INCHIESTA APPALTI NAPOLI, IL TRIBUNALE DEL RIESAME: LA RETE COLLUSIVA DI ROMEO E' STATA SOLO IN PARTE INDIVIDUATA

La "rete collusiva" realizzata dall'imprenditore Alfredo Romeo, detenuto in carcere nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti a Napoli, "appare solo in parte individuata". E' quanto sostiene il Tribunale del Riesame di Napoli in un passaggio delle motivazioni del provvedimento che ha confermato la custodia in carcere per Romeo. Per i magistrati "non vi è dubbio che Romeo, attraverso il sodalizio da lui costituito e di cui è promotore e organizzatore, è stato in grado di condizionare indirizzi politici e volontà deliberative di organi rappresentativi della volonta' popolare, attraverso una rete collusiva che appare solo in parte individuata, al fine di ottenere lucrosi profitti attraverso aggiudicazione di appalti per centinaia di milioni di euro". "Condotte illecite - scrive il Riesame - che sono caratterizzate da continuita' criminale se si considera la 'carriera' di Romeo, già condannato in passato per vicende analoghe, poi estinte per intervenuta prescrizione". Per i giudici "evidente è la capacità di Romeo di penetrare, in modo trasversale, tra le forze politiche con l'obiettivo di ottenere il più ampio reticolo di collusioni per poter piegare l'interesse pubblico a quello delle sue imprese: il profitto in luogo del bene di tutti. Queste, del resto, erano le modalita' utilizzate da Romeo agli inizi degli anni '90, come attestato da un processo che lo ha riguardato, e queste sono le condotte che egli realizza negli anni indicati nei capi di imputazione (dal 2005 al 2007, ndr)".

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