MONNEZZOPOLI-CAMPANIA, RIUSCIRA' SILVIO BERLUSCONI A RIPULIRE LA CAMPANIA?

Occhi puntati sul premier Silvio Berlusconi. Se l’espressione non suonasse blasfema diremmo che i napoletani aspettano l’arrivo del Cavaliere come i cristiani attendevano Gesù di Nazareth. Sarà lui a redimere la Campania sommersa dalla spazzatura e a mondarla dai rifiuti? In tanti sognano di sì, sperano che possa risolvere un’emergenza che da tre lustri offende immagine e dignità del Belpaese. Tifa per ‘o Cavaliere, così chiamano a Napoli Berlusconi, persino il governatore Antonio Bassolino. L’imputato eccellente nel maxi-processo sul disastro rifiuti non ha difficoltà ad ammettere pubblicamente che Berlusconi rappresenta l’ultima chance: “Napoli è allo stremo, l’unica possibilità che abbiamo è legata alla collaborazione con il Governo”.
C’è attesa dunque per il varo del piano del Governo per traghettare la Campania fuori dalla più drammatica delle crisi nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Tutti vogliono capire come e dove Berlusconi allestirà le discariche che la Campania non ha, comprendere se e quando verranno finalmente realizzati i tre inceneritori dei rifiuti progettati, finanziati ed in parte già realizzati ad Acerra (nel Napoletano), Santa Maria La Fossa (nel Casertano) e Salerno. Tutti vogliono sapere che cosa verrà fatto per avviare una seria raccolta differenziata in una regione che quotidianamente produce oltre 7.500 tonnellate di rifiuti e riesce a differenziarne poco più del 10 per cento.
Il premier troverà una città più pulita nel centro antico ma ancora sull’orlo del disastro ambientale nella periferia. Una Napoli che cerca di mettersi alle spalle barricate e incendi, guerriglia urbana e rabbia che nei giorni scorsi l’ha fatta sprofondare nuovamente nell’abisso della vergogna internazionale. Il primo ministro troverà una popolazione stremata, impaurita, allarmata, preoccupata anche per eventuali focolai infettivi causati dai veleni dei roghi e dai miasmi della spazzatura lasciata macerare in strada per giorni. Insomma, la monnezza di Napoli era ed è una tragedia nazionale per la politica e un disastro ambientale senza precedenti per l’Unione Europea che vuole castigarci davanti alla Corte di Giustizia di per violazione delle norme in materia di smaltimento dei rifiuti. La crisi dei rifiuti era ed è un colpo al cuore al turismo e all’economia della Campania che perderà circa un milione di ospiti stranieri nel bienno 2007-2008. L’emergenza infinita continuerà ad essere una grande opportunità di business per la camorra imprenditrice. Le cosche che in questi anni hanno fatto affari con l’emergenza rifiuti, aspettano di capire anche loro come il nuovo governo si muoverà, dove investirà risorse, in modo da poter modulare anche i propri investimenti nel settore. A lanciare un inquietante allarme sono i nostri servizi segreti, che si stanno occupando dell’emergenza rifiuti in Campania. In queste settimane di grande fibrillazione nel settore della raccolta e dello smaltimento della spazzatura, hanno offerto ai nuovi inquilini di Palazzo Chigi uno spunto investigativo, che però è già oggetto di una delicatissima inchiesta della procura di Napoli. Per il Cesis i clan riuscirebbero addirittura a fomentare e condizionare – durante le fasi più critiche dell’emergenza rifiuti o quando si tratta di aprire una discarica in un luogo piuttosto che in un’altro – anche le manifestazioni di protesta che portano in piazza tante persone, spesso inconsapevoli attori di rivolte alimentate da capipopolo al soldo di cosche camorristiche che certo hanno a cuore precisi piani d’affari e non la salubrità dell’ambiente. Quello che è certo, leggendo le relazioni dei Servizi segreti, è il fatto che il settore ambientale era e resta uno dei terreni di maggiore interesse operativo della criminalità organizzata, in particolare di quella napoletana e casertana. Conferma indiretta a questi ragionamenti viene dalle inchieste del coraggioso e super scortato magistrato napoletano Raffaele Cantone, dal 18 ottobre del 2007 trasferito in Corte di Cassazione a Roma per gravissimi motivi legati alla sua sicurezza. Aver osato mettere in discussione lo strapotere della cosca dei Casalesi (organizzazione criminale tra le più potenti d’Europa secondo Europol, ndr) nel business dell’ecomafia gli è costata una condanna a morte. A inizio maggio la scoperta dell’ennesimo piano per ucciderlo, che ha portato all’arresto a Ferrara di un superpentito, Augusto La Torre, che da un lato fingeva di collaborare con la giustizia e dall’altro lato faceva pedinare il magistrato e alcuni suoi congiunti per attentare alla sua vita. Uno dei tanti meriti di Cantone è quello di aver scoperto che i clan della camorra non si limitano più alla semplice realizzazione della discarica abusiva o al trasporto illegale di rifiuti tossici-nocivi, ma aggrediscono il redditizio mercato dei rifiuti con società di prestanome, aziende alla cui testa ci sono facce pulite, teste di legno. Aziende all’apparenza pulite, ma che possiamo senza alcun dubbio definire a prevalente capitale mafioso. Aziende che oggi si candidano anche a partecipare al prossimo grande affare in Campania. La bonifica dei siti inquinati.

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