POLIZIOTTO SOTTO PROCESSO A CASERTA PERCHE' AVREBBE IMPOSTO L'ASSUNZIONE DELLA MOGLIE IN UNA CLINICA E IN CAMBIO NON AVREBBE INDAGATO SUL TITOLARE

Ascoltato nell'aula al primo piano del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Vincenzo Schiavone, titolare della clinica Pinetagrande di Castelvolturno, nell'ambito del processo a carico dell'ex vicedirigente del commissariato di Castelvolturno, Valerio Consoli, accusato di violenza privata e difeso nel processo dai legali Raffaele Gaetano Crisileo e Vittorio Giaquinto. La Dda di Napoli ha nel 2009 indagato Consoli per aver abusato della sua qualifica e delle sue funzioni, perche' mentre svolgeva indagini su delega, ha costretto Schiavone ad assumere sua moglie, biologa, e poi a rinnovarle alla scadenza il contratto, prospettandogli, nell'eventualita' di un suo rifiuto, una successiva denuncia per delitti di tipo mafioso, in quanto il collaboratore di giustizia Alessandro Cecoro aveva parlato dell'appoggio del clan a favore di Schiavone per la sua elezione al comune di Castelvolturno avvenuta nel 1983. Schiavone, oggi, davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale sammaritano, presidente Maria Chiara Francica, ha ridimensionato la posizione di Consoli. "Ho pensato che era meglio assumere quel familiare del vicecommissario che mi era stato segnalato - ha spiegato - poi la Dda mi ha chiamato in procura ed io ho riferito cio' che era successo". Quando Schiavone era stato chiamato in questura aveva negato di aver ricevuto pressioni. Consoli, da parte sua, aveva interrogato l'imprenditore su delega ma fin dal principio non aveva, pero', iscritto Schiavone nel registro degli indagati.

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