CAMORRA VESUVIANA, IL BOSS NON FACEVA PAGARE IL PIZZO ALLE DITTE CHE ACQUISTAVANO CEMENTO DALL'IMPRESA DI FAMIGLIA. RETATA NEL CLAN FABBROCINO


E' un colpo duro quello inferto dai carabinieri alla camorra vesuviana. Con sei arresti e tra questi Mario Fabbrocino, omonimo del boss e cugino. Dalle intercettazioni telefoniche emerge che chi acquistava il cemento nella ditta "amica" del clan veniva esentato dal pagamento del pizzo. Ma ci sono ancora altri particolari dell'inchiesta della Dda di Napoli sul clan Fabbrocino che potrebbero avere interessanti sviluppi già nelle prossime ore.
A imporre la fornitura del cemento, secondo i carabinieri, sarebbe stato Mario Fabbrocino, soprannominato "Maruzzo", 49 anni, cognato e cugino dell'omonimo capo clan. L'uomo, lo scorso anno, avrebbe imposto ad alcuni cantieri l'acquisto di cemento dalla ditta da lui gestita a San Gennarello di Ottaviano, che poi è stata sottoposta a sequestro. I provvedimenti di fermo, oltre a Mario Fabbrocino, hanno raggiunto Angelo Borrelli, 36 anni; Michele Buonaiuto, 50 anni; Angelo Buono, 40 anni; Michele La Marca, 48 anni e Vincenzo Marano di 62 anni. Nel corso delle indagini i carabinieri hanno raccolto anche la denuncia di alcune vittime. Poche, per la verità, perchè l'omertà continua a bloccare ogni inchiesta di camorra in zona vesuviana.

Commenti