I MILIONI DEL GOVERNO PER LA CASSA INTEGRAZIONE E I RISCHI CHE SI CORRONO NELLE TV PRIVATE NAPOLETANE NEL SILENZIO DI ORDINE E SINDACATO

La signora Elsa Fornero, ministro del Welfare, ha portato a Napoli un vertice internazionale sul lavoro (e grazie per la scelta della location!) e una apparentemente buona notizia. Quale? Il governo Monti ha stanziato ed erogherà da qui al 31 dicembre 2012 una cifra di 50 milioni di euro per pagare a oltre 13 mila dipendenti di aziende in difficoltà la cassa integrazione guadagni in deroga. Buona notizia? Apparentemente sì. Anche perchè la signora Fornero si fa carico di questa necessità  in considerazione "della difficile situazione del lavoro e dell'occupazione nella regione" e perchè, scrive in una nota "si è condivisa l'importanza di proseguire nell'azione di rafforzamento delle politiche attive che sempre di più rappresentano un imprescindibile complemento di quelle passive, nel solco di quanto già intrapreso dalla Regione». Le politiche attive per il lavoro, avete letto bene. E' un pallino della signora Fornero. Non ci dorme la notte perchè proprio al Sud "troppo spesso il lavoro diventa un favore perchè l'intervento dello Stato è sempre e solo assistenziale" aveva detto a Capri alla platea dei giovani industriali in conclave. Ma guardiamo ai fatti. E occupiamoci di una fetta piccola di uomini e donne che un lavoro ce l'hanno ancora e rischiano di perderlo rispetto ai 13mila lavoratori di cui parliamo. Tra le aziende che usufruiranno della Cig in deroga ce ne sono anche tante che si occupano di editoria. Imprenditori proprietari di gruppi televisivi che hanno  fatto la storia della televisione non solo in Campania ma anche in Italia. Qualche nome? Canale 9, Canale 21, Canale 8 e tanti altri. Realtà imprenditoriali solide, non "assistite" ma aiutate con fondi pubblici per la digitalizzazione dei loro servizi, con i milionari contributi Corecom elargiti a prescindere, solo sulla base delle cartuscelle presentate. Ebbene, improvvisamente molte televisioni private napoletane hanno convocato le maestranze (giornalisti, tecnici, cameraman, inservienti etc etc) ed hanno fatto loro un discorsetto. Semplice, immediato, comprensibile. Vi mettiamo tutti in cig. Fino al 31 dicembre una parte dello stipendio viene fuori dalla cig in deroga. Poi per il 2013 si vedrà. Vedremo come fare, vedremo chi potrà restare, sperando di non perdere troppi posti di lavoro. C'è la crisi. E la crisi qualcuno dovrà pure pagarla. Ovviamente la pagano sempre gli stessi: i lavoratori, quelli che a certe aziende hanno dato tempo, salute, sangue, la vita in certi casi. E non è giusto. Non è giusto poi che tutto ciò accada nel silenzio di chi dovrebbe parlare, chiedere garanzie per questi lavoratori. E dovrebbero farlo oggi,  non a gennaio del 2013, quando qualche editore dirà a molti dipendenti "signori, mi spiace ma c'è la crisi". Una crisi che mal si spiega visto il fiorire di trasmissioni sportive dove pochi giornalisti sportivi che già guadagnano l'iradiddio presso le loro fortunate aziende diventano opinionisti a pagamento a Napoli. Una crisi che a guardare i cartelloni pubblicitari che annunciano trasmissioni di talk show con conduttori di grido sembra lontana. Eppure la crisi, ammesso che ci sia davvero, morderà sempre i soliti noti. Quelli che lavorano.  

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