ARMI DIRETTE IN PALESTINA SEQEUSTRATE NEL PORTO DI NAPOLI GRAZIE AD UNA SOFFIATA DEL MOSSAD ISRAELIANO

Cala il silenzio sul ritrovamento di un carico di armi nel porto di Napoli. Cinque containers zeppi di pistole, lanciarazzi e altro armamento pesante. Armi dirette in Egitto o forse che provenivano, questo deve essere appurato con certezza, da Alessandria d’Egitto. La procura, che ha disposto un fermo, un cittadino egiziano che è lo spedizioniere dei containers, ha imposto uno strettissimo riserbo sulle indagini avviate anche perché non sembra facile sbrogliare questo giallo internazionale. Occorrerà, forse, anche a collaborazione della Farnesina. Molte le ipotesi sul tappeto, nessuna delle quali, privilegiata rispetto ad altre. Una pista porta in Egitto. Le armi potevano servire a chi in questo momento si oppone al nuovo presidente proveniente da Fratellanza Musulmana, Mohamed Morsi che vuole imprimere una svolta teocratica all’Egitto, con l’introduzione della Sharia in un sistema istituzionale laico. Altra ipotesi è sempre di marca egiziana, e porterebbe però in Palestina, nella striscia di Gaza. Le armi entravano in Egitto, poi dal valico di Rafah, attraverso i tanti tunnel che uniscono Egitto e Palestina, passavano nelle mani dei soldati di Hamas, per alimentare la guerra ad Israele. E in questo caso prenderebbe consistenza le indiscrezioni secondo cui la polizia di frontiera del Porto di Napoli sarebbe stata allertata dal Mossad, il servizio segreto Israeliano. Infine l’ipotesi che le armi erano dirette agli insorti siriani contro il regime di Bashar al Assad.

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