INDAGANO SUL CLAN BELFORTE, MINACCIATI GLI INQUIRENTI. RAFFORZATA LA SCORTA AL PM FALCONE, TRASFERITI ALCUNI CARABINIERI: RISCHIANO LA VITA


Lettere anonime. Minacce esplicite. Veleni messi in giro ad arte. Ed altri segnali inquietanti. E' in atto quella che gli inquirenti definiscono "strategia della tensione" nei confronti di magistrati e esponenti delle forze dell’ordine da parte del clan dei “mazzacane”. I Belforte, una cosca potentissima. Con capacità di condizionamento delle istituzioni e di altri apparati dello Stato che nemmeno i Casalesi conoscono. A riferire questa strategia, un articolo a firma di Maria Rosaria Capacchione su “Il Mattino” di Domenica 13 Luglio. “Nelle stesse ore in cui la Dda e gli investigatori facevano il punto sull’omicidio di Marina di Varcaturo, negli uffici dell’antimafia scattava un nuovo allarme. Questa volta riguarda magistrati, carabinieri e poliziotti che hanno lavorato sul clan Belforte. Meglio, sulle estorsioni fatte da Salvatore Belforte con la complicità della cognata, Maria Buttone e della moglie, Concetta Zarrillo. Fatti denunciati un anno e mezzo fa dagli imprenditori orafi di Oromare, parti offese in un processo già concluso con le condanne. Segnali concreti di pericolo, arrivati negli uffici della Dda e preceduti, nelle ultime settimane, da visibili manifestazioni di insofferenza da parte dei boss di Marcianise. Spiegano gli investigatori: la strategie di Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Giuseppe Vargas, Emilio Di Caterino, sta riconducendo imprenditori e commercianti sulla strada dell’acquiescenza e della soggiacenza; quindi, nella logica di camorra, è una strategia vincente, tanto da aver indotto, nelle passate settimane, al versamento «volontario» delle quote di tangente non ancora pagate”. Insomma il clan, nonostante gli arresti (persino quest'ultimo di uno dei fratelli Belforte), non è stato azzerato. Anzi. Sarebbe vivo e vegeto. A rischiare, soprattutto un magistrato: Raffaello Falcone. E' lui l'autore delle inchieste più importanti contro la cosca, alla quale ha fatto sequestrare beni mobili e immobili per decine di milioni di euro. Alcuni esponenti delle forze del'ordine, per ragioni di sicurezza (rischiano la vita), sono stati addirittura trasferiti altrove. Troppo pericoloso continuare a lavorare a Marcianise

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