STRAGE DI CASTELVOLTURNO, LO SCRITTORE ROBERTO SAVIANO: "E' UN MESSAGGIO DELLA CAMORRA ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI AFRICANE"

"Con la strage di Castel Volturno la camorra ha voluto dare un messaggio alle organizzazioni criminali africane, è come se avesse detto loro "non è più un territorio dove vi autorizziamo a vivere". Così lo scrittore Roberto Saviano, autore di "Gomorra", ha commentato la strage di nigeriani compiuta dalla camorra a Castel Volturno nei giorni scorsi intervenendo al dibattito con Suketu Meta, autore di "Maximum city" nell'ambito del World Social Summit, in corso a Roma.
"I padri comboniani - ha proseguito - hanno detto una cosa incredibile che non ha suscitato però nessuna reazione e nessun commento, e cioè che se la camorra vuole in una settimana vanno via tutti i nigeriani da Castel Volturno, nonostante polizia e carabinieri". Lo scrittore ha ricordato che "successe già così negli anni '90 a Villa Literno. La questione degli spazi è fondamentale per la gestione criminale del territorio, ma mi ha fatto riflettere che dopo la morte di questi ragazzi innocenti gli africani sono insorti - ha sottolineato Saviano in merito alla strage di Castel Volturno - e invece quando c'è stato il massacro di ragazzi a Scampia soltanto 3 anni prima nessuno ha fatto quello che hanno avuto il coraggio di fare questi ragazzi africani. La giustificazione che trova la gente della comunità locale sta in una risposta falsa: la paura. La giustificazione della paura per non fare nulla diventa passepartout generale per fermarsi e giustificare il proprio immobilismo". "Quello che hanno fatto questi ragazzi africani - ha proseguito Saviano - ha dimostrato che quelle persone hanno condiviso uno spirito di rabbia. A qualche km da qui, qualche tempo fa, sono state ammazzate delle persone per caso, per errore - ha aggiunto lo scrittore, citando l'omicidio di Dario Scherillo, giovane ucciso dalla camorra per errore - Ma questo non ha generato nessun tipo di risposte: le persone che sentivano la rabbia nello stomaco non l'hanno condivisa, hanno usato piuttosto la scusa della paura finendo per isolarsi e dando così un potere enorme alle organizzazioni criminali". Secondo Saviano quella della "paura" è una scusa che la gente usa per evitare il "confronto" con chi ha avuto il coraggio di denunciare: "Quando per 20 volte hanno rifiutato di affittarmi la casa a Napoli - ha detto lo scrittore - la risposta comune era "capiscimi, ho una famiglia, ho paura". In realtà non c'è nessuna paura. Si tratta piuttosto di un problema di condivisione: esserti amico vuol dire essere costretti a cambiare, prendere parte, fare una scelta". Citando poi l'omicidio di Domenico Noviello, l'imprenditore che dopo aver sporto denuncia per estorsione è stato ucciso, a distanza di anni, dalla camorra, Saviano ha aggiunto: "Quando una organizzazione criminale riesce a mantenere la memoria di fronte a un territorio che invece non conosce memoria della resistenza, a questo punto qualsiasi azione di contrasto sembra impossibile".

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