriori persone: il mandante del rogo e il reclutatore dei piromani. Il primo è Siano Cesare, solofrano di 37 anni, amministratore unico del consorzio degli inchiodatori denominato “New Skin”, mentre il secondo si identifica in Marano Luigi, 38enne di Fisciano con numerosi precedenti penali ed esponente di spicco del clan camorristico denominato Clan Forte e operante nella Valle dell’Irno.
Secondo i carabinieri e la magistratura avellinese, la qualificazione giuridica del reato è di certo la tentata estorsione aggravata in concorso, e le motivazioni alla base del gesto si connotano per un primo aspetto squisitamente economico e un sottofondo di natura certamente camorristica. Il Siano, infatti, avrebbe organizzato il rogo per costringere la titolare dell’inchiodatrice Manu srl ad aderire al suo consorzio e, in particolare, sottostare alle condizioni da quello dettate, ovvero non accettare commesse per la lavorazione delle pelli da concerie che si fossero già servite di altre inchiodatrici appartenenti al consorzio e di non accettare commesse ad un prezzo inferiore da quello fissato in seno allo stesso consorzio. E questa è senza dubbio la parte economica, che si mescola a quella camorristica nel momento in cui si pensi che per compiere il gesto, il Siano si è rivolto a un noto camorrista del salernitano, certo che quello, vista la grande esperienza nel settore, avrebbe fatto tutto a regola d’arte. Per ora, le indagini rimangono aperte e di competenza del Tribunale di Avellino, ma i futuri sviluppi potrebbero anche palesare un substrato camorristico ben più forte e, eventualmente, far migrare parte del fascicolo giudiziario verso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
Per di più, le indagini hanno provato che l’azione criminosa non è stata che il culmine di un’escalation di tentativi, protratti nel tempo e condotti principalmente dal Siano, di far a tutti i costi entrare anche la Manu Srl nel consorzio, tentativi sempre vani a causa della strenua opposizione della titolare dell’inchiodatrice.
Eseguiti i fermi disposti dalla magistratura del Tribunale di Avellino, i due uomini sono stati condotti al carcere di Avellino Bellizzi Irpino, ove rimarranno in attesa della convalida della misura e delle ulteriori disposizioni che l’autorità giudiziaria vorrà adottare.

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