DISASTRO RIFIUTI IN CAMPANIA, ARRESTI E AVVISI DI GARANZIA. NUOVO COLPO ALLA CREDIBILITA' DELLE ISTITUZIONI. NEI GUAI PANSA E ANCHE BERTOLASO

Traffico illecito dei rifiuti, falso ideologico in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Sono le accuse più gravi contestate dalla procura di Napoli a 25 tra dirigenti del Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti, dipendenti della Protezione civile, esponenti delle forze dell’ordine e funzionari del gruppo Impregilo, l’azienda di Sesto San Giovanni che nonostante la rescissione del contratto nel novembre del 2005 continua a gestire in regime di proroga il disastroso ciclo vizioso dei rifiuti in Campania.
Tutti gli indagati sono stati arrestati e posti ai domiciliari in attesa degli interrogatori che dovrebbero iniziare nelle prossime ore. Niente arresto, ma un semplice avviso di garanzia per l’attuale prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, accusato di concorso in falso ideologico, reato che avrebbe commesso all’epoca in cui fu nominato commissario di governo per l’emergenza rifiuti in sostituzione di Guido Bertolaso, dimessosi nel luglio del 2007 a seguito di pesanti contrasti con l’allora ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Secondo i magistrati titolari di una maxi-inchiesta sul disastro rifiuti in Campania, Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, che hanno già portato alla sbarra i vertici di Impregilo e il governatore della regione Campania, Antonio Bassolino, i responsabili della struttura di governo che avrebbero dovuto mettere ordine nella gestione del ciclo dei rifiuti, hanno invece contribuito ad aggravare una situazione già drammatica. Scrive il giudice delle indagini preliminari Rosanna Saraceno che il modello di gestione dei rifiuti in Campania, ancora oggi è “piegato esclusivamente ad interessi economici e quindi incline, anzi aduso a violare qualsiasi interesse collettivo, persino quelli della salute e dell’ambiente”. Sin qui il quadro accusatorio che coinvolge i soggetti privati, e cioè i funzionari dell’azienda milanese Impregilo che ha subito pesanti contraccolpi in Piazza Affari, con un calo del 3,91 per cento, quando la notizia degli arresti per i suoi manager in Campania è diventata di dominio pubblico.
Ma è sferzante il giudizio del gip Rosanna Saraceno soprattutto nei confronti di chi avrebbe dovuto garantire il rispetto della legge. Con analisi false, infatti, spiegano i magistrati inquirenti, chi avrebbe dovuto controllare che nelle discariche ci finissero solo determinati rifiuti solidi urbani, ometteva di denunciare alla magistratura lo sversamento anche di scorie pericolose. Un contesto criminale che coinvolge anche funzionari come Marta Di Gennaro, persona di stretta fiducia di Guido Bertolaso alla Protezione civile e sua vice quando l’attuale sottosegretario è stato commissario di governo a Napoli tra l’ottobre del 2006 e il luglio del 2007. Alcuni di questi comportamenti moralmente riprovevoli e, secondo l’accusa, penalmente rilevanti, vengono condensati in numerose intercettazioni telefoniche accluse agli atti dell’ordinanza di arresti (ben 643 pagine), in cui spesso compare il nome di Bertolaso. La mazzata giudiziaria arriva nel momento meno opportuno, e cioè quando la protesta sembrava essersi placata, nel giorno della rimozione dei blocchi stradali e l’inizio delle indagini geologiche nel sito scelto come discarica a Chiaiano, il quartiere napoletano che nei giorni scorsi è stato teatro di violenti scontri tra polizia e manifestanti antidiscarica. Bocche cucite in Procura, dove il capo degli uffici giudiziari Giovandomenico Lepore ha però voluto sottolineare che gli inquirenti sono al lavoro per fare chiarezza nello scandalo milionario dei rifiuti ed evidenziare che gli arrestati non hanno più alcun ruolo e competenza nel Commissariato di Governo. Lepore, per la verità, si è spinto anche un po’ oltre, invitando la gente “ad avere fiducia nel sottosegretario Bertolaso che ha preso in mano le redini di questa emergenza” e sperare “che con la collaborazione di tutti si possa uscire da questa grave crisi”. Parole sincere di incoraggiamento, ma non esattamente rispondenti al vero. La principale indagata, Marta Di Gennaro, innocente fino a prova contraria, infatti, era ed è la principale collaboratrice di Bertolaso, al punto che l’ha accompagnato a Napoli il 21 maggio passato ed è uscita assieme a lui, sotto braccio, dal Palazzo del Governo, dove il premier Silvio Berlusconi l’ha investito del difficile compito di chiudere la parentesi più triste della storia di una regione da mesi sommersa dai rifiuti.

CAPITOLO INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Non sono al momento indagati ma i nomi del sottosegretario Guido Bertolaso, di Giacomo Aiello e Angelo Borrelli, rispettivamente i responsabili dell’ufficio legislativo e dell'ufficio economico del Dipartimento della protezione civile, e del responsabile della Direzione generale per la qualità della vita del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini, compaiono spesso negli atti dell'inchiesta napoletana che ha portato agli arresti domiciliari 25 persone. Bertolaso appare in numerose intercettazioni telefoniche con Marta Di Gennaro (tenuta sotto osservazione dai carabinieri del Noe), sua vice quand’era a capo del commissariato per l’emergenza. Quasi tutte le telefonate sono relative alla realizzazione di discariche che ancora oggi dovrebbero essere allestite, almeno in base al decreto legge approvato dal governo Berlusconi. Nelle conversazioni si discute, spesso con toni concitati, qualche volta con espressioni fin troppo colorite, delle discariche di Valle della Masseria, a Serre, nel Salernitano, a poche centinaia di metri dal fiume Sele e accanto ad un’oasi naturalistica del Wwf e del sito di Terzigno, nel Napoletano, nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio. A Terzigno, per legge, all’interno della cava scelta, dovrebbe andarci solo Fos (frazione organica stabilizzata), materiale non inquinante frutto della lavorazione dei rifiuti utile a riempire la profonda buca e dunque a ricomporre morfologicamente il territorio. Dalle intercettazioni telefoniche, invece, emerge che al Commissariato per i rifiuti, ci sarebbe stato il tentativo di utilizzare il sito come discarica dove metterci dentro tal quale, rifiuti indifferenziati. Operazione contro la quale si sono battuti i cittadini, gli amministratori locali e gli amministratori del parco del Vesuvio.
Intercettazione telefonica del 28 giugno del 2007, al telefono Marta Di Gennaro e Guido Bertolaso.
Di Gennaro:…. “Sono francamente molto preoccupata perché se proprio devo dirtela tutta, l’utilizzabilità del sito di Terzigno la vedo problematica”
Bertolaso: “Perché, che cosa si deve fare? Ma a noi chi ci impedisce di portare la Fos?”
Di Gennaro: “No, nessuno. Loro (si riferisce a chi si oppone alla discarica) si sono offesi perché noi abbiamo portato un progetto preliminare di discarica…Se lo facciamo corriamo il rischio che arriva il primo cittadino e ci blocca tutto”.
Bertolaso: “Perché ci blocca, sulla base di che cosa ci blocca?”.

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