ANCORA UN DETENUTO SI UCCIDE NELL'INFERNO DEL CARCERE DI POGGIOREALE
'Ci giunge notizia, confermata dal
sindacato Osapp, che ieri, alle 14.40 un altro detenuto si è
tolto la vita impiccandosi nel reparto Avellino del carcere di
Poggioreale a Napoli. Era un detenuto comune di soli 28 anni. Ma
le notizie di morte sembrano non finire. Stiamo cercando
conferma di un altro suicidio avvenuto mercoledì scorso nel
carcere di Carinola. In questo caso si tratterebbe di un
ergastolano ostativo di 55 anni''. Cosi' in una nota Rita
Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione
Giustizia.
Bernardini ricorda che ''rimangono ancora 'da accertare'
secondo gli inquirenti, le cause della morte di un detenuto
tunisino avvenuta martedì scorso nel carcere di Busto
Arsizio: il cappio, lo sgabello, la testa quasi staccata non
sono bastati per definirlo come 'suicidio', ci fa sapere
Ristretti Orizzonti''.
La deputata radicale ricorda poi le parole del presidente
Napolitano sulle carceri: "… una realtà che ci umilia in Europa
e ci allarma, per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a
togliersi la vita - di migliaia di esseri umani chiusi in
carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo".
''Sono passati 451 giorni - sottolinea Bernardini - da quando il
presidente Napolitano pronunciò queste parole alle quali, lo
dico con rammarico, non è seguito nemmeno quel messaggio alle
Camere, previsto dall'art. 87 della Costituzione e richiesto con
un manifesto-appello da oltre 130 costituzionalisti, guidati dal
Prof. Puggiotto. 451 giorni fa il presidente Napolitano non
escludeva 'pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi
necessaria', amnistia e indulto compresi''.
"Si è ucciso impiccandosi con una
cintura nella sua cella del padiglione Avellino del
sovraffollato carcere di Napoli Poggioreale. Aveva 26 anni ed
era ristretto per reati connessi alla tossicodipendenza. Una
ennesima tragedia che deve fare riflettere. Il Sindacato
Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe è fermamente impegnato per
incrementare l'utilizzo del ricorso alle misure alternative al
carcere delle persone tossicodipendenti recluse''. Lo dichiara
Donato Capace, segretario generale del Sappe, commentando il
nuovo suicidio di un detenuto a Poggioreale.
Il Sappe sottolinea come "nelle carceri italiane più del 25%
circa dei detenuti è tossicodipendente ed anche il 20% degli
stranieri ha problemi di droga. Altro che vigilanza dinamica,
come vorrebbe il Capo del Dap Tamburino: come si può ipotizzare
una fantasia del carcere in un carcere con quasi 3mila detenuti?
Nonostante l'Italia sia un Paese il cui ordinamento è
caratterizzato da una legislazione all'avanguardia per quanto
riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare
la pena all'esterno, i drogati detenuti in carcere sono
tantissimi. La legge prevede che i condannati a pene fino a sei
anni di reclusione, quattro anni per coloro che si sono resi
responsabili di reati particolarmente gravi, possano essere
ammessi a scontare la pena all'esterno, presso strutture
pubbliche o private, dopo aver superato positivamente o
intrapreso un programma di recupero sociale. Nonostante ciò
queste persone continuano a rimanere in carcere''.
''Noi riteniamo sia invece preferibile che i detenuti
tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve
entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle Comunità di
recupero, per porre in essere ogni sforzo concreto necessario ad
aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della
droga e, quindi, a non tornare a delinquere. I detenuti
tossicodipendenti sono persone che commetto reati in relazione
allo stato di malattia e quindi hanno bisogno di cure piuttosto
che di reclusione'', conclude Capece.
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