CAMORRA, RETATA NEL CLAN DEI CASALESI. IN CELLA BOSS E COLLETTI BIANCHI DEL CASERTANO

Appalti pilotati, consultazioni elettorali truccate, usura, estorsioni e riciclaggio di denaro sporco: sono solo alcune delle accuse contestate agli indagati finiti in cella nel corso di un blitz dei carabinieri nel Casertano contro boss, gregari e colletti bianchi del clan dei Casalesi. E' l’ultima tranche di una maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che svela i pesanti condizionamenti e le infiltrazioni della camorra nelle istituzioni locali, soprattutto là dove è forte e radicata la presenza dell’organizzazione criminale. Non solo arresti, ma anche sequestri di beni. I carabinieri hanno infatti notificato agli arrestati (una cinquantina sui 60 provvedimenti firmati dal giudice delle indagini preliminari) un decreto di sequestro di beni per un valore di oltre 80 milioni di euro. Ville e appartamenti a Roma (dove spesso hanno trovato ricovero latitanti eccellenti della cosca) ma anche terreni e aziende agricole del casertano dove il clan riciclava il denaro frutto delle attività illecite.
Tra gli arrestati ci sono anche 4 donne e un cancelliere della procura generale.. quest’ultimo, in cambio di appoggio elettorale in competizioni locali, informava, secondo l’accusa, i camorristi dei procedimenti penali in corso. Dall’inchiesta emerge in maniera chiara quanto inquietante come la cosca dei casalesi si comporti nel Casertano come uno Stato nello Stato… Infatti, tra le scoperte più interessanti dei carabinieri, c’è sicuramente quella dell’esistenza di una sorta di onorata previdenza della camorra. I boss che mensilmente inviano somme di denaro tra i mille e i 2 mila euro alle mogli dei picciotti finiti in cella oppure uccisi per servire la cosca camorristica.

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