DOPO 27 ANNI FATTA LUCE SULL'OMICIDIO DI GIACOMO FRATTINI, DETTO "BAMBULELLA", DURANTE LA GUERRA DI CAMORRA TRA LA NCO DI CUTOLO E LA NUOVA FAMIGLIA

Erano già tutti in carcere detenuti per altri motivi ma, dopo 27 anni è stata fatta chiarezza su uno degli omicidi più cruenti avvenuti negli anni della faida tra la nuova camorra organizzata e l'ex boss Raffaele Cutolo e il cartello di clan che ad essa si contrapponeva denominato Nuova famiglia. Tredici camorristi, di cui una decina potenti boss che ancora dominano a Napoli e in Provincia hanno ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare nei rispettivi carceri dove si trovano detenuti. L'omicidio in questo è quello di Giacomo Frattini detto 'Bambulella' ucciso il 21 gennaio 1982. Le indagini, a suo tempo archiviate per essere rimasti ignoti gli autori del fatto sono state riaperte a seguito della scelta collaborativa fatta dall'ex boss di Forcella, Luigi Giuliano, detto "o re'. Le indagini sono state poi arricchite dalle dichiarazioni rese da altri pentiti che all'epoca dell'omicidio Frattini facevano parte della Nuova famiglia: Guglielmo e Salvatore Giuiliano, fratello di Luigi, Giuseppe Misso, Pasquale Gatto e Maurizio Prestieri. Pentiti che avrebbero direttamente preso parte all'uccisione di Bambulella oppure per essere stati destinatari di confidenze da parte dei diretti protagonisti di quella spietata esecuzione. Il cadavere di Giacomo Frattini, esponente di primo piano dell'Nco venne ritrovato la mattina del 21 gennaio 1982 in via Pier delle Vigne, nei presi di Giambattista Vico, nel centro storico di Napoli, all'interno di una Fiat 500 familiare. Il cadavere del camorrista era avvolto in un lenzuolo: i killer dopo averlo ucciso gli avevano anche strappato il cuore dal petto, decapitato e tagliate le mani. Queste parti del corpo così orrendamente mutilato furono trovate in alcuni sacchetti di plastica lasciati all'interno dell'auto. Frattini era stato scarcerato 21 giorni prima: la sua scomparsa era stata denunciata in Questura il giorno prima del ritrovamento del suo cadavere. L'autopsia rivelò successivamente che dopo essere stato sequestrato il cutoliano era stato ferito con alcune coltellate al viso mentre era ancora in vita. In quella circostanza una sedicente organizzazione 'Nuovi giustizieri campani', rivendicò l'omidio. I pentiti hanno invece rivelato il movente dell'omicidio, la fase del mandato e quella dell'esecuzione. Secondo gli inquirenti il movente avrebbe rappresentato la risposta della Nuova famiglia al massacro avvenuto la sera del 23 novembre 1980, all'interno del carcere di Poggioreale quando, approfittando degli 80 tremendi secondi del terremoto, un gruppo di cutoliani fece irruzione nel reparto occupato dai camorristi della Nuova famiglia e nell'infermeria dello stesso carcere uccidendo alcuni detenuti tra i quali Antonio Palmieri, detto "o Muscio' appartenente ad un clan di Secondigliano.

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