INCHIESTA SUL CLAN BELFORTE, MOLTI IMPRENDITORI ERANO COLLUSI CON LA CAMORRA


Il provvedimento di arresto di Pasquale Belforte è stato emesso dal Gip del tribunale di Napoli. Secondo quanto accertato dall'indagine condotta dalla Dda, l'imprenditore, è ritenuto responsabile di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. In almeno due occasioni, nel 2002 e nel 2005, avrebbe intimato a un altro titolare di una impresa edile di non lavorare né a Marcianise né a Caserta, territori, questi, monopolizzati da imprese riconducibili al clan. Sconfortante il quadro di relazioni tra imprenditori e camorristi che emerge dall'inchiesta. La stragrande maggioranza di lavori edili si concentrano su alcune imprese della nelle zone controllate dal clan con la conseguente estromissione delle altre. A Marcianise e paesi limitrofi, infatti, molti imprenditori pur di accaparrarsi lavori anche di notevole valore, avevano contatti con la criminalità organizzata del luogo e attraverso l'intervento dei soggetti più rappresentativi delle organizzazioni criminali riuscivano ad ottenere commesse per rilevanti importi, battendo la concorrenza di tutte le altre ditte che non erano dentro il sistema. La vicenda che ha portato all'arresto di Belforte, apparentemente isolata, rappresenta in realtà soltanto uno degli episodi di
un'attività estorsiva di maggiore e più grave entità. Tutti elementi che emergono anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Michele Froncillo, Giacomo Nocera e Antonio Gerardi. Poche imprese, in costanza, riuscivano a monopolizzare determinati territori. Belforte è stato condotto in carcere a Santa Maria Capua Vetere.

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