INCHIESTA RIFIUTI, I PM SIRLEO E NOVIELLO NON FIRMANO LA RICHIESTA DI GIUDIZIO PERCHE' SONO STATE STRALCIATE LE POSIZIONI DI PANSA E CATENACCI


Dopo due mesi dalle accuse e gli arresti, la Procura di Napoli ha firmato i provvedimenti con cui chiede il rinvio a giudizio per 25 dei 33 indagati, nell'ambito dell' inchiesta "Rompiballe" sulla gestione dei rifiuti in Campania. Stralciata la posizione di otto indagati tra cui quelle del prefetto Alessandro Pansa e di Corrado Catenacci, coinvolti in qualità di ex commissari straordinari per l'emergenza. E, soprattutto, Procura divisa. I pm Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, titolari dell'inchiesta, non hanno firmato i provvedimenti. Secondo quanto si è appreso, i pm titolari di tutte le iìnchieste sul ciclo dei rifiuti, non avrebbero condiviso la decisione di non chiedere immediatamente il giudizio anche per gli altri indagati. Dunque, ad apporre la firma è stato solo il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, coordinatore della sezione della procura che si occupa delle indagini su reati ambientali. Il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore ammette che "ci sono state delle divergenze" ma dice anche che "la Procura di Napoli non si è affatto divisa". "Le decisioni sono state prese su mie disposizioni - dice Lepore dalla Grecia dove è in vacanza - Su tre persone, due non hanno condiviso e dunque non hanno firmato: di questo sono dispiaciuto. Tuttavia la Procura va avanti unita".
Era il 27 maggio scorso quando un'operazione dei carabinieri del Noe denominata 'Rompiballe' portò 25 persone agli arresti domiciliari, tra cui funzionari e dipendenti del commissariato per l'emergenza in Campania; una ordinanza notificata a una dei vice di Bertolaso, Marta Di Gennaro; un avviso di garanzia inviato al prefetto di Napoli. Le accuse andavano dal traffico illecito di rifiuti, al falso ideologico e truffa ai danni dello Stato e, soprattutto, l'aver consentito in alcune occasioni che le balle di spazzatura - teoricamente rifiuti trattati e resi cosi' idonei allo smaltimento in un termovalorizzatore - venissero aperte, e il contenuto inviato in discarica.
Dai capi d'accusa emergeva "un sistema imperniato su una attività di lavorazione dei rifiuti assolutamente fittizia". I rifiuti che uscivano imballati dai cdr presentavano, secondo i magistrati, "identiche caratteristiche fisico-chimiche" rispetto alla spazzatura d'origine. Secondo l'inchiesta la frazione umida dei rifiuti non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento di "stabilizzazione", procedura necessaria a eliminare i cattivi odori e a "igienizzare" la spazzatura. In pratica si sarebbero persi tempo e denaro per produrre "finte" ecoballe, che in realta' sarebbero state solo spazzatura impacchettata.

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