CAMORRA: OMICIDIO IN FAIDA SCAMPIA 2004,MISURA CAUTELARE PER BOSS COSIMO DI LAURO

Per lo sbaglio di una testimone oculare e per l'errore degli inquirenti di inquadrare la vicenda in una vendetta privata, un uomo e' stato condannato per omicidio. Invece, grazie alle rivelazioni di un pentito, l'agguato dell'11 dicembre 2004 a Massimo Marino, parente dell'esponente di vertice degli scissionisti Gennaro
Marino, il cui fratello Gaetano e' stato ucciso lo scorso 23 agosto a Terracina, si scopre essere maturato nell'ambito della strategia omicidiaria del boss Cosimo Di Lauro, raggiunto oggi in carcere da specifica una misura cautelare. Al centro di questa intricata vicenda Giovanni De Luise, gia' condannato e con sentenza passata in giudicato per l'omicidio di Massimo Marino, la cui posizione ora deve essere rivalutata. L'uomo, nell'ambito della faida di Scampia che tra 2004 e 2005 vide contrapposti per il controllo delle piazze di spaccio dell'area Nord di Napoli i Di Lauro e i cosiddetti scissionisti del gruppo Amato-Pagano, da loro distaccatosi, si era visto uccidere il fratello Antonio mentre faceva la vedetta e sorvegliava una delle piazze controllate dai Di Lauro. All'obitorio, quello stesso giorno, oltre a quella di Antonio De Luise, due ore dopo arrivo' la salma di un'altra vittima della faida, quella appunto di Massimo Marino. E la sorella Cinzia credette di individuare il killer di Massimo proprio in Giovanni De Luise che era all'obitorio per i suoi stessi motivi. Massimo Marino invece era stato assassinato da Gennaro Puzella, uno dei killer dei Di Lauro all'epoca, raggiunto anche lui oggi da un provvedimento restrittivo, proprio perche' Cosimo di Lauro, successore del padre Paolo alla guida della cosca almeno fino al suo arresto il 21 gennaio 2005, aveva ordinato di sterminare comunque gli scissionisti e qualsiasi loro parente anche se estraneo al contesto criminale, come Massimo Marino, all'indomani del duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno il 28 ottobre 2004 nella roccaforte dei Di Lauro, in via vicinale Cupa dell'arco, agguato che segna l'inizio della faida e in cui agi' Gennaro Marino.

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