AMORRA: POMODORI E BROCCOLI 'CONCIMATI' CON FANGHI NOCIVI

Si coltivavano anche pomodori "al cadmio" e broccoli "all'arsenico" nel terreno sequestrato oggi dalla Squadra Mobile di Caserta a Trentola Ducenta. Un fondo agricolo usato dall'imprenditore dei rifiuti Elio Roma - indicato da alcuni collaboratori di giustizia vicino al clan dei Casalesi - come discarica di scarti
industriali altamente tossici, anche provenienti da industrie del centro-nord. E infatti, dai rilievi disposti nell'ambito delle indagini coordinate dalla DDA partenopea, sono emersi preoccupanti livelli di contaminazione da arsenico, cadmio, idrocarburi pesanti, stagno e di altre sostanze altamente nocive. Sia sul terreno sequestrato che su quelli circostanti, dove la coltivazione continua, con tanto di serre, incurante delle conseguenze per la salute che deriva dall'assunzione di quegli ortaggi e di quella frutta.
   Per attivita' di gestione di rifiuti non autorizzata, traffico illecito e disastro ambientale, reati aggravati dal fine di agevolare il gruppo Bidognetti del clan dei Casalesi, sono indagati l'imprenditore Elio Roma, 61 anni, e Nicola Mariniello, 58enne a cui lo scorso 19 maggio furono sequestrati 20mila metri quadrati di terreno usati per le stesse finalita'.
   L'attivita' di smaltimento illecito scoperta dagli inquirenti anche grazie ai "pentiti" Gaetano Vassallo, Emilio Di Caterino e, piu' di recente, anche dalle dichiarazioni di Tammaro Diana e Pasquale Di Giovanni - ruotava intorno alla societa' RFG, formalmente intestata al figlio di Roma, attraverso la quale veniva gestito un impianto di compostaggio utilizzato solo per simulare la lavorazione dei rifiuti pericolosi, formalmente ricevuti, stoccati e sottoposti a trattamento.
   I rifiuti tossici provenienti da alcune industrie del Nord, ma anche dai depuratori della provincia, quindi, venivano trattati nell'impianto solo sulla carta. In realta' finivano direttamente nei terreni indicati da Elio Roma, anche grazie alla collaborazione con il clan dei Casalesi, che per questo compito pretendeva una lauta tangente. Evitando i trattamenti, Roma riusciva a offrire il servizio a prezzi estremamente bassi. E questo gli consentiva di accaparrarsi commesse a discapito di chi invece operava secondo la legge. Una situazione che, per un lungo periodo, gli ha consentito di avere praticamente il monopolio nello smaltimento dei rifiuti. Ovviamente l'attivita' comportava anche la sistematica contraffazione della documentazione relativa alle analisi concernenti la natura dei rifiuti, al loro trasporto e all'avvenuto smaltimento.
   Alcuni contadini erano compiacenti ma soprattutto consapevoli di cosa finiva interrato nei loro fondi agricoli. E per questo percepivano denaro in cambio. Ad altri, invece, veniva addirittura detto che quei fanghi maleodoranti altro non erano che concimi e fertilizzanti.
  Secondo le stime dei periti nominati dalla Procura Antimafia di Napoli, nel podere sequestrato questa mattina sono stati conferiti almeno 3550 tonnellate di rifiuti industriali fangosi, in un periodo compreso tra marzo e maggio 2003. 

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