CALCIOPOLI, UDIENZA TESA A NAPOLI. PER LA PRIMA VOLTA FACCIA A FACCIA CON SCAMBIO DI ACCUSE TRA IL COLONNELLO DELL'ARMA AURICCHIO E LUCIANO MOGGI

Le genesi delle indagini su calciopoli, le intercettazioni telefoniche che rafforzano l'ipotesi investigativa sul condizionamento sugli esiti dei campionati, l'esistenza di un "sistema di potere che godeva di appoggi istituzionali" all'interno delle Federcalcio. E' questo, in sintesi, il contenuto della lunga deposizione, resa in qualita' di testimone, del colonnello Attilio Auricchio, l'ufficiale dei carabinieri che ha diretto l'operazione "Off side" sugli illeciti nel mondo del calcio. Auricchio ha risposto alle domande del pm Giuseppe Narducci al processo di calciopoli in corso davanti alla nona sezione del Tribunale di Napoli e la sua deposizione proseguira' martedi' prossimo impegnando poi almeno un'altra udienza per il contoesame da parte degli avvocati della difesa.
Auricchio ha ricordato che l'indagine fu avviata dopo alcune segnalazioni sulla squadra del Messina e i suoi rapporti con la Gea (la societa' di procuratori ritenuta vicina all'ex dg della Juve Luciano Moggi) e con lo stesso Moggi. Un altro spunto investigativo fu offerto dall'ex dirigente del Venezia, Dal Cin, il quale ai pm di Napoli aveva fatto riferimento all'esistenza di una "combriccola romana" di arbitri che sarebbe stata in contatto con la Gea. Da qui - ha ricordato Auricchio - scaturiscono le intercettazioni telefoniche, autorizzate dalla magistratura napoletana, che avrebbero rafforzato l'ipotesi investigativa, svelando tra l'altro i rapporti tra Moggi e l'ex amministratore delegato juventino Antonio Giraudo e i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. I quali, avvalendosi di arbitri, si sarebbero adoperati per "inficiare, modificare, influenzare i risultati". Il colonnello dei carabinieri ha affermato inoltre che dalle indagini e' emerso che "il sistema di potere gode di appoggi istituzionali", con un gruppo di dirigenti che ha come "obiettivo quello di mantenere il potere nelle istituzioni della Figc".
Ripercorrendo le investigazioni svolte, Auricchio ha poi parlato dei sorteggi "pilotati dai due designatori strettamente legati alle scelte che Moggi assumeva". Poi si e' soffermato su un altro punto, ovvero quello delle schede sim estere che Moggi avrebbe fornito ad alcuni arbitri e ai due designatori. L'esistenza di utenze "segrete" prima ancora che venissero scoperte, ha spiegato Auricchio, si intui' da diverse intercettazioni di telefonate tra Moggi, Bergamo, Pairetto ed altri interlocutori.
L'investigatore nel corso dell'udienza ha elencato le intercettazioni piu' significative. All'inizio ne ha lette alcune in aula poi, in seguito all'opposizione di alcuni avvocati sulla utilizzabilita' dei "brogliacci" con le trascrizioni, ha solo indicato i numeri e le date delle telefonate, sunteggiando comunque i passaggi salienti.
Al termine dell'udienza, Moggi ha chiesto di rendere una dichiarazione spontanea. "Rodomondti (ex arbitro, ndr) dicono che sia stato un arbitro vicino a me - ha affermato l'ex direttore generale bianconero - e questo dimostra come abbiano letto solo quello che volevano. E' un falso. Basta leggere l'intercettazione tra Rodomonti e Meani (Leonardo Meani, ex dirigente milanista, imputato in questo processo, ndr) dopo il rigore concesso al Milan: Meani dice che il rigore c'e' e che il presidente 'ti fara' fare 30mila euro di capelli in Svizzera' ".
Moggi ha inoltre detto che leggendo alcuni passaggi dell'inchiesta gli "viene da ridere". Cio' a proposito della sua presunta conoscenza anticipata delle designazioni arbitrali. "Alle 11.53 gia' avevo saputo degli assistenti - ha affermato Moggi - Ma la realta' e' un'altra: bastava telefonare a Mandredi Martino (ex segretario della Can) che diceva tutto. Manfredi Martino che dovrebbe essere sul banco degli imputati e invece lavora in Federcalcio perche' qualcuno l'ho ha raccomandato al vicesegretario Nicoletti...".

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