MUSEO MADRE DI NAPOLI RISCHIA LA CHIUSURA PER MANCANZA DI FONDI

''Non abbiamo ricevuto alcuna notizia ufficiale da Scabec spa, la societa' a maggioranza regionale che fornisce gran parte dei servizi al museo e alla Fondazione. Al momento, percio', nessuna attivita' programmata e' stata ufficialmente sospesa, e siamo al lavoro per scongiurare ogni interruzione di un servizio che ha connotati pubblici. Lavoriamo tra mille ostacoli, insieme con la Regione Campania, per non cedere alla tentazione di abbandonare il Madre, la cui chiusura darebbe ragione a chi pensa che esso fosse un costoso balocco di pochi, e lavoriamo per renderlo, finalmente, stabile istituzione di tutti''. E' quanto sottolinea in una nota Pierpaolo Forte, presidente della fondazione Donnaregina, in merito alla paventata chiusura del Madre. ''Con tutto il cda - osserva - siamo impegnati, sin dal nostro insediamento appena tre mesi fa, a far fronte ad una situazione che si inserisce nel drammatico momento che il Paese e le sue istituzioni culturali stanno vivendo, e che, non e' un mistero, riguardano purtroppo anche quella che siamo stati chiamati, come alto onore, ad amministrare''. ''Questa fondazione - sottolinea - sta profondendo ogni sforzo per mantenere e, se possibile, rafforzare la propria capacita' di sostegno e diffusione della cultura contemporanea, e continuare ad assicurare alla citta', alla Regione ed all'intero Paese quel presidio culturale che e' il museo Madre. Siamo percio' impegnati, oltre che nel risanamento organizzativo e gestionale, nel reperimento di apporti - non solo finanziari, ma di partecipazione, energia, dibattito e confronto - che si aggiungano al sostegno regionale, ed aumentino la dose di pluralismo che deve connotare una sana istituzione culturale. Abbiamo intanto predisposto atti che consentiranno il rilancio della fondazione, e siamo propensi ad aprire un dibattito pubblico sul museo, la cui collezione, a parte ogni considerazione sulla sua identita', e' oggi evidentemente troppo dipendente da relazioni personali, che talora non sembrano considerare a sufficienza gli interessi generali che la esposizione pubblica delle opere comporta''.

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