FIAT:POMIGLIANO;COMITATO DONNE,PARLARE FUTURO 2431 FAMIGLIE INVITO PER ASSEMBLEA DEL 24 NOVEMBRE,'ATTENZIONE SOLO 19 OPERAI'

Quattrocento lettere ad altrettante mogli di operai cassaintegrati dello stabilimento di Pomigliano d'Arco saranno spedite lunedi' dal comitato di donne costituitosi per difendere il futuro occupazionale dei lavoratori in Cig. ''Ma sono pronte tante altre lettere che consegneremo ad altre mogli, al sindaco di Pomigliano, ai commercianti e ad altre realta' locali - spiega Maria Molinari, una delle promotrici del comitato di mogli - per invitare tutti all'assemblea del 24 novembre, durante la quale discuteremo del futuro di 2431 famiglie, quelle degli operai per i quali il 14 luglio prossimo scadra' la cassa integrazione per cessazione attivita', e che quindi saranno in mobilita' forzata''. Maria sostiene che l'attenzione, ultimamente, ''sembra sia spostata solo sui 19 licenziamenti''. ''Dal Lingotto stanno concentrando l'attenzione mediatica sui 19 - aggiunge - perche' cosi' si parla poco o nulla della scadenza di luglio, quando i cassaintegrati fuori dalla newco non avranno null'altro che un provvedimento di licenziamento. Marchionne pensa che noi donne, le mogli degli operai, siamo solo casalinghe che non leggono, non seguono le sorti dei propri mariti. Ed invece noi siamo informate, e sappiamo bene intendere quello che lui dice, e ieri dalla Fiat hanno chiaramente affermato che per i nostri mariti non assunti nella newco, non c'e' futuro, perche' la crisi del mercato non cessera' certo per luglio, e quindi e' chiaro cosa succedera'. Solo che dal Lingotto dimenticano che oltre al migliaio di operai a casa a zero ore, ce ne sono circa altri mille che stanno lavorando per il gruppo Fiat, ma che risultano essere nella lista dei cassaintegrati che perderanno il lavoro con la cessata attivita' dell'azienda''. Maria ha le idee ben chiare sulle richieste da avanzare: ''La Fiat ha usufruito di ingenti finanziamenti - conclude - e quindi gli stabilimenti devono essere dati allo Stato se non ha intenzione di mantenere i livelli occupazionali, o di restituire i soldi, che sono i nostri, dei contribuenti, e chi ci governa non deve dimenticarlo, non puo' pensare che l'azienda sia privata solo quando fa comodo''. Al suo fianco, oltre al marito, anche i figli di 23, 21 e 14 anni, che conoscono bene la situazione: ''Siamo preoccupati per il futuro dei nostri padri - spiega il piu' grande, Antonio - ma anche di quello nostro, perche' stanno scomparendo i diritti dei lavoratori, che dovrebbero darsi una mossa ed agire prima che sia troppo tardi. Io sono studente universitario, perche' vorrei un futuro migliore, ma nel frattempo sono cosciente dei sacrifici da affrontare insieme alla mia famiglia fino a quando papa' non riavra' il suo lavoro''.(

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