MONTENEGRO: ENTRAMBI CANDIDATI RIVENDICANO VITTORIA VUJANOVIC SI DICHIARA VINCITORE, MA LEKIC GRIDA A COLPO DI STATO
Le presidenziali di oggi in
Montenegro, smentendo i sondaggi della vigilia che prevedevano
una larga vittoria del capo di stato uscente Filip Vujanovic,
hanno avuto un esito contrastato, con entrambi i candidati -
Vujanovic e il rappresentante dell'opposizione Miodrag Lekic -
che rivendicano la vittoria. In tarda serata Lekic, dopo che
Vujanovic si era dichiarato vincitore, ha gridato al ''furto
elettorale'' e al ''colpo di stato''. "Chiedo a Vujanovic di
essere serio e responsabile, perché nel dichiarare la propria
vittoria ha compiuto un colpo di stato''. secondo lui ''i
risultati erano truccati''
Apertesi alle 7, le urne si sono chiuse alle 20 ed è subito
iniziato lo spoglio. Ma la commissione elettorale finora non ha
diffuso alcun dato. Vujanovic ha detto di aver ottenuto, con lo
spoglio completo delle schede, il 51,3% dei voti, rispetto al
48,7% dei consensi andato a Lekic.
Il voto, che ha fatto risultare un'affluenza di circa il 64%,
stando a indicazioni preliminari della commissione elettorale
(nelle precedenti presidenziali del 2008 aveva votato il 66,5%
degli aventi diritto), si è tenuto sullo sfondo di una profonda
crisi economica e dei ripetuti inviti della Commissione europea
a intensificare la lotta a corruzione e criminalità
organizzata. Il Montenegro ha avviato il negoziato di adesione
alla Ue lo scorso giugno e tra le richieste più pressanti di
Bruxelles alla dirigenza di Podgorica vi è proprio quella di
fare di più nel contrastare il crimine organizzato e la
corruzione, fenomeni tradizionalmente molto presenti nel piccolo
Paese ex jugoslavo.
Sia Vujuanovic che Lekic - erano gli unici candidati in lizza
e pertanto non vi sarà un turno di ballottaggio - si sono detti
convinti della vittoria al momento del voto. Il presidente
uscente, 58 anni, candidato del Partito democratico dei
socialisti (Dps) guidato dal premier e uomo forte Milo
Djukanovic, ha sottolineato la sua intenzione di utilizzare il
nuovo mandato per migliorare la situazione economica, attrarre
nuovi investimenti esteri e proseguire sulla strada
dell'integrazione europea. Lekic, diplomatico di carriera, 66
anni, ex ministro degli esteri montenegrino che in passato è
stato ambasciatore jugoslavo in Italia, si è mostrato anch'egli
molto fiducioso nel successo elettorale, affermando di contare
sulla volontà di cambiamento dei cittadini. Il suo obiettivo
indicato a più riprese in campagna elettorale è infatti quello
di rompere il lungo potere ultraventennale del partito che fa
capo a Milo Djukanovic, padre dell'indipendenza del Montenegro
(ottenuta con un referendum nel 2006), tornato nei mesi scorsi
alla guida del governo. Il punto centrale della sua campagna
elettorale è stata la lotta senza quartiere alla corruzione e
alla criminalità, fenomeni che ostacolano e danneggiano il
cammino del Montenegro verso l'integrazione in Ue e Nato.
Su una popolazione di poco più di 650 mila abitanti, gli
aventi diritto erano circa 511 mila. I temi economici legati
alla crisi, che pesa su un Paese che fa molto affidamento sul
turismo, hanno dominato buona parte della campagna elettorale.
La disoccupazione ha raggiunto quasi il 20%, e con un salario
medio inferiore ai 500 euro buona parte della popolazione fa
fatica a far fronte ai bisogni primari della vita quotidiana.
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