PANE E CAMORRA: CHI INDAGA SULL'ULTIMO BUSINESS DEI CLAN?


Il business del pane in mano alla camorra non è una novità. Così come non lo è il lavoro d’indagine che da qualche mese stanno effettuando, con discrezione e serietà, i carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e gli specialisti del Nas.
Che dietro la vendita abusiva di pane, prodotto in forni di proprietà di personaggi equivoci e comunque spesso in condizioni igieniche che è eufemistico definire disastrose, ci fosse anche la camorra l'ha denunciato a più riprese l’assessore alla provincia di Napoli, Francesco Emilio Borrelli. Che è autore non solo di una segnalazione politica, che lascia il tempo che trova, ma ha fornito agli investigatori indirizzi di panificatori abusivi, video di panificazione abusiva, prove più o meno concrete dei condizionamenti mafiosi nel settore della produzione del pane. Ora, dopo che i carabinieri hanno chiuso oltre 500 forni abusivi negli ultimi otto mesi, denunciato un migliaio di persone e preparato un’informativa alla magistratura napoletana che disegna un settore dove sono pesanti le intromissioni della camorra, si scopre che la polizia sta facendo lo stesso tipo di indagini. Almeno questo è quanto emerge da voci che si rincorrono in via Medina, sede della questura di Napoli, dove più volte è stata vista una giornalista con troupe televisiva del Tg1 che starebbe riprendendo i poliziotti all’opera mentre chiudono forni (già chiusi dai carabinieri) con alla testa il capo della squadra mobile, Vittorio Pisani, che a favore di telecamera risponde alle domande su questo fenomeno inquietante. Delle due l’una, o è solo un’operazione pubblicitaria per lustrare l’immagine della polizia napoletana (che non ne ha bisogno) oppure siamo in presenza dell’ennesimo scarso coordinamento delle iniziative delle forze di polizia sul territorio. Se è vero che i carabinieri già indagano sul fenomeno dei forni abusivi a che serve l’intervento della polizia? Misteri napoletani.

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