APPELLI AL QUOTIDIANO IL GOLFO E AL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO: ISCHIA PONTE NON DEVE MORIRE




Quelle che leggete di seguito sono due lettere che mia moglie ed io abbiamo inviato al quotidiano Il Golfo e al Corriere del Mezzogiorno. Il mio appello a preservare la bellezza sempre più compromessa del borgo di Ischia Ponte è stato pubblicato ieri, venerdì 25 luglio, dal quotidiano il Golfo, diretto da Domenico Di Meglio. Le riflessioni di mia moglie, invece, sono oggi in prima pagina sul Corriere del Mezzogiorno diretto da Marco De Marco. Non è un atto di accusa ma un atto d'amore verso un'isola che è da tempo nel nostro cuore


dal Corriere del Mezzogiorno del 26 luglio 2008



Gentile direttore, quello di Franco Iacono mi è sembrato un condivisibile grido di dolore. Vengo sull’isola da quando avevo cinque anni, e mi sembra di esserci da sempre, tanto che ormai da una decina di anni sono ischitana anche ai fini fiscali. Franco Iacono parla dell’isola con l’amore di un fidanzato un po’ disilluso, un po’ speranzoso di recuperare un filo interrotto. È questa la passione che ci accomuna, anche se il mio è l’amore di chi arriva a Ischia da turista e scopre di volerci restare per sempre pur dovendo fare i conti con la quotidianità che ti spinge sulla terraferma. Credo che il vero nodo sia quello di rendere per qualche anno Ischia invisibile a quel turismo che finora si è in larga parte meritato: maleducato, becero, chiassoso e purtroppo anche camorrista. Anche se da ischitana mi costa dirlo ci vorrebbe un po’ di “capresitudine”, ovvero quel po’ di selezione dei i turisti da fare a monte, magari evitando le tante corse notturne dei traghetti. Aiuterei, invece, chi investe su se stesso in termini di qualità da offrire, di gentilezza, di idee vere e di servizi da vendere. Iacono parla della identità dell’isola, della sua cultura: ma di quale identità vogliamo parlare se persino il simbolo dell’isola, il Castello Aragonese - per carità di privati e tenuto benissimo- è illuminato solo se c’è un evento e a spese dei proprietari?Come si può pensare che un lungomare tra i più belli ch’io abbia visto, quello Aragonese, che affaccia contemporaneamente su Procida e sul Castello, sia ridotto alla stregua di un retrobottega, un orinatoio pubblico, deturpato con palchi e palchetti per sagre paesane da strapazzo, un luogo dove si possono portare i cani a spasso e dove c’è solo un ristorante che ha un’identità e uno stile ma si deve difendere dall’assalto delle auto che gli parcheggiano davanti e orde di giovinastri che danno fastidio? E di che identità parliamo se chi viene sull’isola neppure sa che ci sono le case di pietra che rappresentano un unicum o il tufo verde? O che le passeggiate su per i sentieri fanno scoprire macchie di verde che nascondono segreti che pochi botanici conoscono? Da un lato ci vorrebbero maggiori controlli per evitare che anche i posti più belli vengano insozzati o deturpati. Dall’altro ci vorrebbe la consapevolezza di chi offre il prodotto Ischia, che si vende un’isola che è mille posti, mille bellezze, un luogo dell’anima. A volte ho l’impressione che Ischia appaia in tutta la sua bellezza solo a quei pochi turisti tedeschi che la battono in lungo e largo, ne conoscono i più remoti anfratti meglio degli stessi ischitani. Quei tedeschi che non tornano perché non ne possono più del chiasso, della cafonaggine e della protervia di chi Ischia se la sta mangiando, divorando, pezzo a pezzo. Anna Maria Chiariello


dal quotidiano il Golfo del 25 luglio 2008


Caro direttore, tralascio ogni superflua e melensa dichiarazione d’amore per l’isola d’Ischia ed Ischia Ponte in particolar modo)e risparmio ai tuoi lettori (oltre che a te)la banalità che quest’isola mi è entrata nel sangue e nel cuore, che non riesco più a farne a meno, che non posso più vivere senza vedere il Castello Aragonese. E spesso mi costa soldi e fatica rientrare a Ischia da qualche parte dell’Italia e del mondo dove mi trovo per ragioni di lavoro. Quello che non ti risparmio, però, è una richiesta di aiuto: da ischitano d’adozione ancora non sono riuscito a comprendere alcune cose e dunque ti prego di farmele comprendere, se ti è facile. Secondo te, perché mai il lungomare Aragonese di Ischia Ponte è ridotto nelle condizioni in cui siamo costretti a vederlo ogni giorno che iddio ci fa vivere su questa terra? Perchè un lungomare meraviglioso come quello Aragonese deve essere “usato” come retrobottega, parcheggio selvaggio di auto, pisciatoio pubblico per bipedi, cagatoio per quadrupedi, scogli trasformati in depositi di masserizie, località di campeggio per una notte di bancarellari, zona franca notturna per balordi d’ogni risma, giostre e giostrai e ora anche palco a mare con tanto di camerini per qualunque tipo di concerto, concertino, bande, teatro, teatrino, balli, balletti e chi più ne ha ne metta? Roba da far perdere la pace persino a Gesù Cristo, che di pazienza, notoriamente, ne ha avuta tanta verso gli umani e gli ignavi in particolare. Caro direttore, non da turista, ma da ischitano, (perdonami la banalità, ma ogni mese il sindaco della città di Ischia prende dalla mia busta paga senza ch’io lo autorizzi ben 89 euro solo di addizionale ente locale)perché tutto questo? Perché non esiste un amministratore di questo comune capace di comprendere le potenzialità di questo lungomare, del Castello, degli Scogli a Mare, dell’incantevole Borgo, della fatata baia di Cartaromana? Perché non si può godere di un progetto per questa zona che ne preservi lo splendore, ne incrementi l’attrattiva turistica, la tenga al riparo da speculazioni d’ogni tipo? Perché nessuno si accorge (anzi fa finta di non accorgersi) che il Borgo sta morendo, lo stanno snaturando, si sta trasformando in un surrogato dei vicoli di Napoli? Possibile che il sindaco in carica che ha messo fiori dappertutto, prato verde ovunque, ancora non ha trovato il tempo di venire a prendere un caffè a Ischia Ponte, di farsi una passeggiata sul lungomare Aragonese per rendersi conto dei delitti che quotidianamente si consumano? Possibile che non si riesce a capire che non si può prostituire un borgo così bello per ogni sorta di spettacolino che toglie la pace a chi pensava di averla trovata in questo paradiso? Ecco, io non auguro al sindaco di Ischia di trovarsi di fronte al pastore inviperito del comune di Vallemaio che stufo delle sagre l’ha bastonato, ma gli dico di fare presto perché è tardi e rischia di essere preso all’amo da qualche pescatore che non ce la fa più a vivere in quello che prima era il suo paradiso. Ed io, con tutto il rispetto che si deve ad un primo cittadino, non sono così sicuro di poter dare torto a chi dice basta, basta basta. Salviamo Ischia Ponte. Paolo Chiariello






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