C’era la regia dei gruppi ultrà e dei clan della camorra dietro la guerriglia scatenata a Pianura all’epoca delle contestazioni antidiscarica. Più che un sospetto è la certezza che i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno acquisito in questi mesi di indagini che hanno portato all’identificazione di una ventina di persone indagate nell’ambito di un procedimento penale che promette clamorosi sviluppi. Per gli inquirenti, infatti, il clima di guerriglia nel quartiere non era il frutto avvelenato della rabbia della gente perbene per la riapertura della discarica, ma un piano orchestrato a tavolino da chi preparava regolamenti di conti con le forze dell’ordine (i gruppi ultrà) e chi invece voleva tranquillità nel quartiere per poter continuare a costruire abusivamente e a utilizzare illegalmente discariche dove venivano sotterrate sostanze d’ogni tipo. I magistrati stanno raccogliendo prove sugli scontri con le forze dell’ordine. Su come il quartiere fu messo a ferro e fuoco. Sugli attentati incendiari e le devastazioni di autobus dell’Azienda napoletana di mobilità. Sulla distruzione di mezzi dei vigili del fuoco e il sabotaggio di ambulanze. Sul danneggiamento e il saccheggio di un distributore di benzina di proprietà di un parente di un politico reo di non aver detto no alla discarica. Insomma, i magistrati stanno riscrivendo, con tanto di prove, la storia delle proteste anti-discarica di Pianura. Proteste roventi in buona parte condotte in prima linea, a viso aperto, da gente onesta, da quanti in maniera dura ma pacifica diceva no alla riapertura di una discarica che aveva già ricevuto per decenni oltre 20 milioni di metri cubi di rifiuti, ma negli occhi di tanti sono rimaste le immagini dei tanti incappucciati che usavano le contestazioni contro la riapertura della discarica per mettere in pratica tecniche di guerriglia contro uomini in divisa.

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