"BERLUSCONI? UN MAFIOSO": PAROLA DI PENTITO INATTENDIBILE

“Quando leggo che Berlusconi interviene sui giornali per salvaguardare la dignità dei tanti detenuti ordinari, interpreto questa cosa come se fosse l’evoluzione politica di quanto è stato promesso due anni fa….”. Parola di Luigi Giuliano, ‘o ‘rre di Forcella, Napoli. Professione: pentito, ex boss della camorra. E’ un fiume in piena don “Loveggino”, come lo chiamano nel suo rione. Ci manca solo adesso che tiri in ballo il Papa, visto che il Pontefice è andato in Parlamento per chiedere un provvedimento di clemenza per l’emergenza dei detenuti. Ma secondo il pentito esisterebbe un patto tra Forza Italia, alcuni partiti della Casa delle Libertà e padrini mafiosi del calibro di Totò Riina, Leoluca Bagarella, Giuseppe Madonia. Un patto per svuotare di contenuti e rendere inefficace il 41 bis, il carcere duro che i boss non gradiscono. “Ai nostri referenti politici – racconta Giuliano ai magistrati napoletani – abbiamo chiesto valide garanzie”, che consisterebbero nella possibilità di comunicare con l’esterno. Ed anche: “Un piano per controllare il Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e per insediare le proprie conoscenze nei Tribunali di sorveglianza”. Lui, Luigi, il capo del clan e i suoi fratelli (non tutti) hanno deciso di collaborare con lo Stato, di pentirsi. Siamo a Forcella, un complicato intreccio di viuzze del centro storico, dove il pane appena sfornato trova posto sui banchetti per la vendita delle sigarette di contrabbando, dove i Giuliano sono nati e cresciuti. Ora il boss che ha ordinato decine di omicidi di nemici, discetta di politica… “Mafiosi e camorristi – ha spiegato Luigi Giuliano ai magistrati- hanno aderito ad un progetto teso a garantire appoggi politici ed elettorali a Forza Italia e al Polo delle Libertà. Posso inoltre confermare che la vittoria schiacciante in Sicilia è frutto di questo tipo di accordo”. E’ una tesi suggestiva quella del boss di Forcella: Berlusconi e compagni che si accordano con i boss proprio nei giorni in cui si discute di indultino e quando il Governo del Polo vara una modifica al 41 bis estendendolo anche a terroristi e trafficanti di uomini e rendendo il carcere duro ancora più restrittivo. Luigino però insiste: secondo lui sarebbe tutta una finta. E spiega perché: “Dopo le elezioni non chiedevamo il superamento immediato del 41 bis, proprio per non suscitare uno scandalo, ma uno svuotamento totale di questo regime carcerario che doveva rimanere come un fantoccio vuoto, privo di ogni altro contenuto”. Qualcosa che di fatto già funzionava così: Giuliano ha svelato che nonostante il regime di isolamento i boss fra di loro riuscivano a comunicare in molti modi. Per esempio attraverso messaggi lasciati dietro un determinato termosifone del locale docce del carcere di Parma. Oppure mandando messaggi attraverso cordicelle calate da una cella all’altra. Sistemi sperimentati in prima persona: Giuliano ha raccontato che con questo sistema del termosifone ha potuto parlare con il boss della camorra Luigi Vollaro del programma di eliminazione dei pentiti, che sarebbe un altro dei punti forti del “famigerato” programma concordato con i politici. Totò Riina – ha raccontato Giuliano- avrebbe utilizzato Salvatore Savarese, un esponente della camorra per lasciare messaggi in giro. Savarese era stato il suo compagno di cella durante un periodo di “socializzazione”. Dopo che Giuliano ha raccontato queste cose ai magistrati Giuseppe Narducci ed Aldo Policastro, gli investigatori di Ros e Dia hanno fatto un blitz in nove istituti di pena in tutta Italia, perquisendo le celle di 23 boss: da Salvatore Badalamenti, un parente del padrino detenuto negli States, a Francesco Schiavone, detto Sandokan, ovviamente a Totò Riina e via via tutti gli altri con i quali Giuliano avrebbe avuto contatti soprattutto nelle carceri di Secondigliano, Parma e L’Aquila. Lo “svuotamento” del 41 bis sarebbe passato –sempre secondo il pentito- anche dalle malattie immaginarie. Il boss ha raccontato di essere stato un grande attore, di aver simulato più volte di star male e lo avrebbe fatto grazie anche qualche medico compiacente ora sotto inchiesta. Secondo i sanitari del Gemelli di Roma, Giuliano “è capace a suo piacimento di far salire la pressione, di simulare ischemia cerebrale,di fingere infarti, anoressie, problemi psichici, persino la cecità”. Insomma, un grande attore come si è autodefinito il boss. L’unica cosa certa, per ora, è che l’avvocato del pentito, Civita di Russo, è sotto scorta e che ogni giorno decine di carabinieri e poliziotti vegliano sull’incolumità dei parenti del pentito, che sono rimasti a casa, a Forcella, e lo hanno ripudiato, rifiutando il programma di protezione.

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