STUDIO DI SCIENZIATI INGLESI: SE IL VESUVIO DOVESSE ESPLODERE NON CI SARA' L'ECATOMBE DI MORTI TEMUTA. L'ERUZIONE E' PREVISTA CON 2 MESI DI ANTICIPO



Trovato un modo per prevedere le eruzioni vulcaniche con un anticipo di 20-60 giorni circa, metodo che potrebbe essere applicato a molti vulcani tra cui il Vesuvio a Napoli, permettendo alla protezione civile di prendere decisioni tempestive onde prevenire ogni rischio per la popolazione. Secondo quanto riferito sulla rivista Science sulla base di uno studio su una delle ultime eruzioni vulcaniche verificatisi nel 1925 nell'isola Santorini in Grecia, un'ondata di magma più caldo, registrabile facilmente con le apparecchiature sismiche (perchè dà luogo ad attività sismica), precede l'eruzione di due mesi circa. Diretti da Victoria Martin dell'Università di Durham in Gran Bretagna, gli esperti hanno studiato l'eruzione del vulcano Nea Kameni di Santorini, una delle cicladi, isola per l'appunto di origine vulcanica. Gli esperti hanno studiato i cristalli di olivina, un minerale componente di molte rocce eruttive di color verde oliva, relativi a quell'eruzione ed hanno ricostruito i tempi di formazione di quei cristalli in rapporto all'eruzione.
L'analisi dei cristalli, spiegano i geologi, mostra che i movimenti del magma, che rappresentano l'innesto dell'eruzione e possono essere registrati facilmente perchè causano di norma attività sismica, avvengono 3-10 settimane prima dell'eruzione. In questa maniera solo tenendo d'occhio l'attività sismica legata ai movimenti del magma si potrebbero fare previsioni sulle eruzioni. Gli esperti sperano che il loro metodo sia utilizzabile anche per altri vulcani permettendo anche di
capirne meglio il comportamento pre-eruttivo.

"Non possiamo prevedere la data esatta di un'eruzione vulcanica, ma l'esplosione del Vesuvio, quando si verificherà, non sarà un evento imprevisto". E' quanto rassicura Marcello Martini, direttore dell'Osservatorio Vesuviano di Napoli. "A livello internazionale - spiega Martini - il monitoraggio vulcanico si basa sull'osservazione in tempo reale di fenomeni geochimici e geofisici, come lo studio dei diversi fenomeni sismici che si verificano in prossimità di un'attività vulcanica, la deformazione a cui è sottoposto il suolo sotto sforzo e le variazioni geochimiche dalle fumarole che possono aiutare a comprendere i processi in corso". "Sono numerosi i casi di fenomeni vulcanici studiati a livello internazionale che permettono di ipotizzare l'evoluzione in caso di ripresa dell'attività - aggiunge - ma il monitoraggio svolto per la protezione civile ha un'applicazione pratica. Non possiamo basarci su teorie che hanno bisogno di una verifica, perchè si tratterebbe di mobilitare una popolazione di oltre 600mila persone che occupano l'area vesuviana, con un ingente impegno economico e umano". Il Vesuvio, sotto costante osservazione, si trova attualmente in uno stato di riposo, ma non è possibile prevedere con esattezza i tempi di una ipotetica futura eruzione. Di una cosa, però, ribadisce Martini, si può essere tranquilli: "L'attività eruttiva è preceduta da macroscopici fenomeni precursori, come nel caso della tragica eruzione del 1631 seguita a un lungo periodo di quiescenza, e con le apparecchiature che abbiamo oggi a disposizione saremo certamente in grado di prevedere il fenomeno con un largo anticipo".

Commenti