DECAPITATO IL CLAN CASILLO DI SAN GIUSEPPE VESUVIANO, 16 ARRESTI DELLA POLIZIA PER ESTORSIONI E TRAFFICO DI DROGA
Sedici arresti, una decina di persone indagate in stato di libertà. E' il bilancio di una retata della polizia nella zona vesuviana, dove è stato decapitato uno dei clan più pericolosi della provincia di Napoli, la cosca dei Casillo, costola dell'organizzazione mafiosa del boss Mario Fabbrocino.
Gli arresti ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia ed eseguiti dagli agenti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano e della Squadra Mobile della questura di Napoli fermano un gruppo criminale agguerritissimo che da tempo terrorizzava imprenditori e commercianti dell'area vesuviana, imponendo il pagamento del pizzo con intimidazione, attentati e pestaggi. Gli emissari del racket costringevano negozianti e imprenditori a versare 3 rate annuali del pizzo: a Natale, Pasqua e Ferragosto. La gestione dell'organizzazione che traeva profitti ingenti anche dal traffico e dalla spaccio di droga era affidato al capoclan in carcere che comunicava le decisioni al gruppo tramite pizzini che faceva uscire dal carcere.
Mai come in questo caso è stata indispensabile la collaborazione dei commercianti e degli imprenditori costretti a pagare tangenti alla camorra in cambio di tranquillità. E' stato grazie a loro, infatti, che i poliziotti sono riusciti a raccogliere prove anche filmate delle attività estorsive dei camorristi che avevano escogitato una tecnica rivelatasi inutile per evitare di essere accusati di estorsione. Quando andavano a riscuotere il pizzo lasciavano all'imprenditore e al commerciante della merce, in questo modo in caso di intervento della polizia giustificavano i versamenti di denaro delle persone estorte come una compravendita. Ma le loro minacce erano state già registrate al telefono in questi mesi di indagini.
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