ISTIGAZIONE AL SUICIDIO. E' L'IPOTESI DI REATO CHE LA PROCURA STA VALUTANDO DOPO CHE L'EX ASSESSORE NUGNES SI E' IMPICCATO.IL GIALLO DI UN FLOPPY DISK

Ventiquattrore prima di togliersi la vita, Giorgio Nugnes, ex assessore alla Protezione Civile del comune di Napoli, era convinto di riuscire a dimostrare la propria innocenza nell’inchiesta sugli scontri avvenuti per impedire la riapertura della discarica di Pianura. Vicenda giudiziaria per la quale fu arrestato.
“Non sono stato il regista degli scontri tra cittadini e forze dell’ordine e nemmeno la sentinella di quanti non volevano la riapertura della discarica a Pianura. Affronterò il processo con ottimismo, sapendo che riuscirò a dimostrare la mia innocenza”.
È solo un piccolo stralcio di una lunga intervista, l’ultima, rilasciata al quotidiano napoletano “Roma” da Giorgio Nugnes, arrestato il 6 ottobre, scarcerato il 20 ottobre con il solo obbligo di dimora fuori dal suo quartiere. Era stato indagato dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli con accuse infamanti quali quelle di aver incoraggiato, preparato nell’ombra assieme ad altri, e capeggiato quale regista occulto, la rivolta di migliaia di cittadini che ad inizio gennaio del 2008 si opposero, anche in maniera violenta, alla riapertura di una vecchia discarica nel quartiere di Pianura, nella zona occidentale di Napoli. Poche ore dopo aver rilasciato queste dichiarazioni, Nugnes si è tolto la vita impiccandosi a una inferriata anti-intrusione che protegge un lucernaio all’interno di una tavernetta, al piano seminterrato della palazzina dove la sua famiglia vive da anni.
I familiari l’hanno soccorso con l’aiuto dei vicini. È stata anche chiamata una ambulanza del 118 quando il pover’uomo, 48 anni, sposato, due figli, era ancora cianotico. Poi ha esalato l’ultimo soffio di vita. Quando sono giunti i medici, per Nugnes era già troppo tardi. Si è conclusa così la parabola politica e umana di un uomo che nel Partito Democratico napoletano aveva seminato tanto, anche sul terreno della questione morale, e si era poi visto travolto da un’inchiesta che lo distruggeva sul piano politico e umano. Schiacciato dal peso dell’inchiesta giudiziaria, devastato dall’onta degli arresti, distrutto psicologicamente dalla pubblicazione di numerose intercettazioni telefoniche che mostravano, nella loro cruda trascrizione, un uomo diverso da quello mite e mai volgare che tutti conoscevano, Nugnes ha fatto quello che nessuno si aspettava: si è ucciso. Un proposito che forse maturava da giorni, da quando si cominciava a parlare di un imminente rinvio a giudizio per lui e per gli altre 36 arrestati-indagati dell’inchiesta. Cercava in tutti i modi di comunicare ai napoletani la sua innocenza, forse perché pensava di non aver convinto i magistrati che lo indagavano. E l’intervista rilasciata al Roma non è l’unico momento in cui l’ex assessore ha cercato di scrollarsi di dosso l’etichetta di un delinquente politico cucitagli sulla pelle dalle indagini. A leggere gli atti dei pubblici ministeri che ne chiesero l’arresto assieme ad un consigliere comunale di An, Marco Nonno, erano loro gli agitatori della piazza. Erano loro, secondo i magistrati Antonio Ardituro e Alessandro Milita, a preparare gli scontri, anzi gli agguati alle forze dell’ordine, ad inizio 2008. Erano giorni i cui Napoli, sommersa dalla monnezza, era diventata anche teatro di scontri furibondi tra manifestanti e uomini in divisa, con scene di guerriglia urbana e di devastazioni che ricoprirono l’intera Italia di vergogna: autobus dirottati e bruciata dai soliti ignoti, mezzi dei vigili del fuoco fatti saltare in aria con ordigni rudimentali, ambulanze devastate, caserme attaccate, sedi di partito distrutte. “Nugnes non riusciva a digerire quella ricostruzione giudiziaria, era letteralmente sconvolto dal vedere il suo nome associato a quello di delinquenti, camorristi, persone che fanno della violenza il loro pane quotidiano”, spiega Rodrigo Rodriguez, il giornalista del quotidiano Roma che l’ha intervistato e che ne ha colto non già i propositi suicidi, ma certo ha letto una profonda amarezza in un uomo politico che aveva fatto della questione morale uno stile di vita pubblico. Un suicidio che sconvolge sicuramente la serenità già compromessa della famiglia Nugnes, che oggi più di ieri si chiede se questa tragedia poteva essere evitata. “Non riusciamo a credere possa essere arrivato a un gesto così estremo. Chi ha minato questa serenità per portarlo a tanto?” si sono chiesti i familiari di Nugnes che hanno respinto con forza giornalisti e cameraman fuori l’abitazione dove il loro congiunto s’era impiccato.
Un suicidio che fa dire al sindaco Rosa Russo Iervolino “non capisco la sproporzione enorme tra il gesto compiuto e le accuse che gli venivano rivolte”. Sembra quasi darle ragione il presidente del consiglio Regionale della Campania, Sandra Lonardo Mastella, che qualche mese prima, per un’altra inchiesta, fu anche lei arrestata e sottoposta alla gogna mediatica essendo anche la moglie dell’allora ministro Guardasigilli Clemente Mastella: “Nessuno potrà mai comprendere fino in fondo il tormento interiore, la solitudine, il senso di impotenza che lo avranno spinto ad un gesto così estremo”. Una cosa è certa, un suicidio strano. Su cui è stata aperta un’inchiesta. I carabinieri hanno già interrogato i giornalisti che l’hanno intervistato per ultimi. E i familiari,ovviamente. La procura di Napoli ha aperto un fascicolo d'inchiesta a carico di ignoti. L'ipotesi di reato è istigazione al suicidio. Qualcuno potrebbe aver minato la stabilità mentale di Nugnes, tanto da indurlo al suicidio? E' quello che vogliono scoprire gli inquirenti napoletani. I carabinieri, proprio ieri sera, qualche ora dopo il suicidio, al gionalista del "Roma" Rodrigo Rodriguez che l'ha intervistato per ultimo hanno chiesto di sapere che cosa fosse il floppy disk di cui Nugnes parla nell'ultima intervista.

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