SCHETTINO E TUTTI GLI ALTRI ATTORI CHE RECITANO UN RUOLO DI COMPARSA NEL PROCESSO SUL DISASTRO DEL GIGLIO
Dentro il teatro trasformato in
aula di giustizia che ha proprio tutto ma non la scritta ‘la
legge è uguale per tutti’, l’uomo che diceva ai suoi ufficiali
'amm’a fà l’inchino al Giglio' abbassa lo sguardo davanti al
naufrago che gli porge la mano. Non se l’aspettava, il
comandante Francesco
Schettino, quel gesto assai semplice e
soprattutto civile di chi poteva esser in fondo al mare assieme
alle altre 32 vittime. Ed invece è lì.
Grosseto, Teatro Moderno, incidente probatorio per la
tragedia della Costa Concordia naufragata il 13 gennaio al
Giglio con 4mila persone a bordo perché Schettino, appunto,
invece di essere dove doveva, a due miglia dalla costa, ha
portato la nave a 150 metri dall'isola, mandandola a schiantarsi
sugli scogli. Di chi sono le responsabilità, se sono solo sue o
anche della Costa Crociere per le indicazioni date – e non date
– in quegli istanti drammatici, è il motivo per cui sono qui
magistrati e imputati, avvocati e naufraghi. Ma oggi quel che si
consuma sul palcoscenico del teatro con le poltroncine rosse e
tre maxischermi che rubano la scena alle quinte, è l’incontro
tra il comandante e i suoi passeggeri. Tra quello che per
l’accusa è il colpevole numero uno e le sue vittime.
Schettino lo sa bene ed infatti quando arriva al teatro,
blindatissimo in una Mercedes con i vetri oscurati, è teso come
una corda di violino. Completo scuro e camicia bianca, cravatta
grigia, sul suo volto non c’è traccia di quel sorriso
immortalato nelle fotografie prima della tragedia. Accompagnato
dai suoi legali, l’ex comandante della Concordia prende posto
alla destra del Gip sul palcoscenico, dove stavolta però non si
rappresenta né Moliere né Pirandello ma un processo per la morte
di 32 persone.
''Sulla nave non ero riuscito a vederlo, ero salito a
Civitavecchia e neanche due ore e mezzo dopo siamo andati a
sbattere contro gli scogli. Volevo guardarlo in faccia, così mi
sono avvicinato. Nessuno mi ha fermato'', dice Luciano Castro,
il naufrago, con una tranquillità imbarazzante. ''Quando mi sono
trovato davanti a lui avrei voluto dirgli tante cose. Ma gli ho
detto solo che ero stato un suo passeggero, che volevo
vederlo''.
Imbarazzato e preoccupato, Schettino ha stretto quella mano
che aveva davanti. ''Come due persone civili'' dice Castro. Lui
non ha aperto bocca. E come avrebbe potuto? Cosa avrebbe potuto
dire?. Non certo, come fece al Giglio, che quello scoglio non
era segnalato. Ma quando Castro si è congedato augurandosi che
la verità venisse a galla, Schettino ha alzato gli occhi: ''sì,
la verità deve essere accertata''.
Una frase, un pensiero fisso in testa dalla notte del
disastro. Perché per lui non è andata come dice la procura. La
stretta di mano, in ogni caso, ha sciolto la tensione. Ed
infatti più tardi il gesto si è ripetuto con altri passeggeri,
dei cittadini tedeschi con i quali ha parlottato con imbarazzo
per qualche istante finché non uno degli avvocati l'ha preso e
portato via.
In molti, però, l'hanno visto nel foyer del teatro mangiare
un panino durante la pausa: più rilassato, più sereno. Come se
quell'incontro avesse tolto un peso invisibile. Così, quando
l'udienza è ripresa, Schettino ha ascoltato con attenzione, ma
non più a braccia conserte e senza muovere un muscolo come
all'inizio. Gesticolando, anche. Solo in un’occasione, racconta
chi c'era, si è agitato: verso la fine dell'udienza, quando i
periti hanno sottolineato che le carte nautiche non aggiornate
presenti a bordo della nave erano il sintomo di una non
professionalità nella gestione della plancia. Ma è stato un
attimo, giusto il tempo di alzare gli occhi al cielo e poi
rivolgersi al suo avvocato. ''Sto bene, sto bene – dice ai suoi
poco dopo – la giornata è andata bene''.
L'uomo che ha portato la Concordia sugli scogli se n'è andato
come era arrivato, quando fuori era già buio, chiuso nell'auto
oscurata. Destinazione segreta, forse. In molti giurano che sia
in un albergo di Grosseto, a due passi dal teatro, altri lo
danno in una residenza fuori dalla città. Altre voci parlano di
un'esclusiva già concordata con un’emittente tv per i prossimi
giorni. Per ora, almeno ufficialmente, non parla. Pensando a
quella stretta di mano.
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